"Attento, che se ti droghi poi muori!"

Ma non sono ancora morto...

...e non sono nemmeno diventato cieco dopo gli innumerevoli 5 contro 1 tenuti nello stadio a porte chiuse del mio bagno. Felicemente tornano stasera queste ed altre routine verbali dei miei vecchi un pò arrugginiti, dei miei ex-professori tristemente al bingo, dei miei critici esistenzialisti preferiti ormai in pensione nelle librerie del centro...

...mai troppo soddisfatti dei profitti improvvisati nei tornei alcolici dei dopoguerra personali, dei doposbornia naturali, dei doposesso inventati.

Dio, sono già le 22:00. Ma quand'è che se ne andranno?

Quanto ci vuole per mettere fine alla felicità plastificata dell'aperitivo lungo della domenica, panorama fisso dei miei occhi inchiodati dietro il bancone, esageratamente gonfi quando lo stronzo incravattato di turno chiede un altro Americano alla ricerca di una scusa per tirare fuori il portafogli davanti alla segretaria. Danzano insieme come ombrelli sotto la pioggia dei neon colorati, fra i tavolini laccati della new wave anni zero, mentre schiavi tecnologici della grande mela bianca prendono appuntamenti al posto loro, selezionano il film della serata e aggiornano le news dei nuovi acquisti sulle bacheche virtuali...

...troppo spesso urbiachi del sudore paranoico dei polpastrelli quando la connettività è limitata o assente.

Sono 10.950 giorni, esclusi i 29 di febbraio, che cerco di scoprire se davvero esiste un "come si fa" per accettare tutto questo.

E voi invece, dilapidatori di sorrisi dal codice a barre, non state troppo lontani dal bancone quando ordinate un drink sofisticato per rimuovere la scrivania che vi aspetta negli uffici dell'Eur, prestate attenzione, c'è sempre un ingrediente segreto che sfugge al vostro occhio...

...quel collante indissolubile che lega geneticamente servi e padroni, varia da un barman all'altro, da un cameriere all'altro, ma il principio è sempre lo stesso.

Loro vi odiano.

Io vi odio...tutti.

Ma non più come un tempo, che persino i pupazzi degli autogrill sono stanchi di rotolarsi dalle risate ogni volta che mi vedono crollare al bar in cerca d'un caffè +, in quegli anni quando vivere era divorare asfalto per creare una varietà di mondi immaginari fra me e tutti voi.

Quei giorni hanno perso di significato: anche il mio odio, non ricordo bene se ieri o una decina di anni fa.

Basta con queste cartoline: è tempo di chiusura, finalmente.

Sarà mezz'ora che ho finito di pulire diecimila bicchieri leccati da tutti i miei ex compagni di improbabili futuri, mezz'ora che ho spento quell'universo di spettri multicolore da far invidia a queste strade prenatalizie.

Mezz'ora che ripenso alle borse di studio pilotate, alle strette di mano occultate, al bisogno di sopravvivere anche senza tutto questo...che ormai credo rappresenti solo la fine: non si comincia proprio niente sopravvivendo.

Sarei stato meglio come un altro di quei sorrisi diamantati nelle vetrine delle boutique più alla moda, preoccupati unicamente di mantenere in equilibrio la schiavitù della propria immagine e la precarietà del conto in banca?

Congelati, come i marciapiedi che consumano la gomma di queste scarpe cinesi sulla via che non porta a casa.

E sono già le undici, minuto più minuto meno sugli schermi digitali...

...e nei lampioni anneriti dai gas di scarico, nei vetri poco a specchio dei grattacieli di Berlino e New York, in tutte le scatole paradisiache dove siamo fuggiti un tempo in cerca degli Steppenwolf, quando ci sentivamo protagonisti dell'alba dei ristoratori italiani all'estero senza prefisso esistenziale...

...che se prendevi al volo i voli più scontati per raggiungere il domani credevi di non sentire mai davvero i chilometri sulla pelle dei tuoi anni.

Illudersi e disilludersi...per poi ricominciare da capo.

E mentre la maxi pubblicità racconta con enfasi del nuovo cine-panettone, un messagio dei miei mi pietrifica il morale.

"Ciao figlio...bla bla bla, bla bla bla, bla bla bla...ti vogliamo bene, auguri!"

Vi ringrazio. Ma non c'è proprio un cazzo da festeggiare.

E la magia urbana delle finestre illuminate diventa insopportabile adesso, come gli scalini della piazza che bruciano sotto i jeans stanchi e ghiacciati, l'ora degli incubi delle playstation 3 che si spintonano sugli scaffali dei centri commerciali per entrare nelle vite dei loro nuovi accoliti.

"Trovami un dio per essere felice..."

...che non stia in una chiesa, che non stia in uno schermo, che non stia sopra un palco illuminato! Dammi un motivo per lasciare le grate della tangenziale, per essere finito da solo stasera su un grigio soprapassaggio pedonale che puzza di gatti avvelenati e dopobarba Todis.

Per non farmi arrivare al punto in cui commerciale è respirare.

Per evitare il luogo standard al break point delle illusioni, dopo aver fatto il tour del mondo alla ricerca del confine della banalità, solo per rimbalzarci sopra e ritornare sempre e solo qui...a qualche minuto dai miei 30 anni, a un passo dalla nuova tacca su questa sconfinata galassia di esperienze senza successo.

"...e per ora noi la chiameremo felicità!"

Sta arrivando...

...sento che manca poco qui, sopra il fiume illuminato di macchine che trascina a casa la tranquillità di un lavoro a tempo indeterminato, di una famiglia omologata. E in tutti i respiri congelati di questa notte blu arancio mi chiedo se sia il caso di saltare...

...per lasciarmi trascinare via da quel fiume.

Ma poi, come fosse il capodanno di Nostradamus, suona l'eco del duomo lontano nascoto fra i palazzi.

Mezzanotte finalmente...

...e come Cenerentola suicida l'incantesimo si spezza, squarciando il confine dell'ultimo lunedì italiano prima di natale.

Mezzanotte...e che cosa succederà adesso?

Che cosa ci faccio qui da solo e in silenzio, valeva così tanto questa mezzanotte da non essere andato a ubriacarmi in qualche festino da irlandesi esiliati?

Sembrava un secolo che aspettavo questo momento, che speravo di scoprire magicamente chi si nascondeva nella trincea opposta, rompere lo specchio e dare un senso a tutti i cadaveri delle nostre pretese di cambiare il mondo.

Diventare? Accettare? Riscoprire? Considerare?

"Migliorare con l'età"?

Ora so...

...che bisogna essere proprio stupidi per aver aspettato con ansia questo momento, per aver aspettato e basta.

Fate attenzione al contachilometri dei vostri compleanni in/felici...che per dare un senso a questo squallido lunapark esistenziale non basta respirare.

N.A.

Nevrotico Alchemico
Nevrotico Alchemico
Scienziato alchemico dedito alla sperimentazione libera degli incroci nati fra le parole e i diversi status emozionali. Girovago senza meta, studio i caratteri delle persone e le loro relazioni con il degrado moderno degli ambienti circostanti, cercando di estrapolare il filo conduttore che porta alla reale natura di come siamo diventati...e del perchè spesso e volentieri non ci va bene neanche un pò.

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6 Commenti

    • Sicuramente non c'è proprio niente...

      ma in questo caso specifico respirare non basta di certo.

      Ti ringrazio, margherita...

      N.A.

  1. Bello delirante, come piace a me! 🙂

    • Sono contento che a qualcuno piaggia il non-convenzionale...

      non si fa che girare sempre attorno agli stessi canoni.

      Ti rangrazio, sarasolosara...

      o più semplicemnte sara.

      N.A.

  2. bello stile,
    ...di convenzionalità si muore, nel silenzio solitario delle nostre reggie d'illusione.
    Buona giornata


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