Vorrei vederti sorridere, ritrovare quello che eri. Quella luce che avevi negli occhi, ogni volta che mi guardavi… Ti ho ridotto io così? Poi dicono che l’amore faccia miracoli… hai questa continua smorfia di disapprovazione e quello sguardo tipico dell’insoddisfazione.

Vedi… era questo ciò che temevo, quello di cui un tempo ti parlavo… l’abitudine, la quotidianità, dividere la vita dalla mattina, da prima, prima di lavarsi i denti, prima di un buon caffè…e fino alla fine della giornata, dopo, dopo i problemi, la stanchezza, dopo il mal di testa e una giornata troppo storta.

Vorrei ritrovare te, quello che eri prima di me, leggero e paziente. Illuminato e pieno di speranze. Quella convinzione che avevi negli occhi di poter affrontare tutto, quella sicurezza che conoscevo anche io un tempo, in quel tempo in cui credevo che l’amore potesse tutto, che bastasse a se stesso. Ma il tempo non da tempo. La vita ti toglie lo slancio quando ogni giorno è uguale all’altro non si ripete perfetto e siamo a noi a peggiorarlo con la stanchezza del nostro passo.

L’amore non è quello che leggevamo nelle favole da bambini, felici e contenti non sta quasi mai alla fine della storia ma è certezza solo al primo passo, quello è solo l’inizio;

Camminando si rischia di diventare solo qualcuno che hai conosciuto e che oltretutto non è più lo stesso. So che ci sei ancora lì dentro da qualche parte nella tua testa, ben nascosto, ma sarebbe più facile trovarti per un’estranea che per me adesso. Qualcuno che ti dia l’illusione che tutto inizia in questo momento. E daresti il meglio di te, esattamente quello che hai dato me.

Come me del resto, che rispondo male e non mi riconosco e mi ritrovo a criticare ogni tuo gesto.

Eppure come si cambia crescendo. Non vorrei più l’eccitazione del primo bacio, l’emozione destabilizzante del primo incontro. Anche se a volte sembra sia proprio questo ciò che manca. Mi terrorizza adesso perdere il controllo e parlare a caso dicendo stupidaggini mentre cerco di dire altro. Ricominciare da capo, conoscersi, l’ansia da prestazione, quello sforzo continuo sempre… sempre di dare solo il meglio.

Si impara ad apprezzare le piccole cose, anche il poter dare il peggio, il sonno stanco uno a fianco all’altro. Quella piccola certezza della tua mano sulla spalla mentre mi addormento che diventa un punto fermo.

Tutte quelle abitudini, che lo sono diventate, e che sembravano una minaccia, sono le cose di cui non vorrei più fare a meno, sono quelle che mi mancherebbero, troppo. Il poter tornare a casa e sapere che tutto è come ieri, esattamente allo stesso posto, così noiosamente uguale, così dannatamente rassicurante…

Quello che si prova quando capisci che la felicità assomiglia più alla pace che all’avventura è quasi sconvolgente. Non credevi sarebbe mai capitato proprio a te. Una che la pace non l’ha mai trovata né voluta. E tra un lamento e una risposta fatta male ti guardo e penso: ‘speriamo che non se ne vada come avrei fatto io fino a ieri, come ho sempre fatto …’

Karen Lojelo

httpv://www.youtube.com/watch?v=10ASG55dj_c

Karen Lojelo
Karen Lojelo
Karen Lojelo, nasce a Roma il 25 giugno del 1976. Ha pubblicato 'L’amore che non c'è' romanzo 2008), la raccolta di poesie 'Binario 8' e 'l'ebbrezza del disincanto' (romanzo 2012). Nel 2013 è andato in scena uno spettacolo teatrale scritto da lei: Riflessi con la regia di Virginia Pavoncello. Nel 2018 è uscito il romanzo 'Non ti scordar di te' edito da Viola editricee vincitore del premio speciale della giuria al concorso internazionale Montefiore, subito dopo 'Margherita' una raccolta sui generis di racconti e monologhi su questo personaggio immaginario e dedicata alla sensibilità femminile. A novembre 2018 viene pubblicata una nuova edizione indipendente rivisitata e corretta di 'Binario 8', poesie strettamente collegate con i racconti di 'Margherita'. A breve è prevista anche l'uscita di un'antologia di racconti da lei curata con la partecipazione di altri scrittori tra cui nuovi autori e nomi noti. Gestisce un sito multi autore che promuove la scrittura e l’arte in tutte le sue forme //www.wordshelter.it/ Il suo sito personale //www.karenlojelo.it/

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13 Commenti

    • Se dovessi fare un parallelo con un piatto, noi non siamo mai un unico ingrediente, ma l'unione di tanti. E le dosi cambiano a seconda dell'età, e della nostra maturità. Così succede che si passi un periodo in cui ci piace molto il piccante, per poi essere "attratti" maggiormente dal dolce e così via... ma la cosa bella è che il piatto precedente non sparisce mai, ed ogni tanto, "perchè no?" ci piace riproporcelo.

      • Stefano, un mio amico diceva che a mangiare sempre aragosta tutti i giorni, arriva il momento che pur di cambiare ti va bene pure una bruschetta co l'aglio....
        questo non vuol dire che il nostro piatto preferito non ci piace più, solo che un diversivo ci fa tornare la voglia di mangiare
        forse...

    • Ma se io ti dicessi che mi piace tutto ciò che scrivi, e non che mi piace e basta ma che mi piace che lo sento dentro, lo sento mio, lo sento vero, sarei banale?
      Sei così precisa e puntuale ogni volta, diamine!

  1. Parole lievi-lievi per un argomento un po' pesante! L'abitudine è di per sé rassicurante, ma a volte ci incastra senza nessuna possibilità di ritrovarci o ricordarci "come eravamo". E allora? Muble, muble... è tutto un gran casino! Ciao Amica Mia 🙂

    • grazie Sara... sono contenta di essere riuscita ad esprimere bene il concetto... vero argomento difficile anche solo da spiegare a volte...

  2. concordo con Sara, hai trattato in questo tuo post un argomento davvero pesante, nel senso proprio del macigno che, quando si vive quest'esperienza, si posa nello stomaco e non si riesce a farlo scendere giù né a buttarlo fuori. E non si capisce più se sia l'abitudine ad aver messo il macigno lì o se, all'inverso, è il macigno che ha portato l'abitudine.

  3. purtroppo la monotonia è inevitabile, come in tutte le cose ...
    Bel racconto Karen 🙂

  4. Sapersi riconoscere nella monotonia. Io credo che il problema stia nel non sapersi riconoscere. Crediamo che la vita sia vita quando il cuore ci batte forte e il nostro cervello va in tilt per la persona che ci sta di fronte. Questa fase della vita di coppia si chiama innamoramento. In realtà siamo in balia di ormoni e reazioni chimiche del nostro corpo. Il tutto è davvero molto più animalesco di quel che crediamo ed è istinto, istinto di sopravvivenza della specie. Invece crediamo che sia quella la fase della vita in cui amiamo davvero e ancor di più crediamo di essere presenti con mente e corpo. L'amore è altro e comprende il ocnoscersi e il non provare più il batticuore o una voglia irrefrenabile di fare sesso. L'amore è rispetto per sè e soprattutto per l'altro. Non vuol dire lasciarsi andare, o non curarsi più (qui manchiamo in primis di rispetto a noi stessi).

    • chissà allora forse quello cui tanto aneliamo non è 'amore' ma 'innamoramento?

  5. riesci sempre a... cogliere le cose essenziali... quelle che non si esprimono così facilmente.. sei proprio brava !!! ottimo lavoroooooo


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