Adelina

Sono su questa terrazza a guardare il mare e a pensare a te. Caro amore come sei lontana da questo frastuono, da questo freddo inverno e dai nostri figli.
Manchi nell’aria e alle piante del nostro balcone, dal quale rincorrevamo i sogni seguendo i giochi dei gabbiani.
Da qui posso osservare i colori del porto sfumare nel buio della notte, e resisto, facendo consumare i miei occhi da dietro gli occhiali, ostinandomi a rileggere le poesie d’amore che mi scrivevi.
Un nuovo giorno nasce e mentre sorseggio il caffè dalla terrazza osservo Capri col suo profilo greco, la ammiro in questa mattina che abbaia di cani e promette pioggia. Mi perdo con lo sguardo nella speranza di poterti vedere qui accanto a me, chiusa nella tua vestaglia, a volte mi sembra quasi che possa toccarti, abbracciarti e sussurrarti le parole che ci rendevano smaniosi, te lo ricordi Adelina. Ricordi ancora l’amore vissuto, io non l’ho dimenticato.
Passeggio solitario nel dopo cena e qualche volta ascolto i sussurri di giovani amanti sullo sfondo di un romantico panorama, e sorrido della loro ingenuità; quanta energia costa costruire una famiglia. Noi ne sappiamo qualcosa, caro tesoro.
Sempre più spesso devio l’altrui commiserazione, soffrire è un dovere che l’amore che ho per te m’impone, i nostri figli, invece, ripetono al telefono che devo farmene una ragione. Devo arrendermi al fatto che non ci sei più.
Ma l’età rende ostinati, e allora penso a te continuamente, anche quando le prime foglie d’autunno cadono sotto l’incessante soffio del vento. Il cappello protegge la mia nuca, mentre le lacrime mi fanno bruciare gli occhi.
Ci sono giorni, come oggi, in cui resto vicino al mare e fisso un punto lontano dal porto e dalle abitazioni, lo fisso fino a dimenticare le cose e a confondere i ricordi, lo fisso per cercare la pace. E lei mi viene restituita, trasportata dall’eco del vento. Le onde infrangono la loro spuma su questi scogli, mentre cerco di raggiungerti, Adelina, di avvicinarmi a quel punto lontano che al tramonto scompare dietro l’orizzonte. Ogni notte torno a quelle poesie che mi hai lasciato in eredità.
Oggi le ho in tasca e sembrano bruciarmi tra le mani: credo sia giunto il momento di lasciarle venire da te: sono solo parole, scritte su fogli sgualciti; i sentimenti, invece, restano qui con me, accanto al mare della nostra amata città che protegge ancora i miei sonni.
Non dimenticarlo, Adelina.

Simona Vassetti
Simona Vassetti
Simona Vassetti, nasce in una calda estate napoletana, classe ’64; le sue passioni sono la scrittura, il teatro ed il cinema. Ha recitato in compagnie napoletane e non solo in dialetto, e cantato in un gruppo rock negli anni ottanta. Ha all’attivo varie pubblicazioni, l’ultima con Delos Book, un racconto inserito nella raccolta 365 racconti erotici per un anno, a cura di Franco Forte.

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4 Commenti

  1. Niente male, Simona...

    venendo da una città di mare conosco abbastanza bene le sensazioni panoramiche che descrivi...

  2. confesso di essermi anche un pochino emozionata, giusto un po', una lacrima mi ha accompagnato nel ricordo di Adelina, immedesimanta in quell'uomo ottuso che continua a vivere pensando a lei...


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