Immaginando che esista un dio,
supponendo che si occupi di questo,
deve essersi trafitto un occhio
se, in questo planetario uovo,
ha messo tutta questa fame all’uomo
e anche alla donna, sdentata, dico io,
che oggi ho incontrato per la strada.
Assumendo che a dio piaccia il travestimento,
si dev’essere infilato il mio vestito,
cucinato la mia pasta al pomodoro
e, con le scarpe da ginnastica, sia uscito.
Ipotizzando che comandi il caso,
il semaforo ha spento, impedito la traversata
così, lesta, la donna scantucciata a me s’è avvicinata.
“Quattro giorni che non mangio”, ha detto.
Non che questo mi dia prova di quel dio,
ma mentre mi sedevo a terra insieme a lei,
offrendole la mia pasta al pomodoro,
passandole il mio piatto, con la mia forchetta,
sono l’occhio che ci vede, mi son detta.
Anche se fosse un Dio monocolo(non credo di dire una bestemmia in questo caso)mi contenterei...purchè SIA!Tutti abbiamo bisogno di un Dio...fin dagli albori dell'Umanità abbiamo questa "esigenza pressante" che è in noi connaturata.Poi che la presenza di Dio serva a dare un senso a ciò che siamo e ciò che facciamo poco importa secondo me.E' quell'istinto,quell'anelito che ci fa buttare il cuore oltre l'ostacolo...oppure è "la nostra disperata solitudine",la nostra "pazzia" congenita che ci fa cercare Lui...io non so...ma se in ogni filo d'erba,animale,essere vivente o cosa ci volessimo vedere il suo "zampino"...sono convinto che non ci farebbe danno alcuno...nemmeno se ci fossimo sbagliati completamente!Saludos!
Un rotolarsi di emozioni. Un attendere qualcosa di eclatante per poi accorgersi che, il sensazionale, è nascosto nei semplici gesti. Nel semplice stare accanto. Un ritmo incessante, un coltello che entra, una forchettata sulla mano che ti festa dal torpore che affligge tutti quanti. Brava Laura