Arrivare alla verità Prima che tutto sia finito

Recensioni Vito Tripi

di Vito Tripi

I romanzi di guerra nostrani, ambientanti durante il Secondo Conflitto Mondiale, sono sempre stati di un certo manicheismo visti sempre in chiave resistenziale e in ogni caso di un cieco, per non dire bieco, spirito ammazza-regime. Già con La Luna e i Falò di Cesare Pavese, che aveva dato un’immagine tutt’altro che romanzata ed eroica della resistenza, lui che fu partigiano, sollevò un vespaio enorme, dovemmo aspettare Il Generale Della Rovere di Montanelli per avere un prodotto che, seppur di parte, fosse alquanto pregevole. Ora avviene un piccolo miracolo uno dei pochi libri che descrivono gli anni bui e cruenti della guerra civile, poiché questo fu non ostinatevi a chiamarla di liberazione, con occhio critico e distaccato in cui vengono datti colpi alla botte e al cerchio. Si tratta dell’ultimo romanzo di Daniele Lembo, noto giornalista storico, Prima che tutto sia finito edito dalla Bietti.

E’ il settembre 1944 e il conflitto mondiale sta volgendo al termine. Gli invasori angloamericani sono ormai sbarcati ad Anzio e si apprestano a dirigersi al Nord in un’Italia ormai divisa in due dalla guerra civile. In una Roma “liberata” assieme agli americani, arriva Onofrio, ma preferisce farsi chiamare Renzo, D’Onofrio Maresciallo della Guardia di Finanza presso il Servizio Informazioni Militari del Regno del Sud. Dopo una capatina alla storica casa di tolleranza, che è anche un centro nevralgico d’informazioni, viene chiamato nel suo vecchio ufficio per un’importantissima missione sotto copertura.

Egli dovrà infatti recarsi a Milano come membro della Polizia Tributaria della Repubblica di Salò per scoprire la verità sull’esistenza di una potente arma segreta, in grado di stravolgere le sorti della guerra: un innovativo “raggio della morte”, costruito sui progetti originari di Guglielmo Marconi. Si dice che abbia il potere di fermare a distanza i veicoli su cui viene puntato.

Le potenzialità di questo strumento sono grandissime, e molte le fazioni che se lo contendono, fascisti repubblicani, tedeschi, partigiani e angloamericani. In questo suo viaggio nel cuore dell’Italia martoriata D’Onofrio farà anche un viaggio dentro al sua anima ed i suoi ricordi, vedrà marò della Decima orgogliosi e brutali, tedeschi risoluti ma per nulla spietati, membri del CLN che si alternano tra eroismo e opportunismo, sbirri rotti da tanti anni di servizio ben decisi a procurarsi un lasciapassare sul carro del vincitore. Ma il nostro Maresciallo troverà anche l’amore, un amore che proviene dal suo passato e che parla tedesco…

Lembo da ampio sfoggio della sua vasta conoscenza storica con un libro in cui si alternano spy-story, romanzo di guerra e intimismo. Ma per sapere qualcosa in più lo abbiamo intervistato.

 

Come mai la scelta di un maresciallo della Finanza come protagonista?

Vuoi sapere perché mai ho deciso che il protagonista di “Prima che tutto sia finito” dovesse essere un maresciallo della Regia Guardia di Finanza? Se ci pensi bene, scoprirai che la risposta è già nella domanda. I protagonisti dei romanzi gialli, dei romanzi d'azione e delle spy-story sono sempre commissari di polizia, marescialli dei carabinieri  mai finanzieri. Ci voleva proprio un romanzo leggibile dove il personaggio principale fosse una fiamma gialla, non trovi? Ma la scelta non è dettata solo dalla ricerca di una ventata di novità nel genere. Il maresciallo di finanza era indispensabile per come poi si svolge l'intera trama del romanzo. Questo è soprattutto un romanzo storico, con precisa e puntuale ambientazione nell'epoca in cui i fatti si svolgono: la fine della seconda guerra mondiale. A quella guerra la Finanza partecipò mobilitando diciotto battaglioni e tutto il naviglio del Corpo, eppure queste sono cose che non sa nessuno. Ho la pretesa di raccontare una parte dimenticata della nostra storia o, meglio, tante parti dimenticate della nostra vicenda nazionale, quindi anche della partecipazione della G.diF., come Corpo combattente, al secondo conflitto mondiale. E, infine, smettiamola con questa storia che i romanzi si debbono fare solo con i marescialli dei carabinieri. I marescialli della Finanza possono essere anche più simpatici ed in gamba ed il mio lo è.

 

E parliamo un po proprio di questo personaggio che potremmo definire un eroe pieno di contraddizioni...

E perché lo vedi pieno di “contraddizioni”? Renzo D'Onofrio è un uomo che ha fatto prima la guerra contro gli americani e poi al loro fianco. Vedendo l'Italia in mano alle truppe Alleate giunge alla conclusione che quelle truppe, forse, sono più occupanti che liberatori. Peraltro, erano gli stessi americani a sostenerlo, definendo le province del Sud Italia come governate dall'A.M.G.O.T. L'acronimo sta a significare Governo Militare Alleato dei Territori Occupati. Gli Angloamericani non parlarono mai di liberazione, ma solo di occupazione. La “liberazione” da parte degli invasori venuti dal mare, ce la siamo inventata noi e, così facendo, somigliamo a quella vecchietta che, violentata nel parco da un bruto, torna a casa e, lusingata, racconta all'amica: “Sai ho sedotto un giovane ardente”.

 

Nel tuo libro parli anche del famoso Raggio della Morte di Marconi che spesso ondeggia tra verità e bufala storica...

Ma sei proprio così sicuro che quella del raggio della morte sia una bufala storica? Ad esserne sicuri sono in tanti, ma io qualche dubio vorrei permettermelo in proposito. Intanto, c'è la testimonianza della signora “Mussolini” che si ritrovò nel bel mezzo di un esperimento con il famoso raggio. La testimonianza riportata in una autobiografia di Donna Rachele, edita a Parigi da Fayard nel 1973, dal titolo “Mussolini sans masque” è da me riproposta in un capitolo finale del libro.

Inoltre, dell’esistenza del raggio della morte, ne darà conferma lo stesso Mussolini al giornalista Ivanoe Fossati, che lo intervista il 20 Marzo 1945, dicendogli “È vero, sulla strada di Ostia, ad Acilia, Marconi ha fermato i motori delle automobili, delle motociclette, dei camion. L’esperimento fu ripetuto sulla strada di Anzio. Ad Orbetello, apparecchi radiocomandati furono incendiati ad oltre duemila metri d’altezza. Marconi aveva scoperto il raggio della morte. Sennonché egli, che negli ultimi tempi era diventato religiosissimo, ebbe uno scrupolo di carattere umanitario...”

Come già ho detto sono in molti a reputare che il famoso“il raggio” mortale sia, in realtà, una gigantesca bufala architettata per i gonzi. E possibile che, prima o poi, dagli archivi italiani sortirà ulteriore documentazione in merito ma, al momento, le importanti testimonianze citate – Mussolini e la moglie - non possono essere considerate solo come le fantasie di una anziana coppia di coniugi.

 

Il tuo libro possiamo definirlo una spy-story condita di sentimenti?

Il mio romanzo non è una spy-story o un romanzo giallo. E' piuttosto, un romanzo storico che evolve come una spy story.

Tutto ciò che vi è raccontato ha una base storica vera o verosimile e anche le vicende che potrebbero sembrare più strane hanno un fondo di verità. Peraltro, il lettore alla fine potrà trovare una bibliografia ed è noto che, normalmente, le bibliografie per i romanzi non si fanno.

Più che la storia principe, sono importanti gli incontri che il protagonista fa. La caccia allo scienziato e al raggio della morte, si rivelano solo espedienti per far viaggiare D’Onofrio nei territori della Repubblica Sociale e consentirgli, e tramite lui al lettore, di conoscere la realtà del Nord Italia in quel periodo storico.

 

Nel tuo romanzo affronti anche gli anni della Guerra Civile secondo te l'Italia non è ancora pronta per fare i conti col suo passato?

L'Italia non vuole e, soprattutto, non può fare i conti con il proprio passato, per il semplice motivo che il suo presente è nato da una serie di bugie storiche e una di queste è quella dei “liberatori” venuti dal mare e della quale ho già detto.

Tante menzogne che sono risultate fondanti per la nostra realtà quotidiana. L'Italia di oggi non è nata da una guerra vittoriosa contro i tedeschi, come ci hanno voluto fare credere, ma sulla punta delle baionette di un esercito straniero che ci aveva sconfitto.

Resta lapidaria una frase di Leo Longanesi: “Che strana libertà è mai quella che vieta di rimpiangere un tiranno defunto? Che strano tiranno fu mai quello se riesce ancora a farsi rimpiangere!”

L'Italia odierna se vuole fare veramente i conti con il proprio passato deve trovare una coraggiosa risposta proprio all'interrogativo di Longanesi.

 

Titolo: Prima che tutto sia finito
Autore: Daniele Lembo
Editore: Bietti
Prezzo: € 18.00
Pagine: 210

Vito Tripi
Vito Tripi
Vito Tripi collabora con l’Agenzia Stampa Deigma Comunicazioni specializzata in uffici stampa culturali, religiosi, sociali e tecnico-scentifici, con le Riviste “Charta Minuta” e “Storia del ‘900” “L’idea il giornale di pensiero” Dal settembre 2007 è opinionista cinematografico per l’emittente TeleVita nel programma “Lungometraggio” Ha curato la Rubrica Cinema e Libri per il periodico on-line www.nannimagazine.it Cura la Rubrica d’arte “Gallerie Romane” per la radio Vaticana nel programma “Attualità della Chiesa di Roma” Cura la Rubrica Arte&Libri per il mensile “Il Giornale del Lazio” Curatore della manifestazione letteraria “Genius Loci” presso la Facoltà di Lettere dell’Università di Tor Verga

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