Una Bara Rossa per l'ispettore Pekkala

Recensioni Vito Tripi

di Vito Tripi

L’inverno scorso la casa editrice il Saggiatore propose al lettore italiano un interessante caso editoriale le avventure de l’Occhio di smeraldo, o anche l’Occhio dello Zar, ossia l’ispettore Pekkala creato da Sam Eastland. Pekkala è un ex cadetto della cavalleria finlandese che, per il suo innato acume e la sua rettitudine, divenne uno degli agenti più fidati, e anche un po’ amico, di Nicola II. Dopo la Rivoluzione Bolscevica fu mandato in Siberia, visto che i comunisti non riuscirono a piegarlo, fintanto che non fu reintegrato per un importante missione inerente il tesoro dello Zar. Da allora, affiancato dal giovane ufficiale dell’NKVD Kirov, Pekkala, un po’ obtorto collo, divenne uno degli agenti speciali del compagno Stalin munito di un Lasciapassare Ombra che praticamente lo rende intoccabile.

Ora Eastland ci propone una nuova avventura dell’Ispettore Pekkala, sempre con il suo stile coinvolgente, che stavolta ha il gusto della spy-story. Corre l’anno 1939 in URSS si vive nel pieno terrore della prima ondata di purghe staliniane. Nessuno è più al sicuro, dai dirigenti politici, ai militari passando per i terribili commissari politici. Solo un uomo riesce a rimanere indenne a questo marasma ed è l’Occhio di smeraldo, anzi è uno dei pochi uomini, se non l’unico, a potersi permettere uno scambio di battute diretto col dittatore georgiano. Quest’ultimo poi è al picco massimo della propria paranoia ossessiva compulsiva e teme, non a torto, che il suo amico Hitler, sono gli anni del patto Ribbetrop-Molotov, abbia intenzione di far scoppiare una nuova guerra e di colpire anche l’Unione Sovietica. L’unico asso nella manica è il Progetto Konstantin ossia la costruzione di un carro armato, il T-34. Ma Stalin diffida, teme il tradimento, sembra infatti che ci sia stato un tentativo di spionaggio industriale verso Ovest, e allerta il suo investigatore privato, Pekkala. E questi interroga subito il colonnello Rolan Nagorski, il capo-ingegnere responsabile del progetto il quale, benché individuo borioso e arrogante, è profondamente legato a tale lavoro tanto da chiamarlo col nome del suo unico figlio Konstantin. Ma Stalin non è convinto e manda Pekkala nella base segreta del Progetto T-34, la Casa di Ferro, ove scopre il cadavere di Nagorski orribilmente straziato dai cingoli della sua creatura. Qui parlando con due suoi collaboratori, Ushinky e Gorenko, scopre che il defunto colonnello non era molto amato dai suoi sottoposti e per i suoi atteggiamenti tirannici e perché tendeva a prendersi tutto il merito del lavoro. Aveva, difatti, litigato violentemente col suo amico e vice Lev Zalka e anche la sua situazione familiare non era delle più idilliache. Tale era la sua paranoia da assumere un guardaspalle il gigantesco Maksimov. Ma dalle indagini emerge altro il T-34 non è la macchina perfetta che Nagorski voleva propinare al Politburo, ma aveva numerose pecche sul settore sicurezza tanto da essere ribattezzata dagli altri tecnici Bara Rossa. A complicare le indagini si aggiunge la Lysenkova delle indagini interne dell’NKVD.

Ma quello che sembra una tragica fatalità si rivela invece un omicidio, difatti il colonnello aveva una pallottola in fronte, che risulta essere partita da una pistola tedesca che apparteneva proprio al defunto e che ora risulta scomparsa…E le indagini prendono una piega ancor più pericolosa essendoci dei collegamenti con la Lega Bianca, struttura fantoccio voluta da Stalin per smascherare gli anticomunisti, ma che ora sembra non essere più il giocattolo del dittatore sovietico.

Sam Eastland ci regala una nuova avventura del suo Occhio di smeraldo più intrigante e interessante della prima che inchioda ancora una volta il lettore alla sedia. Un insieme di scatole cinesi che lentamente mostrano un mosaico di intrighi, cospirazioni e tradimenti superlativo. E ancora una volta l’autore sferra un attacco a testa bassa al vecchio Moloch Sovietico smascherandone gli orrori e le falle. Per anni, infatti, in Italia, ma in tutto l’occidente democratico, si è voluto dipingere l’URSS come una sorta di paradiso in terra dove tutto era perfetto e all’avanguardia, Eastland, che dimostra una profonda preparazione storica, rivela che grande bluff fu il comunismo che, trincerandosi dietro i valori di “pace, amore e libertà”, aveva creato la più terrificante macchina di morte che la storia ricordi.  Il famigerato campo Mamlin-Tre, ove si effettuavano esperimenti su cavie umane, e strutture del genere esistettero realmente in Russia, dimostra quanto può scendere in basso la natura umana. Ma non solo esso fu l’anticamera del laboratorio di Mengele ad Auschwitz. Non solo la descrizione della vita delle persone comuni in quegli anni bui mostra una società che, fondamentalmente, non era cambiata in cui il classismo era ancora fortemente radicato un esempio è il ristorante moscovita Borodino, gestito dal bieco Chicherin, in cui se eri un alto graduato avevi diritto a sederti al tavolo e mangiare prelibatezze costosissime altrimenti venivi scortato fuori in malo modo. Ma non solo anche l’arretratezza e l’indigenza in cui versavano i contadini e gli abitanti delle zone rurali lontane dalle grandi città, vetrine del regime, mostrano una società ancora povera e ignorante. Di un popolo troppo abituato a chinarsi davanti a Zar, pope e nobili da non poter far altro che inginocchiarsi anche di fronte ai loro nuovi padroni i burocrati del partito, i ministri e i commissari politici. Dimostrando che i Regimi Comunisti sono stati sempre delle mediocrazie, ossia i governi dei mediocri, ove andavano avanti solo i leccapiedi e gli spioni.

Anche Pekkala si di mostra un fedele servo dello Stato e non del Partito, ama la Russia non la sua Repubblica. Ed è anche quello che cerca di insegnare al suo giovane sottoposto Kirov mostrandogli che non sempre seguire le regole e le procedure vuol dire fare la cosa giusta, e che non sempre alla legge corrisponde la Giustizia.

Un’altra particolarità dell’autore sono i flashback del suo protagonista che ci mostrano stralci della sua gioventù della sua terra ai tempi dello Zar, quando sotto sotto non sit stava poi così male. Anche l'immeritata immagine negativa del mistico Rasputin viene ridimensionata così come la figura della zarina ci appare sotto una luce ben diversa da quella alle volte troppo romanzata che ci è stata proposta.

L’introspezione psicologica non manca in questi libri anzi è sapientemente dosata e non mancano l’ironia e i momenti di profonda sensibilità.

 

TITOLO: La Bara Rossa

AUTORE: Sam Eastland

EDITORE: il Saggiatore

ANNO: 2011

GENERE: Giallo-Noir

PREZZO: Cartaceo € 18.50 - eBook €9.49

PAG: 340

Vito Tripi
Vito Tripi
Vito Tripi collabora con l’Agenzia Stampa Deigma Comunicazioni specializzata in uffici stampa culturali, religiosi, sociali e tecnico-scentifici, con le Riviste “Charta Minuta” e “Storia del ‘900” “L’idea il giornale di pensiero” Dal settembre 2007 è opinionista cinematografico per l’emittente TeleVita nel programma “Lungometraggio” Ha curato la Rubrica Cinema e Libri per il periodico on-line www.nannimagazine.it Cura la Rubrica d’arte “Gallerie Romane” per la radio Vaticana nel programma “Attualità della Chiesa di Roma” Cura la Rubrica Arte&Libri per il mensile “Il Giornale del Lazio” Curatore della manifestazione letteraria “Genius Loci” presso la Facoltà di Lettere dell’Università di Tor Verga

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1 Commento

  1. lo comprerò presto, il primo mi è piaciuto molto, anche se troppo sbilanciato a favore dei Romanov


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