il cespuglio di rovi

Senza categoria Maria Musitano

Mi mancano le telefonate nelle quali parlavamo del più e del meno. Solo per sentire le nostre voci e avere conferma che c’eravamo l’una per l’altra.

Mi mancano i nostri pasti ad ore improbabili in cui io avrei preferito sedermi fuori in giardino a sorseggiare un bitter mentre il sole scendeva dietro la collina. Ma tu non ne volevi sapere. E dopo esserci rimpinzate di ogni ben di Dio, tu che pretendevi un caffè il più “espresso” possibile mentre io avrei preferito prima sistemare la cucina e lavare le stoviglie.

Mi mancano le discussioni sterili su cosa era giusto e sbagliato senza arrivare mai ad un punto comune. Ci mettevamo su con il muso entrambe e non ne volevamo sapere di cedere. Potevano passare giorni prima che una delle due facesse il primo passo. Attendevamo di nasconderci dietro una scusa.

Mi mancano soprattutto le parole non dette, quelle che si nascondevano dietro i fili d’erba nelle sere di fine maggio mentre il buio si illuminava con l’intermittenza delle lucciole. Quelle lasciate fra i silenzi di una mattinata di giugno a raccogliere ciliegie. Quest’estate ne ho trovate di appese sul cespuglio di rovi, accanto alle more. Ne ho fatto una scorpacciata e poi mi son sentita male.

Troppe tutte insieme ed ho pianto.

Maria Musitano
Maria Musitano
Ritrovai il mio cuore nascosto sotto un cespuglio.

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12 Commenti

  1. e ho pianto anche io leggendoti ora... bellissimo Mariella...

    ...Mi man­cano soprat­tutto le parole non dette, quelle che si nascon­de­vano die­tro i fili d’erba nelle sere di fine mag­gio men­tre il buio si illu­mi­nava con l’intermittenza delle luc­ciole. Quelle lasciate fra i silenzi di una mat­ti­nata di giu­gno a rac­co­gliere cilie­gie. Quest’estate ne ho tro­vate di appese sul cespu­glio di rovi, accanto alle more. Ne ho fatto una scor­pac­ciata e poi mi son sen­tita male...

    Bene o male le persone che mancano ci mancano sempre allo stesso modo.

  2. Carboni ha cantato:
    «Si può anche morire per certe carezze...
    perché la vita è morire per certe cose non dette».
    Già, le parole non dette, le stesse che bene sposano le more in foto, il sentire esplodere, alla pressione della lingua sul palato, le faccette bombate dei frutti una volta mangiati. Poi, attraverso qualche recettore della bocca e del naso, è tutto un percepire... : la dolce intensità del sapore che conquista la debolezza con una seduzione acidula, il malinteso dei sensi ed il piacere che, vittime senza scampo, si sottomettono al volere del messaggio cercato.
    Brava.

    • Grazie Giuseppe, mi sono persa nell'immagine che hai evocato delle more... hai colto quello che era celato fra gli spazi e le interlinee bianche del foglio... 🙂
      le parole non dette...

  3. Grazie Mariella, quello che ci manca di più, accompagna la nostra vita con maggiore intensità e ci insegna che nulla è per sempre e che la vita è hic et nunc.

    • ricordarci che nulla è per sempre ci fa apprezzare l'attimo, il presente. Ricordarci però non è facile, assolutamente non lo è.

  4. Mi piace l'uso divino che fai delle immagini. Bellissimo. 😉


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