Gli occhi sono fissi sullo schermo. Una busta da lettere la avverte che è arrivato un nuovo messaggio. Basta cliccarci sopra per sapere chi è il mittente; sono oltre mille i suoi contatti, ma ad Anna non occorre aprire nessuna nuova finestra per sapere. Ha atteso tutta la mattina che si illuminasse quella stramaledetta busta da lettere. Non è riuscita nemmeno a mandare giù un boccone durante la pausa pranzo.
-          Caffè lungo; molto lungo.
Ha chiesto poco prima a Paolo invece del consueto piatto del giorno. Paolo che ogni giorno da oltre quindici anni la serve cinque giorni la settimana, dal lunedì al venerdì e, in alcune occasioni, anche il sabato.
-          Ti sei messa a dieta?
Anna lo guarda senza capire.
-          Non per farmi gli affari tuoi, non sia mai, però se posso permettermi, - nel dire così si sporge dal bancone; la sua voce è un sussurro – il tuo viso è spento. I tuoi occhi non ridono più e i vestiti hanno cominciato ad andarti larghi.
Anna vorrebbe sorridere a quell’uomo che vede quasi ogni giorno da quindici anni. Comprende che, pur senza poterlo definire amico, lui la conosce intimamente. È sufficiente guardarla in viso per sapere se è una giornata da caffè macchiato o cappuccino schiumoso e tiepido. Sa che con l’arrivo dei primi freddi preferisce pietanze calde e caloriche e che, quando fuori il cielo è grigio il suo mal umore si può curare con un buon piatto di verdure grigliate e formaggi stagionati. Neanche suo marito le sa queste cose, non gli sono mai volute entrare in testa, non ha mai capito perché Anna ci tiene così tanto che lui conosca almeno qualcosa dei suoi gusti. Paolo non solo sa, ma precede; quale donna ha la fortuna di conoscere un uomo a cui non occorre parlare, spiegare, fare disegni, mappe e lasciare insegne luminose accese laddove si vorrebbe attirare la sua attenzione? Ecco, questo a lei succede con Paolo; tutto questo passa per la sua testa mentre si guardano negli occhi e lei percepisce una certa preoccupazione nella sua voce. Anna non sa cosa rispondere; Paolo le sorride e con quel sorriso le dice che non vuole sapere, vuole solo che lei sappia.
Anna è tutta la mattina che attende un messaggio. E prima ancora di attendere il messaggio, ancora prima che facesse giorno, Anna attendeva qualcosa. Forse per tutta la vita aveva atteso qualcosa. Non sapeva cosa. Se lo avesse saputo forse avrebbe fatto meno errori nella sua vita.
Ora che la busta da lettere lampeggia sullo schermo del computer, ora che l’attesa è finita, Anna sente di non volere più. Il suo cuore non scalpita più e, a pensarci bene, forse non ha mai scalpitato. Ha creduto che scalpitasse. E non è poi la stessa cosa.
Le sue mani si muovono nervose sulla tastiera mentre i suoi occhi si illudono di non vedere e nemmeno si accorge del telefono che squilla sulla sua scrivania.
Giulia, la sua collega di stanza, risponde per lei.
-          Sì è in stanza, no non si preoccupi. Capisco. Non si disturbi, le dico subito di scendere.
Anna alza lo sguardo solo un attimo. Incontra il viso contrariato di Giulia e abbozza un sorriso.
-          Paolo.
-          Chi?
-          Il barista. Dice che hai dimenticato l’agenda sul tavolo. Gli ho detto che saresti scesa a prenderla.
-          Ora?
-          Ora.
La busta da lettere rimane a lampeggiare sullo schermo; Anna lascia la stanza per recuperare qualcosa che nemmeno si è accorta di avere perso. Un sorriso fa stendere le labbra che fino a poco prima erano tirate come corde di violino. Sola nell’ascensore si scruta nello specchio. Paolo ha ragione, qualcosa non va. Si trova a sorridere a quella lei che fatica a riconoscere. Un sorriso che all’inizio somiglia solo ad una smorfia e che, man mano che l’ascensore scende, si modifica e si apre ad una sonora risata. E ancora ride, sola nell’ascensore. Ride come non ricorda di aver fatto mai. Ride di quel riso che è tipico dei bambini, quel riso contagioso che prende non solo i muscoli del viso, ma scuote tutto il corpo e anche lo stomaco, la pancia, il cuore. Ed è ancora lì che ride quando si apre la porta dell’ascensore e inaspettatamente si trova davanti Paolo.
-          Stavo venendo a prendere l’agenda e…
-          E hai ritrovato il sorriso.
Il volto di Paolo è sereno, sincero. Le porge l’agenda, sopra la copertina rossa un cioccolatino.
-          Dicono che la cioccolata aiuti a far tornare il buon umore.
Anna non riesce a distogliere gli occhi da quell’uomo che forse, dopo quindici anni, vede davvero per la prima volta. Si perde in quegli occhi grigi e profondi nascosti sotto folte sopracciglia. Segue la linea del suo profilo quando si volta per tornare indietro e lo segue con lo sguardo mentre con passo deciso ma non frettoloso si avvia verso l’uscita. Lo segue ancora fino a che non lo vede sparire dietro la porta a vetri e non riesce a smettere di vederlo anche quando è fuori dal suo campo visivo e la porta dell’ascensore si chiude per riportarla nella stanza.
Si siede alla scrivania e non si accorge di Giulia che la scruta incuriosita. Anna sorride, sorride come non le accade da tempo. La vede scartare un cioccolatino e metterlo in bocca senza smettere di sorridere; Anna lascia che la cioccolata scivoli giù nella sua gola, raggiunge lo stomaco. Gli occhi vanno sulla busta da lettere accesa sulla pagina del social network. La raggiunge con il mouse, clicca sulla x senza nemmeno aprirla e sempre sorridendo apre il documento su cui stava lavorando senza successo da quando è arrivata in ufficio.

puntoevirgola
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...una pausa leggermente più lunga....

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