Si sedette su una panchina quel giorno.
Attorno, i rumori la disturbavano.
Non era tempo del loro appuntamento.
Si tolse il fermaglio sulla nuca,
le ciglia brune s'abbassarono lente.
-Vogliono ch'io viva il giorno,
ch'io porti le tracce del giorno dentro i miei colori.-
Sapeva che la Luna l'ascoltava,
anche se restava celata per non infrangere
quell'antico patto col Sole.
-Il Sole a volte m'oscura.
M'abbronzeranno l'anima, come fanno sempre con tutto.
Ho paura che il mio piccolo scrigno di rugiada diventi solo commercio.
Chiuderanno le mie danze di zingara fra le loro vetrine
mescolandole a gioielli e cianfrusaglie...
Ed io mi perderò fra i loro codici appannati.
Conteranno il mio respiro come righe.
E la vanità mi farà dimenticare che è per la gente.-
In quel momento una foglia d'autunno
le volteggiò lieta fra le caviglie.
Il sole forse dimenticò per un attimo d'essere uomo.
La gonna le si aprì, ampia come una vela.
Lei ascoltò grata quel vento leggero
passarle le dita fresche fra i capelli e sugli zigomi chiari.
La dolcezza tornò in lei.
In qualche modo, il respiro del mare
l'accompagnava sempre.
La Luna, celata dal patto, sorrise.
Aveva protetto ancora la sua ancella inquieta.
La vide, di nuovo serena, attraversare la strada.
Intanto il sole asciugava sulla panchina una macchia di colore.
Elena Condemi
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