"Dead of Night": nuove vie per l'horror italico

Recensioni Vito Tripi

di Vito Tripi

Non mi stancherò mai di ripetere l’importanza di avere nel nostro Paese, giovani autori di genere specie per l’horror che a tuttoggi viene spesso bistrattato e giudicato paraletteratura da una certa intellighenzia culturale. Pertanto l’ameno libello di Pietro Gandolfi “Dead of Night” edito per la collana Horror Project per l’Universitalia rappresenta un ottimo esempio di horror “de casa nostra” veramente ben fatto! Un prodotto accattivante che si divora in poco tempo e che lascia quasi stordito il lettore. Come scrive, giustamente, nella sua prefazione Luigi Boccia, con Gandolfi “l’orrore si annida nelle pieghe della realtà che ci circonda”.

Streghe, cannibali seriali, artisti sanguinari e oscuri segreti di famiglia sono alcuni degli ingredienti che compongono “Dead of Night”, in cui, va detto, le figure femminili sono quasi centrali. In queste storie si affrontano anche tematiche come la solitudine di chi è vecchio e malato, il bullismo, il precariato ma ci sono anche dei momenti di profonda ironia. Non mancano gli omaggi anche a Lovecraft e Laymon

Ma senza svelare altro lascio la parola all’autore che ha risposto ad alcune mie domande.

 

Cosa vuol dire essere un giovane scrittore horror in Italia oggi?


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Essere uno scrittore horror in Italia significa possedere una passione smisurata per il genere, dato che nel noestro paese non esiste quasi nessuno sbocco che ti possa permettere di "vivere" di quello che in altri stati è un mestiere come un altro. Quindi si fa solo per amore della parola scritta, di certe atmosfere, della violenza letteraria. Il problema è che l'horror è maleducato, causa fastidio; ancora oggi, in una società "evoluta" come la nostra, questo genere, se fatto bene, procura le sensazione giuste. Cambiano i tempi e le mode, ma l'uomo avrà sempre paura di qualcosa. Nello specifico, il "problema" italiano è dato dal fatto che siamo ancora un "paesone" dove l'apparenza conta più di ogni altra cosa, persino in un mezzo come la scrittura dove l'estetica non dovrebbe importare nulla! Ma sai che ti dico? Chi se ne fotte, anche se per scrivere questo genere mi tocca lavorare tutto il giorno e combattere per ritagliarmi ore per la mia passione, va bene così, anche quando si dorme poco e si fa fatica. Se un giorno deciderò di sperimentare qualcosa di diverso non sarà certo per l'illusione di sfondare. L'horror è questo, sangue e carne, urla e sudore.

 

Secondo te esistono ancora dei preconcetti su questo genere nel Bel Paese?

il problema con l'horror in Italia è la mancanza di tradizione. Penso sia solo un caso se in edicola esistono collane di ogni genere (giallo, spy-story, fantascienza, rosa) tranne il nostro. Soprattutto con il cinema abbiamo dimostrato che possiamo dire la nostra e i nostri modelli sono ancora oggi imitati in tutto il mondo. Poi le ragioni sono molteplici (l'educazione che fornisce la tv spazzatura, la mancanza di cultura, il fatto che si legga poco), ma penso che se in libreria si dedicasse uno spazio consono al genere - cosa che non avviene quasi mai - sarebbe molto più semplice. Si tratta dello stesso ragionamento della musica; se in radio passassero Heavy Metal, la gente ascolterebbe e comprerebbe Heavy Metal. Siamo un pò delle pecore, in questo, seguiamo la massa. Ci tengo a sottolineare che è una mia idea personale, non certo indirizzata a una polemica sterile.

 

Quando hai avuto la prima ispirazione?

Bella domanda! Di certo ho cominciato a fare sul serio in un periodo in cui sono stato costretto a letto e ho deciso di provare a scrivere qualcosa partendo da un canovaccio qualsiasi, in quel caso una storia di zombie. Scrivevo anche prima, ma non con continuità. Poi, col passare degli anni, se mi capitava di "uscire dalla rotta" finivo sempre col tornare sui miei passi, come se gli avvenimenti mi conducessero sempre lì. Comunque penso che la decisione di scrivere fosse (ed è ancora) dovuta alla scarsità di prodotti che arrivavano in Italia. Adoro gli autori americani e ho perso il conto dei libri che non sono mai stati tradotti! Così, nel mio piccolo, tento di fare la mia parte!

 

Veniamo al tuo libro: com'è nata quest'antologia?

Dead of Night nasce da una proposta di Luigi Boccia e Daniele Francardi di Horror Project; nell'ottobre dell'anno scorso un mio racconto, "Necropoli", è stato incluso in una bella antologia, Il paese dell'oscurità, e si vede che in qualche modo sono perlomeno rimasti incuriositi di leggere qualcos'altro di mio. Si è deciso di optare per una raccolta di racconti per dare una certa panoramica sul mio lavoro, anche se spero, in futuro, di pubblicare uno dei tanti romanzi che o nel cassetto. Ho avuto la fortuna di uscire per un marchio ben riconoscibile, per un'etichetta che lavora bene e sa a che tipo di pubblico si rivolge, basta dare un'occhiata al loro catalogo per rendersene conto.

 

Hai avuto un modello di riferimento a cui ispirarti?

miei modelli sono molteplici e non solo di tipo letterario. Prima di tutti devo citare Richard Laymon, un autore che sinceramente non riesco a capire perchè non sia il preferito di qualsiasi appassionato horror. Forse il problema è il solito, dato che molti suoi libri sono fuori catalogo e la maggiro parte non si è mai neppure vista, in Italia. Ha tutto quello che serve: splatter, sesso, passione e personaggi veri. Poi ci sono Clive Barker, Jack Ketchum, Ramsey Campbell, Skipp & Spector e in generale tutta la scena Splatterpunk e più recentemente Joe Hill e Brian Keene. Fra gli autori italiani ce ne sono molti che leggo, ma solo uno, forse, che mi influenza; sto parlando di Tiziano Sclavi, un vero genio e non solo per il lavoro fatto con Dylan Dog. Quando ambiento una storia in Italia è facile che mi lasci sedurre dalle sue atmosfere. Sono di certo influenzato anche dal cinema, dal New Horror in poi, soprattutto, ma anche dal cinema successivo alla rinascita cominciata dal duemila in poi. Gli anni novanta sono secondo me da dimenticare, almeno dalla metà in poi ovvio, perchè la maggiro parte delle chicche splatter sono proprio dei primi anni del decennio. A parte i soliti Romero, Carpenter e Hooper, citerei anche Yuzna, Gordon, Zombie e tanti, tantissimi altri. Fra gli italiani metterei in cima Argento, Fulci, Bava e Soavi - almeno fino a quando non si è impantanato con le fiction -. Nell'underground di casa nostra si sta muovendo qualcosa di motlo interessante e sto cercando il modo di fare la mia parte anche in quel senso. Infine lasciami dire quanto il fumetto, horror e non, mi abbia influenzato; forse è per via di tutte le storie disegnate che ho letto se il mio modo di scrivere è abbastanza agile... le parole che spendo servono per i personaggi e quello che dicono e per le vicende, le descrizioni chilometriche le lascio ad altri.

 

Streghe, serial killer, cannibali oggettivamente non ti sei fatto mancare nulla...

Nelle mie storie tendo a riportare tutto a un livello molto fisico, carnale; anche se utilizzo atmosfere rarefatte, elementi sovrannaturali, alla fine torno coi piedi per terra. Quindi è per questo che se uso una strega, ma anche un fantasma o un vampiro, non sono di certo i Babau fighetti del cinema di oggi, ma fottute macchine di morte. E poi l'horror è tale perchè finisce male, il personaggio deve essere umiliato, torturato, distrutto fisicamente e mentalmente, se tutto si conclude con un sospiro di sollievo è come negare l'essenza stessa del genere!

Non si dovrebbe chiedere, perchè ogni racconto è come un figlio, ma qual'è tra questi quello che senti più tuo?

Penso di poter citare Nebbia a Triora, perchè nasce da un luogo che ho visitato più di una volta e che mi ha stregato. Hai presente quando dici "se vincessi un miliardo verrei ad abitare qui?"... Quindi sento la storia mia perchè scrivendola vedevo i luoghi, sentivo gli odori. Poi a livello di storia direi L'arte della sottrazione, perchè è il racconto che più assomiglia ai mondi nei quali mi muovo quando scrivo romanzi o romanzi brevi. C'è violenza e disagio e, come mi capita spesso, le donne sono dei personaggi forti che non ci stanno a fare la parte della vittima indifesa. Altra cosa che mi capita di fare è utilizzare il sesso come un'arma, perchè penso sia l'ultimo dei taboo da spezzare; siamo ancora molto legati a un tipo di narrazione "corretta" da quel punto di vista, soprattutto in un paese cristiano come il nostro, mentre se viene utilizzato con maggiore libertà, il sesso si dimostra un elemento pieno di forza.

 

Prossimi impegni per il futuro?

Dato per scontato che scrivo con regolarità anche quando non ci sono progetti all'orizzonte, ma solo per piacere personale, i miei desideri sono quelli che ho già accennato prima; un film che sto scrivendo e conto di girare con un caro amico, Giuliano Albertelli, e riuscire a pubblicare un romanzo fra quelli che scalpitano nel mio cassetto. Poi spero in una collaborazione con una grande rivista, ma per il momento non mi sbilancio! Al momento sono impegnato nella promozione di Dead of Night e colgo l'occasione per invitare chiunque leggerà queste righe a unirsi al gruppo fb del libro. Ringrazio di cuore per lo spazio che mi avete concesso e vi saluto infilzandovi una mano nell'addome e stritolandovi le viscere!! Buon orrore a tutti!

Vito Tripi
Vito Tripi
Vito Tripi collabora con l’Agenzia Stampa Deigma Comunicazioni specializzata in uffici stampa culturali, religiosi, sociali e tecnico-scentifici, con le Riviste “Charta Minuta” e “Storia del ‘900” “L’idea il giornale di pensiero” Dal settembre 2007 è opinionista cinematografico per l’emittente TeleVita nel programma “Lungometraggio” Ha curato la Rubrica Cinema e Libri per il periodico on-line www.nannimagazine.it Cura la Rubrica d’arte “Gallerie Romane” per la radio Vaticana nel programma “Attualità della Chiesa di Roma” Cura la Rubrica Arte&Libri per il mensile “Il Giornale del Lazio” Curatore della manifestazione letteraria “Genius Loci” presso la Facoltà di Lettere dell’Università di Tor Verga

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