Camminava da solo con gli auricolari ben stretti nelle orecchie, i jeans neri e la maglietta smanicata nel cuore dell'agosto metropolitano, lo sguardo chino sul marciapiede scuro che seguiva la solita strada per il piazzale dei bus. Così poteva apparire anche tutto il resto del suo mondo, chiuso in una scatola di plastica o in qualche schermo piatto lcd, nei tesori dei parchegi desolati per ammirare le finestre illuminate prima di cena...tutte immagini rilfesse negli occhi di quel ragazzo, occhi che non sapevano cosa ci fosse al di là di quel quartiere, di quei portici...

...occhi che sembravano fuggire il più lontano possibile dai banchi di scuola, dalle facce di chi non gli aveva telefonato mai una volta, o non aveva mai scambiato con lui neanche un semplice "ciao".

Un ragazzo forse troppo solo...disperatamente stravolto dalla voglia di fuggire neanche lui sa dove, se non nei suoi film e le sue avventure digital style, dove finisce sempre tutto bene.

Quasi sempre tutto bene.

Lo vidi per un attimo dal finestrino sporco della mia macchina, attraversando la periferia a nord est della capitale per tornare a casa come ogni notte, scivolando lentamente fra le cooperative condominiali addormentate e i frammenti degli spettri di quegli anni che furono, ancora intrappolati nei citofoni senza risposta e nei numeri di telefono abbandonati dentro i cassetti degli ex appartamenti in affitto.

Sempre troppe stanze da cambiare per stare più comodi...e sempre troppi volti da portarsi in valigia, considerando più alla mano l'idea di inscatolarli per rispedirli al mittente o in un deposito senza indirizzo preciso.

Ed erano già trascorsi molti anni da quando ero andato a vivere in quella città, memorizzando ogni singola strada per non perdermi nei dedali affascinanti che portano fuori dai confini urbani, cercando di resistere ai deficit dell'umore e ricordando bene di aver trovato quel modo facile per uscirne, quel modo di cui parlavano in una canzone...

...assaporare un cielo nuovo con 20 anni di infanzia alle spalle e una seconda giovinezza alle porte.

Una seconda giovinezza immaginaria per addolcire meglio il trapasso della prima...e poi entrambe cadere disperatamente, travolti senza essere salvati da nessuna campanella.

Rosso...sempre rosso quel semaforo.

Non si svegliava più...e il suo respiro assente mi lasciava inchiodato e senza un filo d'aria all'incrocio, dondolando sotto un cielo notturno macchiato dai mille lampioni arancio...e quei giardini bruciati dal ricordo del sole di tutte le estati passate a inventarci una vita, ascoltando meno consigli possibile per sposarci in chat come ribelli di mezza età. E sospirando una lucky strike bucata rividi presto quel ragazzo, mentre prendeva sempre più forma all'interno dello specchietto retrovisore, tornando in scena come il personaggio triste di una storia da liceali spezzati.

Arrivò al semaforo...ma non si fermò.

Arrivò al semaforo...e non mi guardò nemmeno per un momento: non percepiva affatto la mia presenza.

Ripensandoci adesso, avrei fatto anch'io la stessa cosa.

E tutto tornava, improvvisamente, come il cielo in fiamme sui nostri sogni mal progettati in un estate sempre uguale, il sole a picco su quella strada che avevo già percorso centinaia di volte, i fantasmi risvegliati che mi sfioravano la pelle senza dire una parola, che mi stringevano la pelle quasi volessero farmi invecchiare più di quanto già non lo sia...

...costringendomi a chiudere gli occhi per un momento, ad abbandonarmi fra le note della stessa canzone dell'epoca, il battito a zero e i violenti respiri che mi facevano allontanare da quell'angusto angolo di memoria...fuggendo col pensiero sotto i portici silenziosi e gli irrigatori dei parchi desolati...diventando il protagonista di tutti quegli occhi nascosti a sognare dietro le finestre delle loro stanze al quattordicesimo piano delle case popolari.

Così in un attimo capii che cosa provava quel ragazzo.

In molti lo avremmo capito oggi...sentendoci apparentemente liberi dai vuoti di pensiero senza renderci conto di essere intrappolati in essi, nell'assurdo tentativo di riesumare cadaveri infetti di quegli ideali mai perseguiti fino in fondo.

Troppo pieni di esperienza per stupirci, con i suoi pregi e i suoi freni.

Troppo pieni di saggezza per confonderci, con la sua importanza e la sua condanna.

Poi il verde del semaforo spazzò via presto quel sole immaginario dai miei occhi ancora chiusi, dai tetti roventi e dal parabrezza unto di zanzare. La macchina era spenta, nessuno in fila dietro ad abbaiare nella periferia deserta della notte, davanti a me l'ultimo tratto di strada prima di svoltare verso casa...

...per ritornare ancora una volta dalle teorie schiaviste alle quali mi ero venduto per cercare di assomigliare di più a un essere standard, l'essenza più fittizzia che c'è, nel regno dell'apparenza e del giudizio altrui.

Accesi presto il motore e me ne andai...lontano dal ricordo di quel sole, dai suoi capelli ora biondi ora scuri, dai quei capelli rossi...

...lontano da quel ragazzo e dagli spettri che mi cercavano ogni sera dal fondo di tutti i bicchieri, da quello stereo incapace di cambiare canzone, da quel cocktail di sguardi dimenticati a caro prezzo per non voler riempire ancora pagine di romanzetti da scaffale aereoportuale.

L'acceleratore comandava i battiti del cuore, fuggiva oltre le strisce pedonali sbiadite e le panchine vuote delle fermate del tram, cancellava ogni ricordo dagli specchietti retrovisori cercando di sopprimere il richiamo, intimandomi di sopravvivere al sicuro sui sentieri marchiati dall'indifferenza sociale dei miei nuovi anni.

Ma eccola finalmente...

...appariva come la carta misteriosa che non ho voluto scoprire mai, posta al bivio della curva che mi avrebbe portato via da quel tratto di strada intriso di lacrime e speranze, la deviazione che non avevo preso mai...

...come la scelta che mi ero sempre negato per non dare un dispiacere a miei dei di protagonsimo in mezzo ai morti dentro, per vivere sereni di malizia e alfabeti universali sempre in stile "è tutto okay".

Vedevo quella deviazione a meno di un centinaio di metri...con il piede inchiodato sull'acceleratore e le mani bloccate sullo sterzo, il sudore fra le dita e nei capelli spazzati dal vento, senza domandarmi quante volte l'ho evitata e quante volte avrei voluto scoprire cosa ci fosse al di là di quel buio dietro il ponte della metropolitana.

E in un breve attimo indefinito lungo quella corsa, mi resi conto di quanto profondo possa essere l'abisso delle nostre manipolazioni spirituali, delle scelte ben pensate per non far felice alcun prossimo, delle televisioni che trasmettono in ogni sala da pranzo i nostri successi a ritmo di frusta e strette di mani vellutate...

...che non conoscono alcuna pietà...

...che non conoscono alcun rispetto...

...che ci hanno divorato un anno alla volta, per farmi apparire più bello insieme a te, più saggio insieme a te, più ricco...solo per te.

Ma quel ragazzo che camminava da solo, molti anni fa lo siamo stati tutti...e scontavamo il prezzo della solitudine pur di vivere liberi con la propria idea della realtà. E ci siamo incontrati tutti anche senza parlarci mai...in quei giorni di sole che avevano fatto splendere i nostri pianti adolescenziali.

Vivere libero a qualsiasi prezzo...scegliere di voler scegliere...

...e adesso so che cosa c'è al di là di quel buio dietro il ponte della metropolitana.

Che in mezzo a tutti quei volti disseminati lungo i viali di quel quartiere c'ero anch'io...con gli auricolari ben stretti nelle orecchie, i miei jeans neri e la mia maglietta smanicata nell'agosto torrido...

...vuoto di domani, ma almeno libero da questo mondo.

N.A.

"E sopportare i viaggi strazianti della mente come Luigi e i suoi fumetti, provando a imparare la disciplina dell'esistere interpretando i consigli sulle lapidi dei grandi maestri...con troppe scelte facili a disposizione per avere una minima certezza del domani."

Nevrotico Alchemico
Nevrotico Alchemico
Scienziato alchemico dedito alla sperimentazione libera degli incroci nati fra le parole e i diversi status emozionali. Girovago senza meta, studio i caratteri delle persone e le loro relazioni con il degrado moderno degli ambienti circostanti, cercando di estrapolare il filo conduttore che porta alla reale natura di come siamo diventati...e del perchè spesso e volentieri non ci va bene neanche un pò.

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14 Commenti

  1. sono cresciuta in una periferia molto molto angusta....claustrofobica, adolescente in quegli anni '80 in cui ad agosto era il vero deserto...a sognare di essere altrove, in un altro corpo...un'altrà città.... un'altra vita... un altro mondo....

    httpv://www.youtube.com/watch?v=gN6RlWfvZJg

    • Probabilmente in un modo o nell'altro ci siamo dentro tutti quanti...

      come rendersi conto di non poter nascondere gli specchi dei giorni andati quano eravamo soltanto ragazzini senza niente tra le mani...

      ( certo, ci sarebbe da vedere che cosa abbiamo adesso invece, anche se, spesso ce lo dimentichiamo )...

      N.A.

  2. ritrovarsi nell'immagine di quel ragazzo, per le vie sperdute di un agosto torrido, e con timore guardarsi tra le mani e accorgerci che ben poco riusciamo ad afferrare rispetto ad allora... però magari qualcosa c'è

    • Bisognerebbe solo ricordarsi il come si fa di quegli anni indipendenti nell'animo...

      Di cose ce ne stanno un mare...il problema è quanto siamo venduti, solo quello fa la differenza.

      N.A.

  3. Troppo pieni di espe­rienza per stu­pirci... QUANTO è VERO A VOLTE...leggerti è come vedere le immagini di un film, mi hai rapito.

    • Ti ringrazio Karen...

      le tue parole come sempre mi illuminano sul senso di quello che scrivo...

      A presto, signorina delle margherite...

      N.A.

  4. quel ragazzo è solo, è vero, ma ha la sua vita piena: di voglia di andare, voglia di scoprire, di cambiare sempre e di non adattarsi mai al mondo che lo circonda.
    e poi c'è l'incoscenza, il non mettere sempre tutto in discussione per calcolare i rischi, il non aver paura del domani, il vivere alla giornata, vivere il giorno e la notte a volte senza pensare, ma comunque vivendo
    tutte cose che noi abbiamo perduto, scivolandoci dalle mani
    Adesso che lavoriamo e torniamo a casa, adesso che pensiamonon ci sia niente da scoprire ne nessuna possibilità per cambiare. Adesso che ci siamo adattati scendendo a compormessi e rinnegando noi stessi e le nostre promesse di gioven`Tu
    Adesso che facciamo i conti in tasca al portafogli e alla nostra coscenza...

    • Bravo!!!

      è lo spirito giusto...

      Esattamente quel che cercavo di raccontare.

      C'è sempre tempo però per trasformarsi Running Wild...

      Suggerisco a tutti di farsi spesso un giro nei luoghi di gioventù.

      Ti ringrazio per le parole!

      N.A.

  5. io non mi sono venduta...ma mi trovo a 44 anni completamente fuori dagli schemi e...con pochissimi soldi e tante idee....ma ....si, forse dovrei provare a cambiare almeno città, se non nazione 🙂 sarò ripetitiva, ma la vera ricchezza, solidità, rispetto alla mia adolescenza, sono le mie figlie!!!

    • è la stessa cosa che mi ha detto un amico, un tempo compagno di viaggi e vagabondaggi...

      ora invece non ha più biosgno di queste cose...

      gli basta il suo figlioletto!

      ( ed è una cosa che non riuscirò a capire mai, se non provandola un giorno penso...ma funziona, almeno lo vedo nei suoi occhi)

      N.A.

      • avevo 26 anni quando è nata la mia prima bambina... prima pensavo di voler fare la giornalista...di un grande quotidiano, appena me la sono trovata in braccio tutto è passato in secondo piano e mi sono ritrovata felice tra giochi e filastrocche ad emozionarmi per la sua prima neve, le sue scoperte... la felicità del giorno in cui è riuscita a fare il primo nodo...poi passammo giornate ad annodare fili d'erba...

  6. Compagno di scuola..compagno di niente..
    ti sei salvato dal fumo delle barricate?
    Compagno di scuola..compagno per niente..
    ti sei salvato o sei entrato in banca pure tu?

    la cantava Venditti 35 anni fa..ed è ancora valida..

    Ho provato a fare un giro nei luoghi della mia gioventù.. ma mi sono perso..

  7. Se riesci almeno a dire di esserti perso sei già a buon punto,

    almeno ti rendi conto della situazione. Non puoi che creare ua nuova strada, visto che le vecchie sono andate...

    ...e 35 anni per una canzone, come mi insegni, non sono niente...

    N.A.


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