Dialogo con il destino /3

Racconti Gianluca Marcucci

L'universo è una sfera il cui raggio è uguale alla portata della mia immaginazione. (Ardengo Soffici)

Stamattina pensieri poco allenati si spintonano nel goffo tentativo di spiccare il volo.
L'approccio è quello di sempre.
Prima l'inutile rincorsa evitando di inciampare, poi il solito salto deciso che nasconde l'illusione di volare.
E' un sogno.
E' una semplice sensazione che non si trasforma in volo e che alla fine lascia solo frammenti di intenzioni mancate sparsi sul pavimento, come tanti piccoli ed indecifrabili pezzi di biscotto.
Ne raccolgo uno, somiglia tanto ad un cuore. Lo porto alla bocca, poi al naso.
Mi stupisco dell'odore che sento.
E' acre come quello del ferro contenuto nel sangue.
E' forte come l'aroma di un caffè bevuto presto al mattino.
E' rancido come la puzza dell'olio bruciato che esce da un motore in panne.
E' tutto ed è poca cosa, ma è comunque meglio dei soliti dubbi che si sviluppano ogni giorno nella calotta cranica.
In ogni odore percepisco la fisica di un meccanismo alieno, un congegno che riduce l'improbabile dinamica di un volo ad un unico grande salto di cui non ho il controllo totale.
Penso.
Un salto potrebbe bastare.
O forse un salto non potrebbe bastare.
Balzo con violenza fuori dal mio corpo e mi guardo intorno.
C'è una stanza vuota ad eccezione di una tavola imbandita, tramezzini e bibite disposte su un buffet che basterebbe a sfamare un plotone di esecuzione.
Una torta.
Una porta chiusa.
Realtà e fantasia.
Universi paralleli che si tengono insieme per lo stoppino, come le candeline spezzate di una torta di compleanno.
Ma la fantasia, che di solito è un ambiente tiepido e rassicurante, oggi sembra così diversa.
E' tutto così esageratamente freddo ed umido.
Vorrei tornarmene indietro nelle realtà di sempre.
Corro lungo le pareti che delimitano quello spazio e balzo ancora attraverso la densità del muro.
Provo una sensazione simile alla paura di morire.
Poi una mano mi tira indietro e sono ancora nella stessa stanza.

D:"Vai via senza soffiare sulle candeline?"
G:"Ancora tu! Il mio compleanno è passato da un pezzo. Mi sorprende che tu non lo sappia. E poi non soffio su candele spezzate."
D:"Candele spezzate. Vite spezzate. Sai, mi sono affezionato a te e per quanto mi sforzi non riesco ad immaginare altro universo se non il tuo. Ora soffia."
G:"Il mio? Mi chiedo quali siano gli altri."
D:"Caro il mio venditore di castagne, c'è una cosa che devi assolutamente capire a proposito degli altri universi. Innanzitutto non sono paralleli e fondamentalmente non si tratta nemmeno di universi. Sono solo mille lati di una sola medaglia e chi tiene in mano la moneta, controlla ogni singola faccia.
Sarà molto più facile per te capirlo quando ti sarai reso conto che molto di quello in cui credi oggi, non è vero. Ora soffia."
G:"Parli di Dio!"
D:"Dio?"
G:"Sono in molti ad essere convinti che l'universo sia stato creato da una specie di Dio."
D:"E tu credi in Dio?"
G:"Credo che esista un Dio. Dubito del fatto che sia infinitamente buono. Se così fosse ai buoni andrebbe bene ed ai cattivi male, come nei film di Bud Spencer e Terence Hill, mentre per ora non è affatto così.
Brutto e monotono è questo universo. Un buffet di perbenismo ed inutili buone azioni falsamente appaganti, servite da un destino mendicante che gioca a darmi asilo tra queste quattro mura.
Sai cosa ti dico? Che sono saturo di metafore ed assuefatto da tutto questo stress.
Sono talmente preso da tutto questo nulla che mi circonda da non avere più tempo per le cose che mi fanno star bene e mi rendono felice.
Se è un dio che ha fatto questo castello di carte, non vorrei davvero essere quel dio così vuoto e sfibrato."
D:"Che vuoi che ti dica. Dio è solo un guscio cosmico. Un contesto all'interno del quale evidentemente tu ti sei perso. Ora soffia."

Mi volto a guardare il destino che viene verso di me, tranquillo, implacabile, scuro in volto come tutte le altre volte. Oggi però ho paura.
Paura di quella figura grigia che nasconde la materia. Paura di quegli odori ed quei suoni che oggi percepisco con un'intensità mai provata prima. Paura che sia la paura stessa la mia unica forma d'intelligenza.

D:"Soffia."

Dovrei seguire la ragione, aprire gli occhi e ridere. Ma il guaio è che spesso invece seguo il cuore ed il cuore ha bisogno di fiabe.
Prima accenno un sorriso.
Poi lo sguardo si concentra su ogni singolo bagliore.
Alla fine un soffio lieve, poi il buio.

Apro gli occhi ed una bimba mi sta porgendo un biscotto.
"E' buonissimo papà. Assaggia."
Lo mordo. Sento ogni frammento sciogliersi in bocca.
Poi guardo ancora mia figlia giocare con i suoi colori.

Non so cosa sia Dio, ma so cosa rimarrebbe al suo posto se non vi fosse più.
Questo mi fa sentire vivo e mi rende soddisfatto della mia vita.
A volte bella, a tratti difficile, goffa o ridicola, ma mai senza scopo.
Come direbbe il Destino "ogni vita è solo un istante nell'eternità", ma un istante da vivere sempre e comunque.

"Dedicato al dramma di Denise Pipitone nel giorno del suo compleanno"

Gianluca Marcucci
Gianluca Marcucci
L'anno di nascita è un enigma: Il numero degli sbarcati con Garibaldi, moltiplicato i figli della Lojelo, sottratti gli apostoli, moltiplicato il modello della fiat più venduto nella storia, sottratta la maggiore età, per il numero dei moschettieri, diviso i punti cardinali. Romano di nascita, piemontese di adozione, imprenditore per passione, giornalista per definizione e scrittore per gioco. Dicono che sia un professionista del poker, ma la mia vittoria piu' grande è alta circa un metro, fa qualche capriccio e quando sorride mi trasforma in Peter Pan... //poker.sportmediaset.it/wpmu/

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8 Commenti

  1. Lo sai che adoro quello che scrivi... io non faccio testo, ti cito dappertutto e basta...

    • si infatti non fai testo.

        • ah beh adesso si che hai recuperato credibilita'....

          • continui scavare? se lo fai lungo il confine trasportiamo qui l'isola di Alchemico. meglio della desertificazione, no?

  2. Ammorreeeeeee


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