Nato con la camicia, così si dice quando uno nasce con quel bello strato di grasso attorno.
Una difesa dal mondo esterno, una barriera forse per farti sentire ancora al caldo, ancora al sicuro.
E una barriera che, a volte come nel suo caso, uno si porta appresso per tutta la vita. Una protezione invisibile a salvarlo sempre e comunque.
Fortuna, la chiamano. E lui ne aveva avuta da vendere

Quella camicia non se la era mai tolta, e lo aveva protetto in ogni occasione, da qualsiasi pericolo a cui si era , volutamente o no, esposto nel corso dei suoi anni.
Sopravvissuto a tutto, poteva definirsi tale. Poteva sentirsi l'ultimo degli immortali.
Sopravvissuto alla turbolenza della sua giovinezza, alla voglia di evadere sempre e comunque. Fuori dagli schemi, una vita portata ad ogni limite, ad ogni eccesso. Ad ogni costo.
Sopravvissuto alle sue battaglie e alle sue domande senza risposte quando cresceva in una dimensione e in un mondo che non capiva e che non voleva accettare.
Sopravvissuto a tutte le cazzate fatte cercando di trovare la sua di dimensione, di scoprire chi fosse realmente.
Sopravvissuto agli anni di sballo, agli eccessi, alle droghe che si erano portate via amici o che li avevano ridotti ad automi dal cervello bruciato.
Sopravvissuto all'alcool, agli incidenti d'auto, agli eccessi di velocità, ai viaggi interminabili con un occhio chiuso e il finestrino abbassato a prendere un po d'aria per rimanere sveglio.
Sopravvissuto alle risse per strada, alle coltellate schivate, alle botte prese e quelle date.
Sopravvissuto alla giustizia, alla polizia, alla propria coscienza e ai giudizi di un anima ancora troppo legata agli indottrinamenti religiosi.
Sopravvissuto alla religione stessa, al bigottismo e al dio cattivo che sa sempre cosa fai, che ti guarda, che ti manda all'inferno.

Sopravvissuto alle bravate, al mettere la propria vita in gioco quando la propria vita non aveva nessun valore.
Sopravvissuto alle coincidenze, quando la morte passava di fianco fino quasi a farti sentire l'odore.
Sopravvissuto alle morti del cuore, alle storie d'amore finite male e a quelle che non sono mai iniziate.
Sopravvissuto a tutti gli insegnamenti che non aveva mai voluto imparare, per poi commettere gli stessi errori e pagare le stesse conseguenze.
Sopravvissuto alle lacrime versate dalle persone che lo avevano amato e a cui lui aveva fatto del male.
Sopravvissuto a tutte le lacrime che lui stesso aveva versato per qualcuno che amava e che se ne era andato, a volte per sempre.
Sopravvissuto alla noia, a giorni, mesi, anni di lavoro sempre uguali senza una soddisfazione o un raggio di luce, vicino o lontano, che lo spronasse a continuare.
Sopravvissuto ad una lama che non aveva tagliato cosi a fondo le sue vene, e ad un sangue che si era fermato subito.
Sopravvissuto alla sensazione di avere la fortuna contro, nonostante il fato lo avesse sempre protetto.

Si, perché è più facile rendersi conto di quando le cose vanno male che quando invece qualcuno in cielo ti sta pensando.
È più facile pensare male e maledire ogni cosa per le sciocchezze, piuttosto che ringraziare gli dei o chi per loro per tutte le notti andate a buon fine, per aver portato la pelle a casa ancora una volta.
Per non essere morto di droga o di alcool.
Per non aver ammazzato nessuno con la macchina, per non aver forse mai sofferto veramente.
Per tutte le persone stupende che abbiamo incontrato, per ogni singolo momento che abbiamo vissuto.
Perché quando si piange vuol dire che si prova qualcosa, perché abbiamo avuto sempre la possibilità di continuare ad imparare, di continuare a crescere, di continuare a sbagliare.
Perché abbiamo ancora la possibilità, adesso, domani, di scegliere, di andare, di amare...e non è mai troppo tardi.

Siamo stati fortunati, anche se a volte non ce ne siamo accorti.

Perché spesso, purtroppo, tutto ci sembra dovuto.

Manuel Chiacchiararelli

Manuel Chiacchiararelli
Manuel Chiacchiararelli
Nato a Roma, nel lontano 1975. Da allora sempre in movimento, prima in Italia, poi in Europa. Fermarsi e ripartire, rimettersi in gioco, fare esperienze sempre e comunque E la scrittura, unico punto fermo nella mia vita burrascosa, mi aiuta a catturare i ricordi... A fine 2011 finalmente ho coronato il mio sogno ed ho pubblicato il mio primo romanzo "Lo Sguardo dei Faggi" edito da Aracne Editrice .

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5 Commenti

  1. "Per­ché quando si piange vuol dire che si prova qual­cosa, per­ché abbiamo avuto sem­pre la pos­si­bi­lità di con­ti­nuare ad impa­rare, di con­ti­nuare a cre­scere, di con­ti­nuare a sba­gliare.
    Per­ché abbiamo ancora la pos­si­bi­lità, adesso, domani, di sce­gliere, di andare, di amare…e non è mai troppo tardi."

  2. bel pezzo Manuel... davvero bello
    sarebbe ancora più bello avere ogni giorno la forza di pensarla così...come nelle tue ultime righe, e questo succede sempre quando un nuovo spiraglio di luce ci apre un nuovo punto di vista, il problema è quando ci sentiamo sopravvissuti che sopravvivono e non sono più capaci di VIVERE...

  3. grazie Karen :))
    mah, forse quando ti accorgi di essere sopravvissuto al peggio, e non di aver vegetato, ti puoi godere veramente di più le cose
    Come quando ti riprendi dopo un influenza o un raffredore: il respirare a naso libero, o il sentirsi bene - che prima davi per scontato - sono piccoli doni che ti fanno essere felice 😉

  4. Evviva il racconto a random che mi ha fatto apprezzare questo tuo pezzo!! Hai proprio ragione Manuel, siamo davvero molto fortunati e non facciamo altro che dimenticarcene se non in alcuni fugaci momenti di ipocrisia...


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