Anche quel pomeriggio, caldo e afoso, nel piccolo borgo l’incessante frinire delle cicale accompagnava un brusio di voci femminili.

Le donne s’incontravano quasi tutti i giorni nell’ora successiva al riposo pomeridiano. Sedevano intorno a un vecchio tavolo all’ombra di un albero di cachi, nel cortile di sassi davanti alla casa di Irene. Era il luogo più fresco dove chiacchierare del più e del meno, di malattie e di morti, di matrimoni e di nascite, col pepe stuzzicante del pettegolezzo.

Irene aveva dieci anni e viveva quel momento in uno stato di beatitudine. Tutto le appariva perfetto: le donne a chiacchierare, il vassoio sul tavolo con le tazze colme di caffè fumante e il piatto con la torta.

Ognuna a turno la preparava e cuoceva di buon mattino prima che il caldo si unisse a quello del forno. Il profumo accoglieva il risveglio nelle case.

Quei pomeriggi procuravano a Irene una dolce malinconica. Sentiva che quelli erano solo istanti che si sarebbero persi nel tempo, e non si sarebbero ripetuti all’infinito.

Sotto l’ampia fronda del caco, seduta sul marciapiedi, giocava con i raggi di sole che filtravano attraverso il fitto fogliame. Li cercava e li sfuggiva per poi lasciarsi scaldare il viso ad occhi chiusi.

-Vuoi una fetta di torta?

La bambina udì appena l’ultima parola e rispose un sì deciso, anche  se lasciò di malavoglia il suo cantuccio, prese la fetta ringraziando e tornò a sedersi dov’era.

Mangiava la torta a piccoli morsi per gustarla più a lungo, ad occhi socchiusi, osservando gli infiniti dettagli di quel momento: le donne, le foglie e il cortile. Lo faceva finché ogni cosa perdeva i suoi contorni e i colori sfumavano nell’ambiente intorno, in un’immagine dai tratti irregolari, che avvolgeva le figure e gli elementi davanti a lei.

I più piccoli giocavano nel cortile, ma nonostante il rumore, Irene, immersa nel suo mondo, ascoltava in silenzio lontana dalle voci che si mischiavano al frinire degli insetti fino a divenire un tutt’uno; una delicata carezza le allargava il cuore, ma durava il tempo di un palpito.

-Magari durasse per sempre questo momento- pensava - lo devo imprimere nella memoria, così da non scordarlo mai – si ripeteva.

E rimaneva lì, a registrare nei ricordi ogni particolare di quella controra d’estate, che sapeva di perfezione.

Un frammento felice, da portare per sempre, dentro il suo cuore.

Marisa Amadio
Marisa Amadio
"...siamo tutti contenitori attraverso cui passano le identità: siamo lineamenti, gesti, abitudini in prestito che poi trasmettiamo non c'è niente che sia nostro. Esordiamo nel mondo come anagrammi di chi ci ha preceduto..." Maggie O'Farrell

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8 Commenti

  1. Delicato, poetico, quasi un dipinto struggente che tiene incollati a leggere fino alla fine. Bello lo stile, curato il narrare, mai troppo forzato, senza troppi fronzoli, si sviluppa tra le righe rispettando pause e punteggiatura.
    Leggendo, senza distogliere gli occhi dal video, mi hai fatto ricordare del modo soave di scrivere di certi autori di fine ottocento che senza dire nulla facevano capire lo stato d'animo del protagonista.
    I miei complimenti: davvero brava. E complimenti anche per la scelta appropriata dell'immagine accostata con cura e garbo.

  2. "Lo faceva fin­ché ogni cosa per­deva i suoi con­torni e i colori sfu­ma­vano nell’ambiente intorno, in un’immagine dai tratti irre­go­lari, che avvol­geva le figure e gli ele­menti davanti a lei."
    BELLO... UN'IMMAGINE CHE MI RICORDA IL MIO ESSERE BAMBINA, GRAZIE!

  3. bello davvero Marisa. Frammenti che ha impresso bene nella sua mente e che sono con molta probabilità i suoi ricordi più veri e belli.

  4. Grazie di cuore per i vostri commenti.

  5. Pierluigi è stato più che esaudiente, grazie a te di averci donato immagini ed emozioni di un tempo lontano...

  6. vero Marisa davvero bello... mi hai fatto ricordare un giorno che mio nonno mi era venuto a prendere a scuola e mentre camminavamo mano nella mano io chiusi gli occhi pensando che volevo imprimere quel momento nella mia memoria e ricordarlo per sempre anche quando lui non ci fosse più stato e infatti lo ricordo ancora...

  7. Ricordo che sa di antichi sapori e sensazioni che, perse nel tempo, rimangono in vita proprio grazie a chi ha saputo coglierli e custodirli.
    mi ha ricordato quando mia nonna e le comari del vicinato giocavano a tombola d'estate coprendo le cartelle sdrucite con i fagioli :))
    bel momento che mi hai regalato, grazie Marisa !!

  8. Penso che i bambini vivano molto intensamente le emozioni e le relazioni con le persone che amano.
    La conferma è che tutti, più o meno, portiamo dentro di noi un ricordo di qualche momento particolare
    in cui ci siamo sentiti così bene da aver desiderato durasse per sempre.


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