Il cuore nella mano

Racconti elllerre

Si incontrarono nell’unico modo in cui le persone dovrebbero incontrarsi, per caso.

Nessun appuntamento, nessun orario. Due anime trasportate nel punto esatto dove tutto si incrocia. Dove tutto riparte.

La strada affollata, il cielo plumbeo carico di pioggia, una cornice di fretta e acqua contornava le sagome dei loro corpi infreddoliti e bagnati.

Erano in direzioni opposte come sempre. Ma erano sotto lo stesso cielo, senza saperlo.

Alzarono gli occhi dall’asfalto puntellato di riflessi, solo un attimo, solo in quel momento.

“ Ciao” le disse lui fermandosi di colpo e sorridendo.

“Ciao” gli rispose lei con un sospiro felice e spostandosi i capelli.

Si avvicinarono lentamente, chiudendo in uno spazio piccolo di sampietrini il mondo intero, un mondo fatto di fili colorati che si portavano appresso da troppo tempo, tanto per non dimenticarsi la strada che non avrebbero mai ripercorso. E che si concludeva in quel punto esatto. In quel momento.

Si riconobbero come si riconosco gli animali, all’olfatto, l’aria era cambiata e non si sentivano rumori, il tempo era fermo su di loro. Un occhio di bue fisso all’incanto.

“ Stai bene, ti vedo bene”aggiunse lui imbarazzato, ma pensava, sei tu .. sei tornata …stringimi ti prego, abbracciami più forte che puoi, dove sei stata fino adesso, cosa hai fatto, cosa ci è successo, guardati sei tutta bagnata, sembri stanca, e Dio ..come sei bella.

“ Grazie anche tu” gli rispose timidamente lei“ stai bene” ma pensava,sei tu …sei tu, io riconosco ogni centimetro del tuo viso, sei tu, dove sei stato, cosa hai fatto, perché non ci parliamo più? Cosa è successo? Questa mattina dormivamo nel letto insieme, e tu mi dicevi non mi guardare, e ridevi, forse non era questa mattina, era un secolo fà, un anno fà, un mese fà, ma eri tu, Dio ti prego dammi la forza di fermarlo con il braccio qui, ora….fermo qui, resta qui, non lo sai quanto ti ho pensato io, un milione di volte ti ho chiesto di andartene, un milione di volte sei tornato tu..

“ Sei tornata in città, per quanto?” disse lui passandosi una mano fra i capelli.

Lei non disse nulla, non riusciva a dire nulla che non umiliasse i suoi pensieri, lo guardava e sembrava che pregasse, le passarono nella mente mille luci o lacrime, non lo sapeva.

E tutto quel tempo che era passato addosso ad entrambi ora pesava,  come pesa un cappotto di lana bagnato quando cerchi di attraversare il fiume dei ricordi.

E non riesci a muovere un passo.

“ Per sempre.” gli disse guardandogli le mani.

E le  mani di lui stringevano le chiavi della macchina, il suo portachiavi con il marchio di fabbrica, in acciaio e tempo speso a sentire musica e a guidare lontano.

 “ Ce l’hai ancora…”  gli disse lei indicando con un sorriso il portachiavi e pensava, lo sai che quel giorno, sono corsa sotto la pioggia, una pioggia come questa, perché volevo che tu avessi il portachiavi per la macchina nuova, e nessuno l’aveva, ed io giravo per negozi come una bambina ma quanto ero felice, lo sai, pensavo ad ogni giorno che avessi visto quel portachiavi penzolare dal motorino di accensione, pensavo che ogni giorno ci avresti fatto caso, e non avresti mai saputo della pioggia che c’era quando l’ho comprato, di come l’ho messo in tasca e sono corsa a casa, di come salivo le  scale a due a due, e del basilico sul davanzale, e del fiatone per arrivare prima di te e mi ricordo, mi ricordo sai, lo sguardo che avevi, quando la sera, dovevo essere davvero bella mentre ti guardavo perché tu eri una meraviglia.. tu eri...”

Si ce l’ho ancora” disse lui serio e pensava”lo tengo sempre in tasca, lo sai? Spesso me lo dimentico o non ci faccio caso, ma quando sono sopra pensiero fra la gente, infilo sempre una mano nella tasca e ci gioco, mi ricorda te, perché io cammino Amore, parlo con la gente, e tutto quello che penso è che non sei tu, io ce l’ho ancora, perché sei tu. Io ho ancora te nelle tasche e sotto la pelle.”

Ora devo andare” disse lui “ mia moglie mi aspetta all’angolo.”

“ Oh certo” rispose lei. Ma non guardò l’angolo, non guardava niente, sentì improvvisamente freddo e aveva smesso di piovere, peccato, neanche l’ombrello da aprire e coprirsi il viso come una barriera impenetrabile.

“ Allora ciao” le disse con un cenno della mano.

“ Ciao” rispose lei fingendo comprensione e dignità.

Arrivò fino all’angolo di corsa, sua moglie lo aspettava guardando una vetrina.

“Andiamo?” “ Si” disse lui.

Si girò, e la vide li, bagnata e ferma sul marciapiede.

Lei lo guardava e mentre lo guardava lo accarezzava e mentre lo accarezzava lo riportava a casa e in posti lontani da qui, che aveva provato a cancellare e forse c’era anche riuscito qualche volta, ma lei rimaneva la donna della sera, a volte le sembrava di vederla infondo alla strada, dalla sua finestra.

Ferma come rimane ferma adesso, di una tenerezza da togliere il fiato.

Forse la gente infelice guarda dalla finestra.

Ma lui non era infelice, aveva una moglie bellissima, aveva un lavoro, una bella casa, ma lui guardava dalla finestra.

Lei gli fece di nuovo cenno con la mano, da lontano, pensava a quanto è strano l’amore che mette sempre delle parole dove avevi previsto il silenzio, che voleva fermarlo, che voleva che un mondo parallelo e perfetto prendesse lei per mano, e il pacco che portava, pensava che non è vero che nessuno si merita a vicenda il fatto è che non ci si impegna abbastanza.

Non si era impegnata abbastanza. E ora lo vedeva andare via. Pensò a quanto lo amava ancora. E a quanto non si erano capiti, lasciandosi andare alla deriva alla ricerca di un’altra verità. Pensò ai post it, ai libri, al caffè, alle risate, alle telefonate, a cosa era successo e non se lo ricordava più, lo guardava e non lo ricordava...

Pensò che se questa avesse dovuto essere l’ultima volta che lo vedeva che almeno fosse un sorriso l’ultima cosa che avrebbe dovuto vedere di lei.

 

Alzò la mano, e sorrise.

Lui gli fece un cenno e sorrise, sollevato.

Dolcemente le mani di lei si unirono a formare un cuore.  

Un mimo improvviso. Il tuono del silenzio squarciò l’aria.

Lui si girò, chiuse gli occhi, e cominciò a raccontarsi tutto quello che non si era mai detto.

Si raccontò la verità.

 

 

elllerre
Sono fatta di farina e del profumo delle arance, di un milione di parole lasciate al sole e di nuvole calpestate. Sono fatta di pugni chiusi e di strade strette e in salita. Sono fatta di un fiume di città, di vento e di sorrisi aperti. Sono fatta di pensieri. Sono fatta di pancia.

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3 Commenti

  1. Sono col cuore in mano... bellissimo!
    Non ci sono altre parole per commentarlo.


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