Il Dragone indaga in una Milano fatta di intrighi e vendette

Recensioni Vito Tripi

di Vito Tripi

Con il termine Dragone, e non mi riferisco a mostri mitologici o di GDR, s’indicava, nel XV secolo, un archibugiere a cavallo; più tardi questo vocabolo si utilizzò per designare un militare di una specialità della cavalleria che ebbe nel periodo napoleonico la sua massima e più gloriosa espressione. Nei tempi moderni la denominazione è rimasta, in alcuni eserciti, ad indicare unità militari dotate di mezzi corazzati leggeri ed adibite a compiti di esplorazione e pattugliamento. Esistono unità di dragoni negli eserciti statunitense, britannico e canadese. Nell'esercito svizzero le unità di dragoni a cavallo furono abolite nei primi anni settanta, e riconvertite in unità di granatieri corazzati.

Figura affascinante e romantica che rispetto ai più famosi cosacchi e ussari, questi ultimi resi celebri dal romanzo di Jean Giono L’Ussaro sul tetto, sinora è stata tratta molto poco e in letteratura e al cinema. Ci pensa Luca Gandolfi col suo Il Dragone, edito dalla Mursia, che ci trasporta in una Milano d’inizi ‘800 in pieno fermento napoleonico. Due misteriosi e orrendi episodi incrinano il quadro idilliaco: appena fuori dalla cerchia delle mura, vengono ritrovati gli scheletri perfettamente spolpati di due neonati deformi. Il giovane capitano dei dragoni di Napoleone, Xavier Danceny, viene incaricato delle indagini. Alla testa di una strana task force d’investigatori composta dal tenente Marcel Brignac, l'ex prigioniero scozzese Stevenson e la giovane marchesa Cristina Frascati, il capitano s'immerge nei segreti della Milano napoleonica dove dietro i salotti mondani e letterari si nasconde una torbida vicenda di amori proibiti e di innocenze violate. Duellando con misteriosi bravi dal tricorno e dalle maschere nere, in mezzo a ritrovati alchemici quanto mai pericolosi Xavier rovisterà nel torbido di una storia fatta di vendette e di depravazioni non tanto distante dalla nostra cronaca nera attuale. Scritta con uno stile coinvolgente e fresco Il Dragone è un giallo storico che conquisterà in breve il lettore. Ma per sapere qualcosa in più abbiamo parlato con l’autore Luca Gandolfi.

 

Cominciamo col romanzo storico, qual è il suo, oggi sta vivendo una nuova giovinezza in Italia specie per quanto riguarda il Genere. Secondo lei questo trend positivo andrà avanti ancora a lungo o è destinato ad esaurirsi?

Suppongo che, com’è sempre esistito, così andrà avanti fino a quando andrà avanti il romanzo. Anche se oggi siamo soliti considerare il romanzo storico come quel genere di racconto lungo in prosa nato con Walter Scott (ed in realtà non è nemmeno stato lui il primo a scriverne, nemmeno nel periodo romantico), storici sono anche molti racconti del Decameron ed i poemi e i romanzi cavallereschi rinascimentali; d'altro canto, fin da bambini siamo abituati a che le storie inizino con c'era una volta. Differente, nel corso del tempo, è stato l'approccio alla storia: come durante il romanticismo andava la tragedia d'ambiente medievale, oggi va molto il giallo, com'è il caso del mio romanzo; anche se nel mio ho voluto aggiungere elementi da un certo tipo di romanzo storico, quello sì oggi un po' dimenticato, che aveva un grande successo tra la fine dell'Ottocento ed i primi decenni del Novecento: il cappa e spada. Come dico nella dedica capitani coraggiosi, eroine intraprendenti e villains in tabarro nero; ed una buona dose d'umorismo, sperando d'esserci riuscito.

 

Come mai la scelta di un Dragone come protagonista e come location la Milano del 19° secolo?

 

Milano, oltre ad essere la città in cui vivo, è quella in cui sono nato, il cui dialetto ho appreso in casa dei nonni e della quale frequento il Circolo Filologico; una città che porto nell'anima nel suo aspetto di una volta comprese le nebbie, il risotto con lo zafferano, l'umorismo popolare, la sobrietà borghese e la generosità di quell'aristocrazia illuminata che era dei Verri, di Manzoni e di Beccaria. Il Diciannovesimo Secolo, insieme al Diciottesimo, è il periodo storico che amo, di cui colleziono e leggo centinaia di romanzi oggi dimenticati; nel quale vivo, a volte, forse un po' troppo a lungo, immerso nelle mie letture e nel mio girovagare per la città alla ricerca delle suggestioni che ci ha lasciato. L'idea del dragone napoleonico come personaggio, invece, e con lui la citazione di alcuni altri personaggi e luoghi, mi è venuta dalla lettura di alcune pagine di Cento Anni di Giuseppe Rovani, una storia romanzata di Milano dal 1750 al 1848 scritta dal padre della Scapigliatura meneghina.

 

Ora parliamo di altri personaggi della storia: Cristina, che è una sorta di suffragetta ante litteram, e il poliedrico Stevenson che può essere anche un omaggio al padre del Dr. Jekill?

 

Sì, il capitano Stevenson è un omaggio al papà del dottor Jekill, almeno per quanto riguarda il nome; ma come carattere e persona è soprattutto un omaggio a Walter Scott e alla Scozia di quel periodo. Cristina, invece, indubbiamente se fosse nata un secolo dopo sarebbe stata una suffragetta; al proprio tempo, invece, è la giovinetta romantica a tutto tondo, "testa calda" ed entusiasta di tutti quei romanzi e di quelle idee che arrivavano dalla Francia e dall'Inghilterra e che avrebbero fatto il futuro. Simile a lei, anche se contrapposta nel suo essere simbolo dell'illuminismo razionalista e libertino del secolo precedente, è la zia Teresa Velasco. Ma forse, molto più semplicemente, dovrei che Cristina è il tipo di ragazza che, da quand'ero adolescente ad oggi, ha sempre avuto il potere di farmi innamorare.

 

Lei nel suo libro inserisce dei cammei per Foscolo e Manzoni com'è stato gestire personaggi di questo calibro?

 

Le dirò di più: c'è anche Berchet, che ai tempi usava ancora il suo vero nome di Riccardo Michelini. Mi sono divertito molto a scrivere di loro, dopo aver appreso e fatto mio il loro modo d'essere e di parlare quotidiani tramite infinite pagine di diari ed epistolari; alla fine, ragazzi del 1802 con tante ambizioni letterarie e tanta voglia di cambiare il mondo con la loro penna: ci sono passato anch'io, anche se si era alla fine del Ventesimo Secolo. Inoltre, in letterature come quella anglosassone, esiste una lunga tradizione di personalità sacre della storia e della letteratura riportate in tutta quella che doveva essere la loro vitalità originaria, spesso con ottimi risultati: si pensi a film come Shakespeare in love.

 

Prossime iniziative editoriali?

 

Ho diverse idee, ma confesso che più di tutto mi piacerebbe raccontare ancora tante altre avventure di Xavier e di Cristina.

 

TITOLO: Il Dragone

AUTORE: Luca Gandolfi

EDITORE: Mursia

PREZZO: € 17,00

ANNO: 2012

PAG: 250

Vito Tripi
Vito Tripi
Vito Tripi collabora con l’Agenzia Stampa Deigma Comunicazioni specializzata in uffici stampa culturali, religiosi, sociali e tecnico-scentifici, con le Riviste “Charta Minuta” e “Storia del ‘900” “L’idea il giornale di pensiero” Dal settembre 2007 è opinionista cinematografico per l’emittente TeleVita nel programma “Lungometraggio” Ha curato la Rubrica Cinema e Libri per il periodico on-line www.nannimagazine.it Cura la Rubrica d’arte “Gallerie Romane” per la radio Vaticana nel programma “Attualità della Chiesa di Roma” Cura la Rubrica Arte&Libri per il mensile “Il Giornale del Lazio” Curatore della manifestazione letteraria “Genius Loci” presso la Facoltà di Lettere dell’Università di Tor Verga

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