Ieri ha piovuto tutto il giorno. Una pioggia torrenziale che sembrava voler spazzar via le tue malinconie, ma ancora non ci è riuscita. Direi che le ha solo cullate e nulla più. E stamattina mentre dormi esausta nel letto degli ospiti nemmeno ti accorgi dei raggi di sole che si posano lievi sul tuo viso illuminandolo. Sei bella ma non lo sai. E non solo per la tua pelle liscia, le labbra carnose e ben delineate. Non sono nemmeno i tuoi occhi grandi e verdi o il tuo taglio di capelli sbarazzino.
Sei tu, come sei dentro. Io lo vedo quanto sei bella, ma non serve a niente. I tuoi occhi sono spenti da tempo. Non c’è tramonto o alba o avvenimento speciale che riesca a farli brillare, come quando eravamo bambine. Come quando tutto era ancora possibile per me come per te.
Cosa è successo? Cosa ti mette così tanta paura?
Me lo chiedo io, te lo chiederai anche tu.
Il passato è un brutto fardello da portarsi addosso, soprattutto quando i ricordi sono salati come le lacrime che versavi ogni volta che tua madre non faceva la madre. Amari come tutte le carezze che lei ti ha negato. E anche se di nascosto tuo padre ti abbracciava, il fatto è che lo faceva di nascosto quasi a vergognarsi di un gesto che dovrebbe venire naturale.
Le estati le passavamo sempre insieme, io e te, da me. Lontani da quella famiglia che non sapeva amare, ma troppo presenti nella mia, dove invece di amore ce ne era talmente tanto che soffocavamo. E ogni carezza di mia madre era una pugnalata in pieno petto perché sembrava incoerente con quanto ricevevi da chi diceva di amarti. O forse non te lo hanno mai detto?
Quando a venti anni sei andata via di casa ti avevo proposto di stare da me. Ricordi?
Quel giorno hai smesso di guardarmi negli occhi e sei sparita con il tuo viso triste e un sorriso malinconico che ti porti avanti da una vita.
Hai bussato alla porta solo ieri. Quindici anni, non sono una manciata di secondi, ma per te lo devono essere stati o almeno lo spero, perché altrimenti sono stati più duri di un inferno. Eri bagnata come un pulcino. E non sapevo dire dove si fermava la pioggia e dove cominciavano le lacrime.
Ti cullerò e coccolerò. Scalderò il tuo cuore e nutrirò il tuo esile corpo. se me lo permetterai.
Ma la tua anima solo tu puoi salvarla.
bella Mariella, mi hai commosso, spero che il destinatario della lettera riesca a sollevare di nuovo le sue ali.
..mari... è una ninna nanna...