il sogno di Cortes

Racconti Nicola Eboli

Erano bagliori. I BAGLIORI di luci lontane…
offuscate dai fumi che fuoriuscivano dai larghi boccaporti.
Odore di nafta un po’ dappertutto.

Ci si concentrava sul ponte. Ci si sforzava di considerarsi vivi. Svegli.
Si faceva a gara a sporgersi dalle murate - in cerca di un orizzonte qualsiasi  in cui riporre le speranze.

Io guardavo gli altri… che guardavano nel buio…
Quand’è che avevo iniziato a sognare. E quando avevo smesso.

La partenza quella si. Quella la ricordavo nitidamente.
Potrei dire… quasi con assoluta sicurezza che non l’ho sognata.

Si parlava do scriver cartoline. Ricordo l’ultima sigaretta prima dell’ imbarco
Il disgusto della nicotina sulle gengive. Mi dissi che sarebbe stata l’ultima.

Non ho più fumato da allora… ma il colore dei miei denti mi dice che fumavo una volta.
Poi la sirena accelerò i battiti dei nostri cuori.

La prima notte di viaggio fu insonne. Lo fu per tutti. Troppa eccitazione.
Fu dopo qualche giorno... appena che gli odori degli altri mi furon noti…
Che presi confidenza con la branda. Ed iniziai a sognare.

Furono i rumori della festa a destarmi. Il ponte era irriconoscibile.
I clown iniziavano i loro numeri. Fra il comico e l’acrobatico…
Ma nessuno finì in mare quella notte. Nessuno scivolò sulle pozze di vino. Gente abituata a star sui
ponti delle navi era quella.

Dopo un po’ mi appartai con una.

Ah se fu sesso!! OGGI A RACCONTARLO HO ANCORA I MUSCOLI CHE MI Dolgono

Ma ricordarlo ora è un'opzione. Che neanche dovrei esser qui.
Ovviamente a men che non stia sognando. Ancora.

E già.

L’ultima cosa che ricordo è l’albero che si spezza. L’urlo strozzato del nostromo. La lingua nella sua bocca che si trancia di netto. Meglio così. Semmai qualcuno dovesse chiederlo non potrei rispondere.
Tre giorni. Non meno di tre. Lo so perché intacco il legno. Ad ogni luna che vedo.

E quindi son tre giorni che ci sto attaccato..
Ma è difficile con questi granchietti dappertutto che mi pizzicano le dita in continuazione.
Per fortuna la stagione è propizia per i naufraghi. O sarei già morto di freddo.

DISSOLVENZA

.… E ancora!!! Granchi di m…. però sono all’asciutto. Sulla sabbia. Oddio più rifiuti che spiaggia.

Odori di plastiche sciolte dal sole. Catrame e alghe secche. Portato dal mare come uno dei tanti rifiuti.
A riva. Quale ancora non lo so. Ma a riva. All’asciutto. In salvo.
La puzza è insopportabile. Ma non credo che mi alzerò per adesso. La curiosità di capire dove sono
non è il mio bisogno più impellente. Per adesso. Abbracciare e baciare questa tanica oleosa e
puzzolente lo è.

Poi finalmente. Attesa e puntuale una carrozza mi viene a prendere.
I pesanti drappeggi dei velluti mi impediscono di guardar fuori la strada. Ma i sussulti delle ruote
ne rivelan la natura… strade poco battute.

Niente scalpiccio di zoccoli. Niente motore. Eppure so che stiamo andando.

Così come avverto il finecorsa.
Il silenzioso cocchiere dai baffi color argento mi apre la portiera inchinandosi al passaggio su
traballanti predellini.

Gli apostrofo un grazie a cui non replica.

Potrei insistere. Lamentando la sua maleducazione… ma la scalinata d’avorio innanzi a me mi toglie il…

… Fiato…
Scalinata fra me e il mio ingresso in società.
Scontata come immagine. Visione da romanticismo tout court.

A favor dell’occorrenza mi dirigo in opposta direzione.
Costipazioni dell’ultim’ora mi convincono a cambiare direzione e a tornare indietro.

Sarà vendetta. Ah!… certo. Lo sarà. Non vedo padri confessori… onanismo necessario il loro.
Si appicchi il fuoco alla capitale. Solo per un po’ di sollievo.

Veder quei corpi bruciare e contorcersi goffamente. Mettere a tacere l’esacerbante Nemesi che s’è domiciliata… abusivamente… sulla spalla.

Nacqui già Assassino. Lo scoprì assai presto chi si permise il più vigliacco degli schiaffi.
Virtù coltivata questa… non credetti fosse indispensabile coltivare affetti d’ogni sorta. Meglio perdersi e riconoscersi in quel breve attimo in cui gli occhi dell’agnello ti ringraziano.

Fine delle sofferenze amico mio!
Con una vigorosa stretta di mano. L’ultima.

DISSOLVENZA.

Nicola Eboli
Nicola Eboli
teatrante

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10 Commenti

  1. ....mi sento anche io stordita...frastornata e un po' senza fiato....ma incuriosita e affascinata...l'apocalisse è ineluttabile?

    • è un po' una deformazione mentale la mia... ma certi punti mi evocavano catastrofi ecologiche...addirittura i muscoli indolenziti? Il mare ra davvero in tempesta 😉

    • che bello Karen! Stiamo riprendendo tutti a pubblicare...come una sinfonia...mi fa pensare a quando studiavo canto tre anni fa e, con il mio insegnante, avevamo provato un esperimento di circle song.... lui suonava..io rispondevo con vocalizzi e lui con la musica.......

      tu e Mariella (e Antonio) ci state orchestrando davvero bene !!!

      • Noria io direi che word shelter è una pagina bianca che attende di essere colorata con le emozioni delle parole... ognuno di noi/voi lascia qualcosa di sé che riempie gli spazi e fa aprtire la fantasia verso lidi lontani.
        Adoro poi l'interagire, il comunicare nonché scoprire i diversi punti di vista...

        • ciao mariella
          ti quoto perche da tempo volevo scrivere una cosa simile, ovvero "complimenti" a questa pagina e questa idea
          il rifugio della parola e di noi che possiamo scrivere ma anche (anzi soprattutto) leggere...e lasciarsi cullare dalle parole di altri :))
          Tutto qui 😀

  2. Mi piace l'idea di cambiare idea proprio quando si è arrivati di fronte all'ineluttabile...


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