Sara aveva sempre pensato che la signora Linda fosse una megera. Colpa dei capelli arruffati e delle unghie lunghe forse. In realtà, a guardarla bene, sapeva che non era colpa della sua conformazione fisica perché quando la signora Linda si truccava e si vestiva a dovere si vedeva che era una bella donna. Non bellissima, ma sapeva fare la sua figura. L’importante era farle tenere la bocca chiusa. Perché la signora Linda non sapeva parlare. Non conosceva l’italiano e tanto meno la distinzione fra le normali parole e le parolacce.

Nel palazzo si diceva che la signora Linda fosse una prostituta e Sara pensò che era colpa di tutto quel rossetto rosso che si metteva sulle labbra e la matita nera che andava a mettersi tutto intorno agli occhi. Forse era anche colpa delle magliette scollate che mettevano in evidenza un seno prosperoso e le gonne con lo spacco che lasciavano le lunghe cosce scoperte.

Per Sara però la signora Linda era più megera che prostituta. A quei tempi Sara non sapeva bene cosa volesse dire prostituta, sapeva che era qualcosa di non molto buono, ma conosceva il termine megera perché lo aveva letto in un racconto nel libro di antologia di scuola. La maestra aveva spiegato alla classe che in quel caso era sinonimo di strega e Sara aveva subito pensato che in fondo la signora Linda potesse essere una strega.
Lo aveva pensato una sera che erano sole in casa lei e la mamma. Il papà era in fabbrica a fare il turno di notte. Era una nottata fredda e il vento fischiava da ore. Fischiava talmente forte che muoveva le tapparelle della finestra del salone. La signora Linda aveva suonato il campanello e la mamma aveva detto a Sara di andare ad aprire. Se l‘era ritrovata davanti alla luce fioca del ballatoio, struccata, dalla pelle bianca come la luna. I capelli erano lasciati a sé stessi, non raccolti come di consueto in una cipolla o una treccia. Gli occhi erano rossi e il suo alito puzzava leggermente di vino.
«Posso entrare?»
Sara era rimasta ferma sulla porta rapita da quell’immagine che cozzava con quella della donna prostituta a cui di giorno era abituata.
«Sara tutto bene? Chi è alla porta?»
E Sara ferma immobile. In silenzio. Avrebbe voluto non aprire la porta. La signora Linda era certa che avrebbe fatto qualche stregoneria. Magari era capace di trasformarla in una rana o peggio ancora in un serpente. Aveva anche un gatto nero!
La mamma si avvicinò alla porta.
«Ah Linda sei tu. Stasera non lavori?»
«Co ‘sto freddo quello che me vado a guadagnà ce lo rimetto de medicine».
«Pensavo lavorassi a casa».
«Eh ciò provato e che non c’ho provato, ma quello stronzo der portiere l’artro giorno m’ha detto che se vede tutto sto viavai de ommini me denuncia a li carabbinnieri e io in galera nun ce vojo finì».
«Beh, magari se lo fai con accortezza».
«E che è sta accortezza? Il lavoro è lavoro e io so la mejo sulla piazza. È che er portiere se la sogna una come me e siccome che nu je l’ho data gratise ora me se mette contro. Ma lo sai come funziona, se la dai una volta gratise poi la vonno sempre».
«Beh, sì, immagino tu abbia ragione. Ma dimmi, hai bisogno di qualcosa?»
«Ho visto uscì tu marito volevo solo prendeme er caffè in compagnia».
La mamma di Sara fece cenno alla signora Linda di entrare, ma prima aveva dovuto prendere la figlia per le spalle e invitarla a spostarsi perché Sara ancora non si era mossa di un passo e stava lì a guardare la megera con la bocca aperta e gli occhi sbarrati.
Le due donne erano andate in cucina e mentre la mamma preparava la macchinetta della moka la signora Linda si era seduta su una delle sedie di paglia, il braccio destro poggiato sul tavolo e la mano che ticchettava con le lunghe unghie rosse sulla formica.

Sara se ne stava sulla soglia a guardarla, a tenerla sott’occhio per essere sicura che non facesse nessuna stregoneria sulla mamma. Quella sera capì che il papà aveva ragione quando diceva che la mamma era troppo buona con tutti, anche con chi non se lo meritava. Come poteva offrire il caffè alla signora Linda? Come poteva darle le spalle così tranquillamente? Non si accorgeva del pericolo?
E poi eccole lì che parlavano, del più e del meno, di cose da donne che Sara non capiva troppo bene. Ridevano anche. La mamma sembrava a suo agio e non si accorgeva di nulla: né degli occhi rossi né delle unghie troppo lunghe o dei capelli arruffati.
«Sara è ora di andare a dormire, domani c’è scuola».
«Mamma posso andare a letto quando va via lei?»
«Oh amore, che ti succede? Tutto bene? Stai lì impalata sulla porta a fissarci. Linda e mamma hanno voglia di fare due chiacchiere da grandi e non è carino che tu ascolti. Prendi il tuo libro e vai a leggere in camera. Quando Linda va via mamma ti raggiunge e ti abbraccia forte. Puoi dormire con me stanotte, lo sai, papà prima delle otto non rientra domattina».

Sara aveva abbassato il capo e come una condannata a morte si era avviata verso la camera. Sentì la signora Linda dire qualcosa di incomprensibile, una formula magica forse per tenerla lontana e agire indisturbata.
Doveva fare qualcosa per fermarla. Qualsiasi cosa. Cosa sapeva sulle streghe? Non molto, ma qualcosa lo aveva appreso dal racconto che aveva letto a scuola. Anche come sconfiggere i loro malefizi.
Sara andò a prendere il libro di antologia e lo sfogliò fino al racconto che parlava della megera. A metà pagina c’era il disegno della donna e a guardarlo le sembrava proprio che assomigliasse alla signora Linda. Anche la strega del racconto aveva un gatto nero. Lesse veloce riga dopo riga fino al punto che l’interessava. Fece un lungo respiro e prese a saltare intorno alla poltrona in camera della mamma. E mentre cercava di imitare ogni gesto narrato la paura passava.
Corri corri nella notte, lascia fuori incanti e botte. Questa casa è benedetta non c’è posto per nessuna streghetta. Se un maleficio pensi di fare specchio riflesso te lo fa ritornare.
Sara lo fece tante volte, fino a che non sentì la mamma accompagnare la signora Linda alla porta.

Anni dopo, Sara capì bene il significato di prostituta. Capì che le megere come le intendeva il racconto del libro di antologia esistevano solo nella fantasia e se mai qualcuna venne bruciata al rogo ai tempi dell’inquisizione questo non voleva dire che lo fosse. Capì che entrambi i termini, prostituta e megera, erano offensivi e andavano a ledere la libertà della donna. Erano termini inventati dagli uomini per circoscrivere i movimenti delle donne.
Sara capì solo anni dopo che la signora Linda non era né una megera né una prostituta. O meglio, la signora Linda vendeva il piacere agli uomini che glielo chiedevano. Lo fece per tutta la vita di sua spontanea volontà anche quando ormai della sua bellezza rimaneva solo il rossetto rosso e la matita nera.

E così in un giorno d’inverno in cui il vento soffiava forte, talmente forte da piegare gli alberi, Sara accompagnò insieme a poche altre persone la signora Linda per il suo ultimo viaggio. Lo fece in silenzio e con il capo alto. Lo fece cantando bocca di rosa mentre la mercedes grigia camminando a passo d’uomo giungeva fino al camposanto.

Maria Musitano
Maria Musitano
Ritrovai il mio cuore nascosto sotto un cespuglio.

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19 Commenti

  1. bello... distanti realtà, o della realtà percezioni, che si incontrano. Quanto era diverso il mondo quando avevamo occhi da bambini? Anche ciò che è fermo cambia sempre.

    • già come cambiano le cose quando le vediamo con occhi di adulti... tutto cambia e se non cambiasse vorrebbe dire che c'è qualcosa che non va 🙂 e tu lo sai bene...

    • bella lettura, porta indietro nel tempo...risalta innocenza e ingenuita' che ora vanno scemando...sono tornata un po bambina..
      ,

  2. ...un pezzetto d'occhio da bambino cerco di conservarlo sempre, altrimenti si smette di crescere no? 🙂

    • pienamente daccordo Riccardo... e sai, con i bimbi piccoli ho ritrovato quel punto di vista che era celato... e guardare il mondo con occhi di bambino è la magia che continua a vivere e a rendere tutto possibile...

  3. che bello questo racconto!
    ma lascia tanto amaro in bocca...

    • grazie Maric. L'amaro in bocca fa parte delle nostre vite e sono felice di averlo trasmesso attraverso il racconto... dai che sto diventando anch'io brava... ma tu a proposito quando torni a far leggere nuovi pezzi? Sai che ti adoro...

  4. Che brutto quando i pregiudizi ci accompagno per un'intera vita, come deve essersi sentita sola e giudicata quella povera donna... ma per fortuna che Sara è divenuta una donna intelligente come sua madre e ha saputo ricredersi e liberarsi dai preconcetti...
    bello Mari, mi piace!

    • Sai Sara mi chiedo se poi alla fine Linda si sia sentita giudicata. Credo che sì, ma che abbia fatto finta di niente nascosta dietro al suo rossetto e alla sua matita nera

  5. Racconto dolcissimo e tenero... mi è piaciuto molto Mariella.
    Luoghi comuni, idee preconcette, parole che somigliano più ad aggettivi che a dei sostantivi, tutto questo spazzato via dal tuo bellissimo scritto. Grazie

    • grazie a te Maria Flora di passare da qui. Sono felice ti sia piaciuto. L'altro giorno si parlava proprio a cena con una coppia di amici di termini comuni e offensivi per la donna. Sono una miriade e fanno parte del parlare comune. Noi donne siamo le prime ad usarli. Fa parte di noi e del nostro bagaglio culturale vecchio di millenni ormai. E ho pensato di parlarne a modo mio con un racconto.

  6. Un racconto educativo, contro i pregiudizi e le ignoranti cattiverie gratuite.
    Sara ha avuto dalla madre un importante insegnamento: guardare al cuore
    della gente e non alle apparenze.
    La conclusione del racconto lo dimostra.
    Bella storia, tra magia, fantasia e realtà. Brava come sempre Mariella!

  7. Superlativo Mariella ...... mi è piaciuto molto !!

    Mentre leggo riesci a farmi vedere certe situazioni immaginando volti e personaggi .....

    Ad onor del vero devo dire però che in molti casi voi donne riuscite a "circoscrivervi" molto bene anche da sole ...... sempre pronte ad apostrofare quella o quell'altra in alcuni modi ....... ovviamente sto generalizzando !!

    • verissimo Marco, noi donne siamo le prime ad essere maschiliste nei confronti di altre donne... secoli e secoli di dominio maschilista ormai sono il nostro bagaglio culturale.... e io per prima mi rendo conto che a volte devo pulirmi da pregiudizi e cattiverie

  8. Molte volte mi son chiesto, se fare il più antico "MESTIERE" del mondo sia l'EROISMO della DISPERAZIONE o il CORAGGIO nello scegliere "CONSAPEVOLMENTE" una STRADA non gradita a MOLTE/I , in entrambi i casi sono arrivato alla conclusione che un personaggio come la signora LINDA, ha più "ATTRIBUTI" di quelli, che VOLONTARIAMENTE la "CERCANO" per poi nascondersi dietro il PARAVENTO del perbenismo SOCIALE...IPOCRITA!!
    Complimenti, Mariella, accanto alla "CRUDEZZA" del personaggio, convivono l'innocenza di un'età che il tempo "AGGIUSTA", la SAGGEZZA di una madre che sa di avere a che fare con un ESSERE UMANO!
    Splendido il finale. Grazie.

    • Rispondo forse con un po' di ritardo Orazio. Grazie a te del tuo commento che mi trovo a condividere. Non giudico il mestiere più antico del mondo, se fatto per scelta e non per costrizione come spesso accade lungo le strade delle nostre città. Credo fermamente che l'apertura delle vecchie case chiuse sarebbe una scelta sensata. Volevo parlare di loro e l'ho fatto attraverso Sara e i suoi ricordi di bambina e poi di donna adulta.

  9. mia cara il tuo racconto mi piace molto, hai affrontato un argomento difficile con molta dolcezza, inoltre condivido pienamente le tue opinioni riguardo alla supremazia maschile che nei secoli ha fatto di ttutto per dividerci e metterci in competizione, e poi non è vero che la prostituzione è il mestiere più antico del mondo, anche questo lo hanno stabilito, sicuramente, degli uomini....


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