Qualcosa non andava. Me lo diceva il mio stomaco che si contorceva su se stesso da tre settimane.

Me lo diceva anche la testa che martellava appena aprivo gli occhi come se qualcuno ci stesse lavorando dentro con un martello pneumatico.

Qualcosa non andava, ma io non sapevo cosa. Avevo indizi sparsi per la casa.

Ne scovavo ovunque. Uno era saltato fuori dal cassetto delle mutande, l’altro era annidato fra la polvere secolare sotto al mio letto. Il più grosso scendeva dal lampadario della cucina. Lo stop sul soffitto avrebbe ceduto sotto il suo peso da un momento all’altro se non lo avessi tirato giù e adagiato sul divano di finta pelle del salone, accanto ad altri due.

Avevo acceso la televisione per distrarli un po’. Mi ero accorto che i programmi del primo pomeriggio erano quelli che gradivano di più. Li vedevo anche ridire di tanto in tanto della demenza di cui erano spettatori.

Qualcosa non andava, avrei dovuto osservarli meglio i miei indizi, quando ero ancora in tempo.

Tempo. Qualcosa non andava. Indizi.

Mancanza di attenzione. Incapacità di affrontare i problemi. Uno struzzo che affonda la testa sotto la sabbia.

In televisione una vecchia ballava chiusa in una tutina fucsia aderente. La pancia flaccida andava ora a destra ora a sinistra, ora su ora giù. Gli indizi se la ridevano di gusto mentre io avevo perso il gusto di ridere.

Li lasciavo sul divano. Sembravano appagati. Avevano fatto il loro lavoro. Erano saltati fuori dagli anfratti bui della mia mente.

Avrei dovuto studiarli, interrogarli.

Non potevo. Non volevo. Non sapevo più come si faceva.

Il martello pneumatico continuava a lavorare nella mia testa. Dovevo mandar giù una pasticca. Dovevo sciogliere una bustina di qualcosa in poca acqua. Ma lo stomaco era ormai uno straccio strizzato. Non bastava il lanzoprazolo a dargli e darmi una tregua e di me era rimasto solo il riflesso di un uomo.

Sprofondavo nel divano insieme i miei indizi e insieme ci perdevamo nelle immagini che lo schermo trasmetteva senza la minima vergogna.

 

Maria Musitano
Maria Musitano
Ritrovai il mio cuore nascosto sotto un cespuglio.

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9 Commenti

  1. Meglio questo del Roitol...

      • ho visto tutte quelle pillole colorate e non ho saputo resistere. anyway bella reale. ti vedevo e vedevo il divano e pensavo : ma che ti ha preso anche a te sta gastroenterite del cazzo? anyway

        • Per un po' di tempo ho preso il lanzopeazolo e il divano nella realtà è occupato dai gatti...

  2. ah che vita sarebbe senza lansoprazolo... ne faccio certe scorpacciate... a proposito mi è finito devo ricomprarlo! 😉

  3. A parte la farmacopea mi è piaciuta la frase "qualcosa non andava" ripetuta più volte. C' è sempre qualcosa che non va come dovrebbe, c'è sempre da aggiustare il tiro, limare qualche spigolo, arrotondare qualche angolo. C'è sempre da remare contro un'entropia che forse, dovesse finire, ne sentiremmo la mancanza.
    Un saluto entropico a tutti.

    • Sì Guido, è così, giusto anche che lo sia. A volte le medicine sembra aiutino, ma non sono loro che limano gli spigoli, lì ci si deve armare di lima e buona volontà.


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