Io credo che l'orrore dell'essere umano contro il suo simile
cominci dalla banalità e dalla superficialità delle parole che pronunciamo
quando non sappiamo andare oltre noi stessi,
e dal nostro orecchio che non ascolta altro che il solito discorso interiore
che in noi stessi puntualmente si ripete.
Forse è in questo "essere sordi all'altro",
e nella strumentalizzazione delle parole che ne consegue,
che s'annida il germe d'ogni guerra.
Esso è in ogni dicotomia, e soprattutto in quella "io/tu".
Credo profondamente al dialogo come strumento di pace.
Interiore, innanzi tutto: quante volte io non so ascoltarmi davvero?
Quante volte rinnego persino me stesso?
Sto davvero cercando di superare i miei limiti,
o sto giocando ad ingannare persino me?
Sto cercando di capire cosa vuol dirmi il mio ambiente,
o l'ennesima batosta della mia vita,
o quel segnale,
o sto chiudendomi nuovamente nel non voler ascoltare?
Spesso non ascoltiamo neanche il nostro corpo.
(Ampissimo argomento, ma ora desideravo solo scrivere una breve riflessione...
uno spunto di riflessione, nient'altro.)
Elena Condemi
argomento ampissimo sì