‘Produci Consuma Crepa’. Le parole dei vecchi ‘stalinpunkemiliani’  CCCP sembrano risucchiare gran parte dell’esistente, a partire dal rapporto dell’essere umano con la madre terra e tutto ciò che la abita, la colora, la rende viva  in armonia con l’avvolgente universo che dal canto suo  la culla, l’ abbraccia e la scuote nell’eterno rimescolarsi e crearsi.

Oggi quando si parla di ambiente si riduce tutto al mero tema dei pur importantissimi e non privi di contraddizioni mezzi energetici, che siano pannelli solari o  pale eoliche poco importa, si lascia fuori tutto ciò che riguarda  in profondità il rapporto dell’uomo con la natura.  Non trovano spazio le sensazioni, le simbiosi,  l’eros, la passione, le emozioni e le filosofie,  tutti quei  semi  di vita racchiusi in quel frutto che è  l’intimità comune del vivere e rapportarsi tra esseri ed entità sensoriali, animate.

La forza rigeneratrice e turbolenta delle catarsi naturali come i  minuscoli e docili pollini al vento possono essere madri di una diversa consapevolezza di sé, degli altri e dell’ambiente nel senso più globale, nella ricchezza del vivere. Siamo scorci di un quadro in continuo ridipingersi. Poesia, musica e racconto che si rinnova ogni istante  con il moto del vento o il rumore della pioggia. Oro da cogliere e contemplare.

Una volta che avremo l’ energia pulita, pur auspicabilissima, che per il bene comune ci farà vivere più a lungo risparmiando  con minor inquinamento, che ce ne faremo  se non  riprenderemo  il tempo per alzarsi al mattino e passeggiare a piedi nudi su un prato bagnato? Se non avremo il coraggio ed il piacere di amarci su un letto d’erba viva accompagnati dal canto dei grilli? Se non alzeremo più spesso gli occhi al cielo per emozionarci delle stelle? Se tutte queste infinite ed arricchenti possibilità percettive continuassero ad esser sempre più dimenticate? Fino a rendere aridi e di roccia friabile cuori rossi un tempo capaci di pulsare.

Considerare l’ambiente soltanto all’interno della logica nel mero risparmiare per produrre e consumare di più, può far crepare gran parte della sensibilità e della capacità percettiva umana.

Alberi, odori, rumori, immensità del cosmo e minuscole esistenze in un grumo di terra all’angolo di una parete sono doni reciproci e straordinari. Troppo, davvero troppo spesso non considerati da chi vive correndo incentrato su se stesso più di quel che afferma,  incollato su una  superfice che non ha orizzonti, senza sentirsi parte della madre terra e del cosmo,  perso in un rincorrere tanto incessante quanto limitante.  Si costruiscono e si spendono esistenze nella ruota di una gabbia, con visioni ristrette,  pur senza ammetterlo, che lasciano vedere e sentire l’esistente solo in termini economici e di sopravvivenza, misurati dal solo metro della lunghezza della vita che null’altro misura.

L’erbaccia non esiste!

Sono gli uomini a non saperla apprezzare, quando cresce sulla sabbia formando dune che trasformano il ponente in un gradevole ponentino proteggendoci e deliziandoci, quando il canneto permette al fiume di scorrere verso il mare, mantenendo la sua forma migliore evitando che si gonfi  per  esser costretto a saltare argini artificiali che, come bottoni  di abiti stretti,  contengono ma stringono e finiscono per staccarsi e far strappare il vestito. Quello spazio verde in città che ci sembra da sostituire con chissà quali piante,  quasi antropizzate, è  spesso invece un giardino, con fiori ed odori stupendi che aspettano, al massimo, solo una rosa che gli faccia compagnia. Quelle meraviglie chiamate erbacce spesso non  è necessario sradicarle, al massimo sfoltirle per lasciarle respirare, come si farebbe con chi vuol danzare, ma è in una folla dento uno spazio angusto, per fargli dare il meglio si sé. La vegetazione autoctona  è una bellezza che troppe volte non trova occhi e sensi capaci di goderne.

Sarà bellissimo quando verrà detto: ‘che fai oggi, sei impegnato?’ ‘Si Alessandra, sto guardando l’edera a le formiche nella fessura di un muro, ti va di passare? Ti racconto i pensieri e le emozioni che mi hanno regalato! Dai, magari se vieni a vedere anche tu ci doniamo qualche altro sorriso o qualche riflessione sulle sfumature del vivere!  Poi, stanotte, se ti va, andiamo in spiaggia a respirare nudi insieme alle onde. Sai dovrebbe esserci un leggerissimo vento e qualche goccia di pioggia... L’ideale per amarci!’

Fabio Santilli
Fabio Santilli
Compositore e producer, pianista e tastierista, autore. Amante della musica e delle parole. Oltre a collaborare con diversi artisti ha realizzato l'album solista Empathy, un viaggio strumentale in cui il mondo acustico del pianoforte e dell'orchestrazione si colora e si alterna con elementi elettronici al servizio dell'evocatività. Il suo singolo Rhythm Dance Spirituality è invece un mantra sonoro basato sulle percussioni, sul rapporto tra movimento, libertà e meditazione che queste accompagnano da sempre. Ha pubblicato la poesia 'Adesso!' all'interno del libro Quaderno 09 in allegato all'agenda Scarceranda 2014. Ha inoltre partecipato al laboratorio teatrale "rischio forte" di Luigi Morra presso il "teatro forte" al Forte Prenestino prendendo parte allo spettacolo "Non è la meta-morfosi" liberamente tratto da "La metamorfosi" di Kafka.

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3 Commenti

  1. importante spunto di riflessione, profondo

  2. Più ci allontaniamo da noi stessi e più ci allontaniamo dalla natura dimenticando la nostra, quella vera, di uomini di terra e acqua. In questo modo scordiamo di essere parte minuscola ed infinita di un tutto immenso e finito. Saluti ecologici.

  3. Mi piace molto questo tuo scritto Fabio. Già, hai ragione. Nonostante il progresso, nonostante vogliamo atteggiarci a esseri "evoluti", di evoluto non abbiamo un bel niente. Oltre a massacrare il nostro pianeta, non siamo nemmeno più in grado di fonderci con la natura, coglierne l'essenza e la bellezza che alberga in tutte le cose, anche in una crepa di un muro, anche da un filo d'erba che cresce sul cemento...


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