Letture Ambiguamente Utopistiche

Recensioni Vito Tripi

Letture Ambiguamente Utopistiche
di Vito Tripi

Per anni è prevalsa una certa critica secondo la quale: la letteratura di genere in primis non poteva essere d’autore ma solo di svago e quindi paraletteratura; in secondo luogo non poteva essere impegnata! Nulla di più falso, personalmente ho sempre ritenuto che il Genere sia quanto di più sociologico, storico e politico ci sia in circolazione! Di mio non amo i manicheismi di conseguenza non sono tra quelli che sostengono la teoria che la fantascienza è di sinistra e il fantasy di destra, a questo punto verrebbe da dire che l’horror è centrista e il giallo radicale! Ogni autore ha la sua personalissima interpretazione al Genere. Thomas Mann scrisse che “In qualsiasi discorso intellettuale è latente la Politica” cosa quanto mai sacrosanta. Ritengo anche che l’ucronia quanto la distopia siano i due filoni che maggiormente si addentrano in ambito socio-politico. Personalmente ho incontrato in maniera tardiva la via ucronica più di dieci anni fa con l’interessantissima antologia curata dal grande Gianfranco De Turris intitolata Fantafascismo. Opera oltremodo intrigante e importante poiché da essa uscì la splendida trilogia di Occidente dell’amico Mario Farneti. Al di fuori di questi lavori la letteratura ucronica è piena di titoli pregevoli e recentemente la Bietti ha pubblicato, a cura dei bravissimi Gian Filippo Pizzo e Walter Catalano, un’antologia dal titolo Ambigue Utopie – 19 racconti di fantaresistenza. Volume accattivante già dalla copertina che riporta un particolare di Metropolis di Lang. Ci troviamo di fronte ad un’opera quanto mai coraggiosa visto che in Italia tutti cercano di scrivere di politica, ma pochi ci riescono, e ancor meno hanno il coraggio di palesare le proprie idee.

I racconti presenti sono politicamente schierati a sinistra per cui il lettore è già conscio di che cosa lo aspetta nella lettura del libro, ma come ho già scritto prima non amo le chiusure mentali. Non mi piace rimanere sempre nel perimetro del “pro questo” e “anti-quest’altro”, mi piace rompere gli schemi di neri e rossi, o sinistri e destri. Si può leggere un libro non condividendone alcune idee ma questo non vuol dire che non lo si possa apprezzare! Anzi può capitare che piaccia anche di più proprio per questo motivo. Perché siamo sinceri: se un libro non fa riflettere, non porta ad un contraddittorio è lettera morta.

Ma ritorniamo alla nostra antologia dicevamo 19 autori che si confrontano con vari temi: la clonazione, lo sfruttamento del Sud del mondo, l’ingerenza della religione sulla politica, l’ecologia, passando per vari fasi storiche: dagli anni della Rivoluzione Bolscevica ai fatti di Genova del 2001. Usando anche filtri diversi da quelli molto duri a quelli alle volte anche un po’ ironici. Anche se c’è un messaggio di fondo comune in tutte le storie: la lotta contro il Potere, quel potere monocolore-incolore, mi si perdoni l’ossimoro, che svuota l’individuo della sua identità, della sua dignità, che lo trasforma in un mero consumatore.

Ora però lascio la parola ai due curatori Pizzo e Catalano e ad alcuni autori quali Francesco Grasso, Pierfrancesco Prosperi e Franco Ricciardiello per dirci qualcosa in più, senza spoilerare troppo, sul loro libro.

Pizzo&Catalano - Da curatore com'è nata l'idea di Ambigue Utopie? E da scrittore qual è stato il quid per la tua storia?

Pizzo: L'input più forte è stato sicuramente quello della situazione politica italiana e del conseguente degrado sociale e intellettuale che ne è derivato. La nostra idea è stata concepita per un editore di sinistra con il doppio obiettivo di dimostrare che 1) la fantascienza non è pura immaginazione astrusa dalla realtà ma può prendere spunto da fatti concreti, e 2) che questi fatti possono anche riguardare la società e la politica, con particolare riferimento alla contemporaneità soprattutto italiana.

Mi hanno fatto rilevare che l'approccio non è nuovo, ma io direi che rispetto alle opere degli anni Cinquanta e Sessanta, quelle della "fantascienza sociologica" (o social science fiction), dove la "politica" era intesa in senso lato, più come "riflessione sul potere", la nostra antologia ha riferimenti politici più puntuali e diretti, più precisi rispetto all'attualità.

Quanto al racconto, riallacciandomi a quanto ho risposto nell'intervista su "Notturno alieno", ti dirò che non avevo previsto di partecipare come autore perché non avevo un racconto nel cassetto ed erano più di venti anni che non scrivevo narrativa. Poi per caso ho visto un pezzetto di un telefilm che stava guardando la mia figliola, dove c'era un telepatico, e mi è sembrato che l'idea di un uomo capace di carpire mentalmente i segreti dei politici potesse essere buona. In seguito, riguardando i racconti che avevamo selezionato, mi sono accorto che non ce n'era nessuno che affrontasse il problema della religione o del potere temporale della Chiesa (argomento che m’interessa molto) e così ho trovato anche l'ambiente in cui sviluppare la mia storia. Che a quel punto si è quasi scritta da sola...

Catalano: Da una inattuale percezione della fantascienza come letteratura sociale se non talvolta addirittura "rivoluzionaria", condivisa a lungo da Pizzo e da me. I tristi tempi della dittatura berlusconiana e dell'imperversare degli immaginari destrorsi ci hanno ulteriormente spinto a tener duro e portare in fondo questo tentativo, non certo originale ma per molti versi ancora coraggioso, di coniugare fantasia e partigianeria. Dopo aver curato un volume per un editore storico della sinistra che un tempo si sarebbe definita underground, tentai di proporre anche questo progetto in quel contesto diciamo generalista: per vari motivi la cosa non andò a buon fine. Subentrò allora Pizzo che, dopo un paio di tentativi infruttuosi presso editori specialistici, contattò Bietti e, grazie anche alla benevola intercessione di Piero Prosperi, finalmente il libro andò in porto dopo quasi quattro anni, se non ricordo male...tempi biblici.

La mia storia è nata qualche anno prima dell'idea del libro: una critica abbastanza feroce del comunismo "reale" come avrebbe potuto intentarla un marinaio di Kronstadt o un comunista libertario alla Victor Serge. Credo che la definizione migliore l'abbia data un precoce e acuto lettore: Steam Punk sovietico. Le suggestioni narrative scaturivano da fantasie siberiane che molto debbono alla "Corte sconta detta arcana" di Hugo Pratt oltre che alla lettura di vari volumi sulla guerra civile russa e a mie personali ricerche sul cosmismo sovietico, una curiosa corrente magico-esoterica interna al bolscevismo. Giustamente Danilo Arona ha osservato in una sua recensione che il mio racconto si avvicina più all'horror che alla fantascienza, altri che vi abbondano echi frankensteiniani. E' assolutamente vero: una forte componente gotica è caratteristica del mio immaginario !

Grasso - Possiamo dire che la tua storia è un forte attacco alle teorie eugenetiche e al cattivo utilizzo della bioetica?

Certamente il racconto si può leggere come un attacco all'uso sconsiderato della genetica (o della medicina dei trapianti, o della scienza in generale). Temo però che, in generale, sia incongruo cercare a tutti i costi messaggi "morali" in ciò che scrivo. A me interessa più che altro raccontare storie e trasmettere emozioni. Poi, ovviamente, per farlo c'è bisogno di introdurre conflitti e punti di vista in contrasto. Ma non è detto che io sposi sempre il PdV dell'io narrante. A volte, anzi, succede il contrario. Ad esempio, in questo momento sto scrivendo un romanzo ambientato in prima persona, e quasi tutto quello che dice/fa/testimonia il protagonista è contrario al mio modo di sentire e di credere. Anzi, è così detestabile che (sperando che venga pubblicato!) il mio problema maggiore sarà convincere i lettori che io non ho nulla a che spartire con lui!!

Prosperi - La tua storia può definirsi una stoccatina tragico-ironica al sistema partitico nostrano?

Sì, lo scopo del racconto era di irridere l’atteggiamento dei partiti politici passati, presenti e futuri; non si tratta tanto di destra e sinistra, ma di un sistema piuttosto ingessato che tende a perpetuarsi. Intendo dire che, al di là delle connotazioni ideologiche, il potere (o meglio gli uomini che lo detengono) tende a conservarsi, a durare. E per chi governa le elezioni rappresentano un fastidioso momento di verifica; meglio renderlo il più inoffensivo possibile facendo votare solo chi vuole cambiare voto, e cercando poi di rendere difficilissimo il voto stesso… è, in sostanza, il principio delle elezioni ‘bulgare’, con la differenza che così il popolo non deve nemmeno fare lo sforzo di uscire di casa.

Ricciardiello - La tua storia può essere definita mista visto che inserisce in un contesto di guerra ucronico (una nuova guerra civile italiana dopo il referendum del'46 n.d.r.) una componente romantica e in parte investigativa?

Il sottogenere ucronico parte da un assunto di base: e se a un certo punto della sua storia la civiltà avesse preso un corso diverso? Per esempio se Napoleone avesse vinto a Waterloo o i computer fossero stati inventati nell’800. Da questo punto di partenza si descrive un presente diverso. Il mio racconto è invece ambientato nel passato, dunque non contiene elementi fantascientifici ma si concentra sull’ambiente storico. Per questo avevo bisogno di un motivo “muovere” i personaggi sulla scena, da cui l’assunto di base: la protagonista deve rintracciare il padre, detenuto in un carcere militare, e un commissario decide di aiutarla in questa ricerca. La scelta del “discorso libero indiretto” è dovuta alla necessità di condividere con i lettori le riflessioni del punto-di-vista, dalle quali dovrebbe derivare un giudizio morale, o se preferiamo estetico, sul mondo.

TITOLO: Ambigue Utopie - 19 racconti di fantaresistenza

AUTORE: AA.VV.

EDITORE: Bietti

GENERE: Utopia- Distopia

ANNO: 2010

PREZZO: € 22,00

PAG: 400

 

Vito Tripi
Vito Tripi
Vito Tripi collabora con l’Agenzia Stampa Deigma Comunicazioni specializzata in uffici stampa culturali, religiosi, sociali e tecnico-scentifici, con le Riviste “Charta Minuta” e “Storia del ‘900” “L’idea il giornale di pensiero” Dal settembre 2007 è opinionista cinematografico per l’emittente TeleVita nel programma “Lungometraggio” Ha curato la Rubrica Cinema e Libri per il periodico on-line www.nannimagazine.it Cura la Rubrica d’arte “Gallerie Romane” per la radio Vaticana nel programma “Attualità della Chiesa di Roma” Cura la Rubrica Arte&Libri per il mensile “Il Giornale del Lazio” Curatore della manifestazione letteraria “Genius Loci” presso la Facoltà di Lettere dell’Università di Tor Verga

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1 Commento

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