L'Italia sarà la Casa dell'Islam?

Recensioni Vito Tripi


di Vito Tripi

Mesi fa parlando con Pierfrancesco Prosperi del suo La Moschea di S. Marco (//www.wordshelter.it/ci-sar-una-moschea-piazza-marco/) immaginavamo gli effetti in un’Italia non troppo lontana, della candidatura alle elezioni di un partito di matrice islamica il Partito della Verità. Il libro si chiudeva con gli italiani che andavano alle urne lasciando il lettore col fiato sul collo sul possibile esito elettorale.

Ora Prosperi torna con il seguito del suo romanzo distopico La Casa dell’Islam, sempre edito dalla Bietti, in cui il PdV è al comando del nostro paese, ribattezzato Repubblica Islamica Italiana, cambiandone gli usi e costumi ma trovandosi anche di fronte ad un problema che non aveva calcolato: la mentalità degli italiani! E mentre la maggioranza si divide in due filoni, tra moderati e zoccolo duro, ritroviamo anche personaggi che già conosciamo il commissario Visconti, l’On. Dal Maso e la giornalista Giulia. Ci sarà anche qui un omicidio di mezzo, verranno saldati vecchi conti, ma come sempre nulla è mai davvero come sembra.

Ancora una volta Pierfrancesco Prosperi ha riposto alle mie domande.

 

Quando scrivesti La Moschea di S. Marco avevi già in mente questo seguito o è stato casuale?

Non c’era l’intenzione di scrivere una seconda parte. La Moschea doveva essere un libro a sé stante. Avevo in mente, per dopo, un altro romanzo sullo stesso tema del contrasto cristianità – Islam, ma ubicato assai più avanti del tempo, decine di anni se non secoli. E’ stato il mio editore nel corso di una conversazione conviviale a darmi l’idea di un seguito ravvicinato, con gli stessi personaggi.

 

Una volta Mussolini disse (anche se qualcuno afferma che fu Giolitti bah) "Governare gli italiani non è impossibile è inutile" questa non è un  po’ la situazione in cui si trova il PdV?

Affermativo. Non per niente ho riportato quella frase, di chiunque sia, nel romanzo. Un’altra frase che mi torna spesso in mente quando penso alla politica italiana è il titolo di un romanzo di Robert Shaw da cui fu tratto un fortunato film con Alec Guinness: ‘Situazione disperata ma non seria’.

 

Questo secondo libro è un pò più poliziesco, con l'omicidio del giovane artista mussulmano, rispetto al primo o sbaglio?

Direi di no. Secondo me il peso della storia gialla è all’incirca lo stesso che c’è nel primo libro, che racconta anch’esso le indagini sulla morte di un camionista tunisino. Solo che nella prima Moschea il quadro di fondo, quello dell’avanzata islamica, era assai più nuovo (e preoccupante) e quindi catturava l’attenzione rispetto alla storia gialla; mentre nel secondo libro il quadro è già in parte noto.

 

In più aggiungi, in maniera soffusa, un eventuale altra minaccia proveniente da Oriente...

Sì, la ‘minaccia’ cinese è diversa da quella islamica, ma secondo me è ancora più preoccupante. Nel senso che mentre il pericolo islamico, in Italia, è numericamente irrilevante, ed è assai improbabile, per fortuna, che le elezioni del 2015 si svolgano nella maniera descritta nella prima Moschea, il pericolo che i cinesi finiscano per comprarsi una bella fetta d’Italia, se non la maggior parte dello stivale, e per di più coi nostri soldi, è decisamente più realistico.

 

Com'è stato gestire in personaggi del primo libro in questo secondo capitolo e come la creazioni di nuovi?

Abitualmente non scrivo seguiti, la considero più una pratica  da film o da serial TV (anche se ovviamente la letteratura è piena di serie e di saghe, dalla Recherche di Proust ad Harry Potter passando per Sherlock Holmes e James Bond). L’unico precedente, per me, era il seguito (ancora inedito) di Garibaldi a Gettysburg. Beh, devo dire che riprendere in mano un personaggio di un proprio libro è un po’ come ritrovare un vecchio amico: ci si sforza di capire quanto e come è invecchiato, come sono cambiati i suoi gusti, e quando lo si fa interagire con personaggi nuovi è un po’ come se fossimo noi a incontrare gente nuova. Insomma c’è molta immedesimazione.

 

La domanda nasce spontanea: ci sarà un terzo libro?

Onestamente non lo so. Cioè, penso di sì. Lo vorrei scrivere, ma non subito. Non sarà un semplice seguito perché la vicenda islamica dovrà essere risolta con un cambio di passo o una inversione di tendenza, insomma sarà qualcosa di diverso. Devo pensarci bene, ma nel frattempo sono distratto da un nuovo centro di interesse. Un’altra religione: la nostra. Ho scritto un romanzo sul Vaticano del futuro e ne sto scrivendo un altro sul Vaticano dei nostri giorni.

 

TITOLO: La Casa dell’Islam

AUTORE: Pierfrancesco Prosperi

EDITORE: Bietti

PREZZO: € 19,00

PAG: 333

GENERE: Distopia

ANNO: 2009


 

Vito Tripi
Vito Tripi
Vito Tripi collabora con l’Agenzia Stampa Deigma Comunicazioni specializzata in uffici stampa culturali, religiosi, sociali e tecnico-scentifici, con le Riviste “Charta Minuta” e “Storia del ‘900” “L’idea il giornale di pensiero” Dal settembre 2007 è opinionista cinematografico per l’emittente TeleVita nel programma “Lungometraggio” Ha curato la Rubrica Cinema e Libri per il periodico on-line www.nannimagazine.it Cura la Rubrica d’arte “Gallerie Romane” per la radio Vaticana nel programma “Attualità della Chiesa di Roma” Cura la Rubrica Arte&Libri per il mensile “Il Giornale del Lazio” Curatore della manifestazione letteraria “Genius Loci” presso la Facoltà di Lettere dell’Università di Tor Verga

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