Asako sorrise.

Takeshi stava sventolando i tre biglietti in mano con aria eroica, come se fossero gli unici in tutta Fukushima.

Come li hai avuti ? " disse lei,  sorpresa.

Akira "  rispose soddisfatto lui.

Tu e lui quando vi mettete in testa una cosa … " Asako non continuò la frase.  Sorrise ancora e diede un bacio sulla bocca di Takeshi.

Ti amo"  gli disse sottovoce.

I Suburbian Bubble Sound ravvivano l'amore ?"  rispose lui a voce bassa carezzandogli il viso.

Può darsi. Dovresti ringraziare Akira allora." ribatté Asako.

Takeshi rise e la guardò teneramente un attimo.

Poi si accigliò nell'espressione.

Sei troppo sfacciata sai ? Hai solo 21 anni "  ricambiò il suo sorriso divertito e la salutò.

I genitori di lei non erano ancora tornati nonostante fosse ora di cena.

Forse perché volevano lasciarci un po' soli , si disse tra sé e sé . Voleva pensarla così mentre passeggiava lungo il viale sfumato nei colori sapientemente dal crepuscolo.

Le luci di periferia di Fukushima si alternavano al suono perseverante dei veicoli poco distanti, meccanico e snervante. Ma ci si abituava.

Takeshi , con le cuffie del suo Ipod alle orecchie , mirava i grandi palazzoni ai lati del lungo viale . Sembravano tanti guerrieri Samurai , eretti e oscuri . Guardiani ancestrali di quello squarcio di mondo .

Affrettò il passo. Akira lo aspettava per la solita partita alla Wii. Aveva appena preso un nuovo gioco di strategia e avrebbero sicuramente fatto tardi.

L'indomani le lezioni sarebbero state noiose. Quello di scienze naturali proprio non lo si manda giù, pensò  Takeshi. Sì, domani avrebbero saltato scuola .

Akira aprì la porta. Sapeva che a quell'ora l'amico sarebbe andato da lui.  Era un ragazzo sovrappeso con qualche lentiggine che tinteggiava il suo naso. Simpatico ma molto pigro.

Entra , è pronto in tavola. I miei sono già a tavola. Se fossi arrivato un minuto di più ti avrei dimenticato nel fondo del mio piatto".

 

Quella notte Akira e Takeshi dormirono nella stessa stanza. Discussero a lungo sull'amore per una donna e poi su alcune leggende medievali che riguardavano le zone più misteriose del Giappone.

Takeshi ci mise molto a prendere sonno . Cominciò a fantasticare mentalmente anche dopo che l'amico era stato assalito dalla stanchezza. Fluttuò con la mente al concerto dei Suburbian Bubble Sound che si sarebbe tenuto quella domenica. Seguiva da due anni la band, rapito da quel suono synth pop e da quelle melodie emozionali. E alla loro unica data in Giappone ci sarebbe andato con la ragazza che amava.

Un profondo senso di quiete gli conciliò il sonno.

L'indomani passò la mattinata come aveva previsto. Senza tante pretese. Lui e Akira avrebbero fatto un giro con Asako nel pomeriggio, in centro città. Sapeva quanto lei amava le vetrine ultra colorate dei negozi. Però si sarebbe concesso un riposino nel primo pomeriggio. Doveva essere una giornata senza ansie, tanto valeva prendersela comoda.

Fu destato dal sonno bruscamente. Vide Akira alla sua destra che lo strattonava esclamando parole che non riusciva a capire, mentre tutt'attorno a lui pareva muoversi, ballare. Sotto di sé tutto tremava spaventosamente.  Lo stordimento iniziale svanì di fronte al pericolo. Concepì di dover uscire da lì con l'amico. Realizzò che ciò che stava accadendo era dovuto ad una forte scossa terreste.

Guizzarono all'esterno della casa e sentirono la terra sotto ai loro piedi fremente di energia. Di fronte a loro la città e tante anime fuori, terrorizzate e spaesate, una coltre di fumo grigio in lontananza, in direzione della centrale nucleare. Tutt'attorno parole sconnesse e suoni di clacson e sirene, non seppe quanto tempo rimase passò inchiodato al suolo. Sentì parlare di un'ondata gigantesca verso Minamisanriku e Rikuzen Takata. C'era chi gridava che la centrale era crollata rilasciando tossico.

Non si mosse da dov'era. Cominciò a pensare alle televisioni accese , ai personaggi incravattati che citavano numeri e asserivano senza convinzione il tutto sotto controllo. Mille e mille TV. Mille e mille dati .mille e mille famiglie angosciate, incollate ai teleschermi, pensò a come si potesse credere di inglobare un energia spaventosa dentro una costruzione umana, senza che un giorno questa potesse liberarsi ed uscire.

Ebbe un bisogno tremendo di sentire la voce di Asako. Di stringerla tra le sue braccia. E dirle Ti Amo al concerto di Domenica, in mezzo alla folla di fan estasiati dal suono della sua band preferita.

 

Gionatan Squillace
Gionatan Squillace
Gionatan ( classe 1987), freelencer visionario. Cresciuto in periferia e speranzoso di morire in periferia, cresce tra i romanzi di Jules Verne quando laffuori c'è ancora la guerra fredda e il mondo gela dalla tensione. Man mano che gli anni passano le fobie aumentano e si ritrova a battere un palcoscenico per scherzo e per scommessa. Il legno polveroso e marcio avrà un suggestivo effetto su di lui e il teatro dilettantistico lo accoccola tutt'ora, riscaldando le sue pulsioni con i riflettori roventi. Le allucinazioni immaginifiche crescono comunque, ed egli non può fare a meno di scrivere. Comincia ad articolare poesie e racconti. Testi che solcano con gli anni profondità d'animo rasentando astrazioni poetiche. Fa parte di un progetto musical-teatrale, i Golosa Sound, con il quale porta in giro reading delle sue poesie e piccoli spettacolini. Il tutto accompagnato con Arpa, Hapi e Chitarra. Ha pubblicato racconti saggi e poesie per varie web-zine e riviste letterarie indipendenti. Il 2010 è l'anno del suo primo romanzo, il thriller-noir L'Inverno Dello Straniero, edito da Pendragon.

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7 Commenti

  1. Bravo Gionatan, questo racconto mi è piaciuto più dell'altro! Interssante

  2. Grazie ... è una storia pre apocalittica. Sopratutto adesso che Fukushima è un desolato territorio post- apocalittico .

  3. E all'improvviso Click, si spegne la Tv e dimenticati della tua vita precedente...

    Bel lavoro Gionatan...

    • Grazie Nevrotico Alchemico, a buon rendere!

  4. Gionatan bel pezzo davvero questo... sì, mi hai fatto entrare lentamente e poi mi hai scosso riportandomi ad una realtà non più tanto lontana come sembrava dalla televisione.

  5. Però Gionatan ti prego... la punteggiatura... ahahha io sono "vecchietta" e abituata alle virgole e ai punti senza spazio prima e con lo spazio dopo. Credo sia una questione di abitudine, anche ottica, mi distrae dalla storia... ma la storia è davvero bella.

    • Ciao Mariella, scusami per la problematica della punteggiatura. Vedrò di stare attento! Mi sono accorto tardi del problema degli spazi ... non rifarò lo stesso errore! Promesso


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