L'ospitalità narcisistica: controllare l'altro senza mettersi in gioco (la storia che portò Lisa a scrivere)

Racconti Fabio Santilli

Lisa sentiva sempre parlar bene di Alex, del suo essere accogliente, pronto all'offerta, alla parola giusta, un punto di riferimento. Tutte queste descrizioni finirono per incuriosirla, decise quindi di conoscerlo di persona. Inizialmente le sembrò piacevole, i suoi modi erano attenti, premurosi, ma con il passar del tempo alcuni aspetti la fecero dubitare. A frequentare il mondo di Alex erano sempre persone apparentemente diverse ma con bisogni sostanzialmente identici. Egli sorridendo ripeteva spesso di saper tirar fuori il meglio dal prossimo, di comprenderne le caratteristiche e di capire quando e con chi le persone potevano andare o meno d'accordo. Affermava che questa sua ospitalità e questo modo di relazionarsi era per lui una sorta di missione. Cosicché Lisa iniziò a riflettere ed interrogarsi: “questo altruismo a me sembra apparente. Se fosse un insieme di modi per voler gestire il prossimo? Non c'è in realtà dell'individualismo estremo nel creare una cerchia intorno a sé e tesserne le relazioni!? Porsi così presuppone una limitata considerazione degli altri. Io che lavoro in ambito psicologico non mi sono mai attribuita tante competenze”. Rispetto a lui aveva opinioni diverse su quel che andava considerato meglio o peggio. Già in questa categorizzazione vedeva dei grandi limiti. Di volta in volta glie lo fece presente. "Tirar fuori il meglio dagli altri o cercare di far essere le persone secondo i propri desiderata?". Argomentò ad esempio ad Alex, il quale le aveva illustrato la sua abilità nel non far notare gli inestetismi, che lei non aveva bisogno di camuffare la cellulite, la trovava femminile, parte della sua storia, fuori da canoni estetici noiosamente identici. Aggiunse poi in maniera giocosa, con una grossa e vistosa risata, che grazie alla sue smagliature nei suoi momenti di sesso si potevano aggrappare bene al suo corpo così da non perdere il contatto e sentirlo meglio quando si scuoteva come si divertiva a fare per poi stendere a terra con la sua fisicità imponente tutti i suoi partner. Queste parole, dette con quella verve, provocarono in Alex un sussulto e pur senza darsi l'aria da moralista, che avrebbe nociuto alla sua immagine, le lanciò sguardi di disappunto e giudizi molto netti e negativi sia sul piano etico che sul modo di esprimersi. In realtà quella risata, quelle parole libere, sfrontate, apparentemente banali ed al limite del volgare, stavano togliendo ad Alex ogni possibilità di agire nel ruolo che si era dato!

Lisa, grazie alle ampie capacitò di linguaggio che possedeva, cambiando il modo di parlare relazionandolo agli ulteriori sviluppi di quel dialogo e con tutta la memoria che la contraddistingueva gli ricordò di quella volta in cui lui criticava anche le modalità colte di esprimersi: “non eri tu che, oltre a quel che hai criticato oggi, criticavi anche il modo di parlare delle persone colte? Così come i loro contenuti?” Cosa c'era di male nell'esprimersi in modo colto? Possono nascere conversazioni ampie e puntuali!”. Poi gli disse: “Invece, per quel che riguarda oggi, che c'è di male nel farsi una bella risata raccontando un momento carnale? Hai mai provato a pensare che non ci sia nulla di male? Che siano legittime anche forme espressive ed esperienze sessuali diverse dalle tue? Eppure hai parlato spesso di apertura, libertà e rispetto! Vedi, certi modi ed espressioni non ne escludono altri, fatti di interiorità, profondità. Esistono delle forme liberatorie individuali capaci di connettere reciprocamente a...”.

Bruscamente - almeno in apparenza perché quell'istantanea svolta era nata da una lunga esperienza - si interruppe! Scelse di non andare avanti, di non dover né giustificarsi né pretendere di essere compresa. Decise di lasciarlo così come voleva, proseguire non avrebbe avuto senso, tanto preferiva raccontarsi la sua storia. Difatti preso dal suo punto di vista non riuscì a notare neanche come lei bloccò il discorso.

Aldilà di quel che sembrava ai più con il suo fare Alex viveva i suoi giorni in una sorta di tana esistenziale. Dove ogni aspetto, comprese parole tanto evidenziate come appunto libertà, rispetto, altruismo, con il suo modo di giudicare e di voler guidare il prossimo su quella che decideva essere per l'altro “la buona strada”, nei fatti viaggiava su un binario unico a velocità e tappe prestabilite. Senza di fatto mai uscire dalla sua comfort zone.

Lisa pensò: “Perché doverei dargli delle spiegazioni? In realtà il problema non è se parlo in un modo o nell'altro, se quel che dico e penso sia giusto, l'argomento appropriato, vero o meno. Eppoi chi glie lo attribuisce questo ruolo? Verso di me. Verso il prossimo. Gli unici aspetti che riesce a tollerare sono solo quelli intrinsecamente deboli, che non possono sfiorarlo più di tanto! Se non quel tanto che è meramente sufficiente per dire “vedi come ti ascolto!?” e poi dirsi “bravo, sono accogliente”. Quel tanto per riconfermarsi e non farsi toccare davvero insomma! Già, quel senso di libertà che sembra offrire in realtà è semplicemente un elemento funzionale. Pronto a provare a toglierlo negativizzando l'interlocutore appena si accorge che è libero dal suo mondo. Continuò riflettendo: “ospitare, dare consigli per migliorare. Sì, anche dietro queste belle parole ed apprezzabili valori, qualche volta, fortunatamente non sempre dato che la realtà porta con sé mille e più storie sincere, ci può essere soltanto voglia di gestire perché non si è capaci mettersi in gioco davvero! Se non in superficie.”.

Alex era scoperto! Lisa era fuori dalla ragnatela costruita tra le mura ed oltre quella casa. Da quel momento, come da copione, non avendo la possibilità di rapportarsi con lei similmente ad altre persone cessò totalmente di essere ospitale! Mostrando così per intero il suo volto. Lisa con il suo solito alternare grasse risate e voglia di approfondire nel veder fuggire Alex secondo il perfetto “manuale del saluto scaricabile su come fare con gli altri punto qualcosa” cantò: “meno male che ospitava per ammooree!” e dopo aver riso per un altro quarto d'ora iniziò a scrivere un articolo scientifico per la rivista nata in seno al dipartimento per il quale lavorava con passione e dedizione.

L'articolo di Lisa, intitolato L'ospitalità narcisistica: controllare l'altro senza mettersi in gioco, si diffuse rapidamente sia tra i suoi colleghi che tra tutte le persone interessate a vario titolo alle più diverse tematiche psicologiche. Da lì intraprese diversi viaggi per tenere lezioni, conferenze e workshop. Ebbe così una proposta inattesa. Questa volta non si trattava di un nuovo articolo, bensì della stesura di un libro a carattere sia scientifico che divulgativo per un importante editore. Un lavoro non semplice da presentare non solo nelle realtà strettamente accademiche, per lei da sempre importantissime, in fondo le avevano dato molto, ma anche nelle scuole, nelle biblioteche, nelle associazioni di quartiere, nei centri sociali così come nei cosiddetti psicopub. Lisa accettò entusiasta! Si mise subito sotto. Tra nuove risate e profonde attenzioni.

Fabio Santilli
Fabio Santilli
Compositore e producer, pianista e tastierista, autore. Amante della musica e delle parole. Oltre a collaborare con diversi artisti ha realizzato l'album solista Empathy, un viaggio strumentale in cui il mondo acustico del pianoforte e dell'orchestrazione si colora e si alterna con elementi elettronici al servizio dell'evocatività. Il suo singolo Rhythm Dance Spirituality è invece un mantra sonoro basato sulle percussioni, sul rapporto tra movimento, libertà e meditazione che queste accompagnano da sempre. Ha pubblicato la poesia 'Adesso!' all'interno del libro Quaderno 09 in allegato all'agenda Scarceranda 2014. Ha inoltre partecipato al laboratorio teatrale "rischio forte" di Luigi Morra presso il "teatro forte" al Forte Prenestino prendendo parte allo spettacolo "Non è la meta-morfosi" liberamente tratto da "La metamorfosi" di Kafka.

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