Luce accesa. Porta socchiusa

Lettere elllerre

C’è qualcosa nel tuo viso che credo non si modificherà mai;

è quell’espressione seria, quel tuo modo di muovere appena i lati della bocca quando vuoi rimproverarmi per qualcosa, quell’espressione che ti appartiene anche quando esplodi in un improvviso sorriso.

È una delle cose più belle che io abbia mai visto.

Le incomprensioni, si affacciano all’orizzonte e ci spingono sempre nella stessa direzione opposta e contraria, e ci perdiamo di vista e non ci riconosciamo più, pensiamo che forse è meglio stare lontani, che staremo bene, che è meglio. No che non staremo bene.

 

E a volte io mi sento come in attesa in una stazione dei treni, di quelle dove tira un pochino di vento e roteano  le foglie in mulinelli di pensieri partiti o appena arrivati,

mi sento così,  seduta su una panchina ad aspettare un orario non preciso, qualcosa di non definito. Probabilmente Te.

E alzo lo sguardo ed osservo le persone, il cielo, il profumo del caffè e della carta dei libri e  taglio gli slogan delle pubblicità e compongo risposte a domande solo mie. “Sì” “No” e se la risposta non mi piace ovviamente la cambio, me ne prendo una tutta mia.

Non ho valigia io.

Ho solo qualche spicciolo in tasca e mezza cinque euro perché l’altra metà ce l’hai tu.

 

Lo sai,  Ho sempre amato i treni, non saprei spiegare perché, mi danno il senso di protezione, di fortuna, di poter ricominciare, ecco perché vengo sempre qui, mi sento ad un passo da casa. Da te. Che sei casa.

E sembra sempre maggio, e quelle belle sere profumate di lavanda e di alloro, quando da piccoli giocavamo in un cortile fino a tardi, quando tutto era ancora estremamente possibile.

Gli invincibili io e te. Sin da bambini.

Il bel maggio del primo bacio dato al sole e mai dimenticato.

Perché puoi dire quello che vuoi, ma il primo bacio non lo freghi.

Non gli menti.

Da li comprendi ogni cosa.

Da li io ho capito.

E non ho smesso di credere.

E poi, da questa panchina io riesco a vederti chiaramente, in tutta la tua bellezza, etereo, quasi irreale.

Io ti vedo, le tue mani grandi, quelle braccia lunghe, quel viso di angelo.

E ogni parola, ogni incomprensione, sparisce.

Perché le persone che amano sono così, stupide.

Dimenticano, aspettano sempre, danno un’altra possibilità, puntano i piedi, sbattono le porte, e a volte piangono,

e queste non sono lacrime, ma scintille.

Ma tu non lo sai.

 

Io ti guardo, e penso a quando è dura per me starti accanto, a tutte le volte che avrei voluto mollare per sfinimento, ad ogni volta che ho scostato la tua porta rimasta socchiusa, e sorridevo guardando la luce lasciata accesa per me.

E mi infilavo nel letto e non dicevi niente, solo un abbraccio.

Perché non è mai stato facile stare insieme, però non c’è un giorno che io non ne sia stata felice di poterti avere con me. Sono innamorata, il meccanismo funziona così.

C’era qualcosa in noi ..che …aveva un senso, quando mi amavi anche tu.

Poi una mattina ti svegli e capisci che non è più così. Lui non ti ama più.

E il fatto è che non te lo spieghi.

Ti cominci a dare colpe, ma colpe non ce ne sono.

Succede, e questo è tutto.

 

E poi fai la forte, fingi che non ti importa, ma ti importa.

E’ una vera sconfitta.

E allora non piangi, stringi i pugni e cominci i mea culpa, e ritornano solo le cose belle, e odi tutto quello che non appartiene a voi, odi chi non ti da ragione, odi la vita che va avanti.

Senza di noi.

 

Poi non ti racconti altre verità.

E smetti all’istante di avere paura.

Ed io vorrei chiedertelo e chiedertelo ancora di dirmelo che non è cosi, che mi sbaglio, ma queste cose non si chiedono, si sentono, e si anticipano prima ancora che l’altro possa anche solo pensarlo.

Buttarsi prima dello stesso pensiero.

 

Eppure io ti amo ancora.

Lo trovo iniquo, perché io sì e tu no.

Che giustizia è?

 

La verità e che sono venuta ad aspettare il tuo ritorno in questa stazione, ed è proprio perché non mi mento, aspetto perché ne ho bisogno, e non mi sento stupida per questo, mi sento felice, perché io mi gioco tutto.

Erano solo incomprensioni e tu mi ami ancora.

E io aspetto il treno che si avvicina lento, e fischia e sbuffa e mi saluta.

 

E la vita è cosi.

Ci mette sempre del suo per non lasciarti sola.

Vediamo se scendi ..vediamo se torni ...

e chiudo gli occhi perché non voglio guardare.

Io voglio sentire.

Luce accesa.

Porta socchiusa.

elllerre
Sono fatta di farina e del profumo delle arance, di un milione di parole lasciate al sole e di nuvole calpestate. Sono fatta di pugni chiusi e di strade strette e in salita. Sono fatta di un fiume di città, di vento e di sorrisi aperti. Sono fatta di pensieri. Sono fatta di pancia.

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3 Commenti

  1. amo anche io le stazioni,i treni e maggio... chissà perché sono così magici. Loro sono poesiae di conseguenza tutte le cose che ci accadono dentro o che sogniamo accadano. Bello come sempre

  2. a volte basta chiudere gli occhi per avere tutto più chiaro, lasciarsi guidare dai sensi e non dalla ragione. Altre volte ci si inganna. Sottile è la linea.

  3. I treni sia a maggio che in pieno Gennaio sono magici, incomprensibili, simbolici... Ti danno un senso di eterna attesa, quella panchina, quell'interminabile linea gialla, quelle rotaie stridenti e quel cielo sopra di te mentre aspetti il prossimo treno. E forse non aspetti il treno ma te stesso... Complimenti bel racconto.


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