Odio questa sensazione, o meglio, questa amputazione morbida della sensibilità.
…come chiamarla? Oppressione? Soffocamento? Prigionia?
Si, credo di sì, posso chiamare prigionia questo forzato nudo contatto che toglie il respiro, questa sottrazione di ogni senso di unicità. Non sono più me, non sono più e più non so, sono solo un impersonale forzato elemento di una massa inerte, di un congelato esercito di entità perdute, galleggiante nel nulla di questa immobile realtà. E questo odore poi… credo che uno dei corpi a me vicini stia già iniziando a marcire.

E’ questa la fine? Sembra tutto così lontano ormai. Non sento più l’aria, non sento più il vento intorno che un tempo portava leggero il respiro del giorno a posarsi sulla mia pelle… Non sento più il sole, non vedo più la luna. Le mie labbra sono state sigillate per sempre in un caldo giorno di luglio e riposano ora appena memori del sapore denso di quelle di una madre che mai ho conosciuto veramente. Fù un istante: l’ultimo volo e il sordo rumore della terra polverosa… e da allora isolamento e inerzia e lenta inesorabile decadenza. Abbandono. Ecco… solo questo tenue fuoco, che dentro mi posso ancora appena ascoltare, riesce a rendere questa prigionia una pur fievole speranza d’immortalità.

D’attesa, d’attesa, si muore d’attesa? O sono già un morto solo in cerca di giusta definitiva e forse lieta tomba?
Qui accatastato come bestia, corpo tra corpi, solo attendo …e tutto cambia …e nulla cambia.
E questa luce non è il sole. E’ fredda bianca illusione di sole che solo mima il giorno e cela la notte.

Ma ecco… Ecco di nuovo. Sta per succedere ancora!
Un rumore l’attesa lacera trasmettendosi dall’intorno, e mi sottrae dai pensieri. Il rumore sembra giungere dall’ovunque, trapassando gli altri corpi che il mio contornano, i non-me-corpi con cui condivido questa massificata stasi. Viene da altri corpi il rumore del cambiamento e prima dei corpi, come onda, dal letto in cui immobili giacciamo, e prima ancora dalla terra intera e dall’intera aria che ci sovrasta immobile.

Il rumore è il cadenzato avvicinarsi di un essere immondo che sulla massa si affaccia eclissando luce. Il viso mostruoso del gigante si avvicina lento, si avvicina e guarda. Puah! Il ributtante mostro deve avere una digestione non proprio efficace, oppure ha ricorso troppo spesso all’uso del dentista senza ovviare al problema divenendo un instancabile consumatore di chewingum.

Il gigante tende una ramificata propaggine di se verso il noi-massa in attesa e così facendo si avvicina ancora e sta per… sta per… no! La ritira indietro e indietro poi si ritirano i passi, come lumaca in un guscio. E il silenzio. Il gigante rimane immobile, per un infinito istante, e quindi gli occhi ne spostano il viso in altra direzione e il viso dal corpo è seguito e il corpo dai passi e i passi infine da nuova immobile attesa. E Silenzio ancora. Scorgo appena la mostruosa sagoma poco distante altrove tendere ancora la sua propaggine ramificata, forse verso altro immobile letto di massificati corpi in attesa. E sospiro…, insieme sollevato dal timore e derubato dell’emozione dell’incontro, …combattuto, e… vivo!

E invece… il rumore cadenzato ancora! Stavolta più rapido, più deciso, …e il viso mostruoso che si affaccia e l’alito raccapricciante e gli occhi famelici che scrutano, come cercando qualcosa d’impossibile. E d’improvviso, la propaggine ramificata si slancia come dal nulla, e affonda. Affonda. E’ nella massa. Si. E’ qui! La sento agitarsi ed agitare i non-me-corpi inerti, e me indirettamente agitare e la lotta in me riaccendere e alimentare il fuoco e la vita …e la morte a danzare insieme. La propaggine cessa ora di agitare e riporta se stessa verso il resto del mostro, portando con se inerme preda. La scruta da vicino, la soppesa, la palpeggia senza pudore e con smorfia disgustata infine l’abbandona al vuoto, ad uno stanco e breve volo di ritorno al nulla.

Il fuoco mi arde. Il gigante sembra indeciso sul da farsi e gli occhi sembrano pronti di nuovo e per sempre a fuggire, strattonando altrove viso. Ma viso resiste e si ribella e alla fine occhi desistono dalla corsa e tornano indietro …e occhi guardano. Occhi vedono. Mi stringo nel silenzio. Si, vedono. E… non più massa, non più non-me-corpi. Occhi guardano me! Me. Occhi fanno di me uno. Occhi fanno di me vita. Propaggine si slancia ancora e nasconde occhi e luce ai miei occhi e infine i non-me-corpi alla mia pelle. Vorrei ribellarmi forse. Propaggine è calda... Forse vorrei fuggire e i miei pensieri vanno al ricordo di vento, di sole e labbra di madre, ma propaggine è calda. La sento tentare di penetrare la mia pelle, la sento soppesare e palpeggiare e rigirare nell’aria e occhi che scrutano e occhi che fuggono. Sento il calore ancora intorno, tremendo e piacevole insieme, ma ormai solo attendo il tonfo, la caduta, la rinnovata libertà e la vecchia prigionia rifarsi il mio intorno. Ma invece… no!

Tutto si fa buio. Scompare il sole impostore. Scompare l’intorno d’attesa e mi sento affondare in un freddo abbraccio e liscio e insapore. E tutto è ora il buio. Solo continuo a sentire il rumore cadenzato dei passi che seguono il corpo, il viso, gli occhi del mostro. Non sono più me. Non sono più massa. Sono parte del mostro stesso! Sono stremato. Il fuoco dentro che arde e sfinisce mi porta al sonno e mi lascio così abbandonarmi, per un po’… si. Solo per un pò.

Un tonfo ed è il risveglio! E’ il mio corpo che ritrova il vuoto e infine un giaciglio a sottrarlo al vuoto e mai così duro!
Riprendo lentamente coscienza. I mie occhi fanno appena in tempo a mettere a fuoco il nuovo intorno e… vedo la propaggine del mostro brandire qualcosa nell’aria, qualcosa che il falso sole sembra a suo volta brandire. O cazzo… Ho uno strano presentimento. Questo qualcosa ferma il tempo, mi gela. Il qualcosa sembra quasi stia per fuggire in volo quando poi inesorabile e deciso cade, cade, sempre più veloce cade… su di me!

E’ un istante. Il mio corpo si squarcia sotto il peso di questa lama di luce. I mie occhi si guardano l’un l’altro per la prima ed ultima volta e per la prima volta il mio stesso rosso corpo vedono. E’ finita. Questo il mio ultimo sole. Questo l‘ultimo canto. E con esso cade l’ultima speranza di immortalità sempre celata eppure viva sempre. Il mio ultimo sole è solo bianca e fredda illusione. E il buio, mai così vero, lentamente scende.

Ok… ci sto. E’ la fine, o l’inizio forse. Non posso dire. Non so. Non so ma tutto è ora il buio ancora …e stavolta per sempre. No, non so se esista un paradiso o un inferno per quelli come me. Non so cosa nella vita, o nella morte, abbia meritato… Ma… una cosa la so di sicuro… Si. Questo lo so! Sappi che il mio fuoco sarà tra poco il tuo fuoco. Il mio inferno il tuo inferno. E brucerai e soffrirai come io mai neanche ho immaginato di soffrire. E stanne certo… Ricorderai a lungo questa notte mostro infame!!

RickMor Pan
RickMor Pan
Oggi sono un ricercatore. Quando sarò stanco di cercare scriverò ciò che ho trovato. Nel frattempo ogni tanto scrivo... Sono tante cose e forse nessuna per davvero. Ma fare ciò che si ama sempre è più che abbastanza no?

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7 Commenti

  1. L'altro giorno sono andato di pomeriggio a scrivere dentro un cimitero chiuso...

    ...in gran parte mi hai ricordato quell'eseprienza, molte parole diverse, ma il significato è lo stesso.

    Diciamo che mi sono reso conto veramente di cosa succederà poi...e il tuo racconto me lo ricorda, mostri a parte...

    N.A.

    • ...quando scrivo mi immergo completamente nel fiume di parole e spesso non so neanche dove effettivamente mi porterà. L'importante è cogliere quella scintilla che ha acceso il flusso. Di solito quindi, al senso manifesto di partenza se ne sovrappone uno istintivo che può o meno prendere il sopravvento, quindi le chiavi di lettura possono essere diverse.
      Bella la tua idea del cimitero chiuso. Le diverse emozioni ci cambiano e cambiando occhi riusciamo a vomitare fuori mostri che dentro non sapevamo neanche di avere

  2. forte la sensazione di occhi che si avvicinano... il racconto mi ha rapita e scaraventata davanti ad un inaspettato mostro.

  3. grazie mariella!
    un dubbio che ho è che. alla fine però non si reisca a capire 1uellod i cui parlo, cioè chi è il protagonista della storia. Forse dovevo lasciare qualche indizio in più ma mi sono lasciato trasportare dal fiume 🙂
    Buoan giornata!

  4. ...pensavo di avertti risposto e credo invece di no!
    Grazie!
    Cerco sempre di rapire gli occhi. Faccio la prova su me stesso immedesimandomi eh eh.
    Una curiosità: ...a parte le possibili chiavi di lettura, che chiunque ha la libertà di poter cercare, si capisce chi è il protagonista del racconto o sono stato troppo poco esplicito?
    Buona giornata Mariella!

  5. alla fine il mostro è quanto di più simile all'essere umano....

  6. eh eh...E' tanto che non ritornavo a questo racconto. E' stato divertente scriverlo.
    In effetti il mostro è semplicemente un essere umano e il protagonista, forse non così ovviamente... un peperone...


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