...Quella sera di agosto Rose era pallida.
Appariva stanca…
“Ti dispiace se mi appisolo un po’ ?” gli chiese.
“Dormi e riposati” disse mentre fece per andar via…
“Rimani…rimani qui con me”
Misha si accoccolò sul letto. Accanto a lei.
“Avrei tanta voglia di un temporale…mi farebbe tornare il buon umore…mi piace guardare la pioggia cadere per terra…osservare le pozzanghere…respirarne l’odore…i fulmini in cielo”
Il ragazzo sorrise. Tristemente.
“Sai Misha a volte mi sento come in un limbo...ho l'impressione di avere tutto chiaro nella mia mente. In un momento mi sembra di aver colto il senso della vita...delle cose...ma dopo, quel senso mi sfugge di nuovo e ricado nel mio limbo”
“Il segreto –disse all’improvviso lui- è la fame della pioggia…così la chiamo io… è la sua magia ed insegnamento… lei vuole arrivare a te, al tuo corpo, al tuo cuore…ti brama e ti divora e ti lascia ricco se tu l’accogli… e se la lasci andare...”
“tu sei il mio uomo della pioggia… fa' piovere per me”
“il segreto in definitiva è proprio nel lasciare andare...” disse mentre lei chiudeva gli occhi.
Lui rimase in silenzio…accanto a lei.
Non poteva più rimandare. Lo aveva fatto per troppo tempo.
Sapeva…
Lo aveva fatto per lei. Per stare ancora un po’ accanto a lei.
Quella notte si addormentarono abbracciati.
Prima di addormentarsi Rose lo aveva baciato.
Le labbra di lei erano morbide. Più morbide di qualsiasi cosa reale o di fantasia…
E profumavano.
Doveva lasciarla andar via…lasciarla scivolare dalle sue mani.
Lei fece un sogno strano…con tante persone e tanti visi…e poi c’era Misha…
E sentì d’improvviso la bocca dell’uomo sfiorare la sua…
Rose fece il gesto di ricambiare il bacio…
Sentì umido…
Era una goccia.
Di pioggia…
Ed un tuono la ridestò dal sonno…
Il vento sferzava.
Ma lui non c’era…
Sentì un vuoto.
Il suo letto vuoto.
Man mano che usciva dal torpore e si svegliava i ricordi si dileguavano…
Il suo nome sbiadiva.
Fino a scomparire.
Rimase solo una sensazione…
Come se qualcuno che l’avesse abbracciata per molte notti se ne fosse andato.
Ma nessuno l’abbracciava più da molto tempo…si ritrovò a pensare. Rose sorrise. “Finalmente piove.” E ritornò a dormire…felice per il temporale ed allo stesso tempo triste…
Non capiva cosa le mancasse.
Misha era lontano.
Sulla strada fuori dalla città.
La sua agendina nera nella mano.
Un po’ meno stretta.
Ed un foglio mancante.
Lui sapeva.
Era l’uomo della pioggia. E la pioggia sarebbe arrivata solo alla sua partenza.
E tutti i ricordi legati a lui sarebbero scomparsi…lavati via. Con l’acqua.
Di sé e del suo passaggio… nessuna traccia.
Le persone che lo incontravano perdevano memoria di questo buffo essere infagottato nel suo cappotto nero.
Anche Rose avrebbe perso il suo ricordo.
E degli attimi vissuti assieme.
Anche se forse … “a volte qualcuno può mantenere una sensazione…e tu rimani impresso in quella persona che ti ricorda come se fossi un sogno, e ti “sente” ogni volta che piove...” gli disse in passato Paul, il vecchio uomo della pioggia… “ma è raro…”
Già… chissà…
***
Camminava.
Lungo la notte.
L’aria ricolma dell’odore della pioggia.
Le nuvole alle sue spalle…davanti a sé solo il sereno.
Si fermò al bordo della strada e si mise seduto a rollare una sigaretta…
“Nessuno ti ha mai detto che sarebbe stato facile…o piacevole. Ma è quello che sei” si disse.
Dentro solo una grande tristezza.
Ed un nome…
Rose…lo aveva fatto sentire così speciale…importante.
Unico. Nessuna prima di allora era riuscita a farlo sentire in quel modo.
Ma lui era un uomo della pioggia…ed in fondo non conosceva l’amore, anche se quello che aveva provato grazie a lei, lo aveva fatto sentire così… così… vivo.
La sua pelle…
I suoi occhi.
Appena sveglia…
Ed il suo profumo.
Sentì un vuoto immenso. Che lo risucchiava.
Si sentì bruciare.
Nella gola.
Negli occhi.
Nei polmoni.
Nella pancia.
Qualcosa di salato.
Sulle sue labbra. Lacrime.
Ed ogni fibra del suo corpo che si spaccava…
Un tuono…
E le nuvole…con la pioggia sulla sua testa. A soffocare i singhiozzi.
Respirava acqua e tabacco.
E sorrise disperato e folle.
Immaginò Rose.
Sotto il temporale.
Che guardava in alto.
Ridendo.
“Chissà come sarà felice” si disse un po’ più leggero in cuore.
E riprese a camminare.
Il micio continuava a far le fusa…
Rose si alzò. Chiuse un momento gli occhi.
“Misha” disse ad alta voce. Come se tutto le tornasse alla memoria.
Una lacrima scivolava sulla pelle.
La pioggia cadeva pesante…
“Sei la pioggia che cade dentro me…” lesse il foglietto nella tasca.
L’inchiostro sulla carta strappata si bagnava.
Si sentì felice e triste… come se avesse capito. Come se tutto fosse chiaro adesso. Ad ogni goccia di pioggia, ad ogni temporale avrebbe sentito le sue braccia, i suoi baci. Anche se razionalmente non comprendeva...non ricordava. Ma sapeva. Lo sentiva.
Niente più limbo... bisogna imparare a lasciare andare...
“Vieni –prendendo in braccio il gatto- ti porto dentro”.
Sorrise... “non tutto è perso… -disse- qualcosa rimane” .
Sempre.
(tratto da “L’uomo della pioggia”–Fiabe Gotiche ©–questa fiaba è dedicata ad Elisa)
molto dolce questa favola Mirko... bel finale
una favola per grandi.... e io amo le favole perché lasciano sempre una sensazione di aver compreso qualcosa che fino a quel momento sfuggiva
Mi piacciono i temporali, i tuoni e i lampi e mi è piaciuta questa storia.
Grazie Karen 🙂 e grazie Mariella 🙂
grazie molte Marisa 🙂 ...sì i temporali son splendidi 🙂
e se si riesce a vivere felici sotto un temporale... allora si è davvero felici
bella questa Mary... dovresti riutilizzarla autocitandoti 😉
Ci vuole per forza l'impermeabile allora, un bel trench scuro...
no mirko?