Sono sempre stata sola. Figlia unica e arrivata tardi, così che tutti i miei cugini erano troppo grandi rispetto a me e anche nelle riunioni di famiglia, quando eravamo dieci o venti persone, io mi ritrovavo sola.

Poi arrivò la campagna. E con lei tutti i fine settimana erano all’insegna del vivere la terra, l’orto e le piante. Ero sola immersa nella natura, ma comunque sola. Il mio amico era l’albero di fico davanti casa, il mio compagno di giochi un cane trovatello che aveva deciso di fermarsi da noi.

Presi a fare lunghe passeggiate per campi e stradine sterrate, accompagnata dal cagnetto. Inventavo storie e personaggi. Io di amici immaginari ne avevo talmente tanti che spesso confondevo i loro nomi.

Un giorno mentre me ne andavo a coglier more un signore sentendomi cantare mi disse “l’uccello in gabbia non canta per amor, ma per rabbia” e poi sparì dietro il cespuglio. Ci misi un po’ a comprendere le sue parole, ma poi alla fine beh, aveva ragione lui.

Ero una bambina strana, anomala, una fuori di testa. Leggevo, camminavo, scrivevo, giocavo nella solitudine della mia stanza senza riuscire a trovare un amico, un amico vero che in fondo la potesse pensare come me.

Ma come la pensavo io?

Quando avevo quindici anni i miei mi mandarono in vacanza con un cugino di mia madre e questo cugino aveva una figlia di un paio di anni più piccola di me. Arrivata al campeggio mi si apriva davanti un mondo nuovo, pieno di ragazzi e con una libertà di muoversi conoscere e fare che mi era del tutto sconosciuta. Ed era ancora fine luglio. Il bello sarebbe arrivato con ferragosto e i fuochi sulla spiaggia e le serate in discoteca e i primi amori. Ma io non rimasi così a lungo. Il dieci agosto, proprio quando era prevista la serata a guardar le stelle cadenti, mio padre venne a riprendermi perché aveva bisogno di me in campagna.

Piansi per una settimana intera. Ero di nuovo sola e pure il cagnetto aveva preferito andarsene. Le lacrime mi offuscavano gli occhi e di stelle cadenti quella sera ne vidi davvero poche. E per ferragosto riuscii a farmi venire un febbrone talmente alto che i miei chiamarono la guardia medica.

Tutte quelle lacrime però dovevano aver impietosito il cielo e le stelle e magari anche la luna e il sole. Il venti di agosto mentre me ne andavo a passeggiare come al solito per le vie sterrate intorno al nostro appezzamento di terra incontrai altri cinque malcapitati come me. Due ragazzini e tre ragazze. Raccoglievano more e ridevano e si prendevano in giro. Salutai e loro risposero. Da cosa nasceva cosa.

Diventammo amici. La solitudine venne spazzata via e divenimmo inseparabili in pochi giorni. Rimanemmo nelle valli sperdute vicino Roma fino all’inizio del nuovo anno scolastico e ogni attimo era pieno, carico di emozioni che io in quindici anni di vita non avevo mai provato.

Furono i miei primi amici, amici veri. Ci separavamo solo per pranzare e cenare e dormire, ma in barba ai genitori, una volta che dormivano in silenzio, dopo aver messo i cuscini sotto le lenzuola, uscivamo di casa per incontrarci ancora e ancora.

La notte era diventata magica e la luna sembrava sorriderci mentre la grande quercia dietro casa era il nostro protettore da spiriti e folletti dispettosi.

Tornati a Roma continuammo a vederci e i fine settimana prendevamo il pullman e ce ne tornavamo felici in campagna. Dormendo una volta a casa mia e una volta a casa di Fabrizio. Ricordo ancora i materassi buttati a terra e le lotte coi cuscini.

Ricordo ancora i nostri occhi pieni di luce e il nostro sorriso strepitoso. Quello che contava era stare insieme, il resto non era più importante. A fine settembre arrivò anche Giuseppe e poi Luciana e Roberto e  il gruppo aumentava e noi non ci sentivamo più dei reietti della società. Avevamo trovato nostri simili e ci saremmo fatti tagliare una mano pur di difenderci.

Eravamo diversi, ma le differenze non erano un limite né, all’inizio, lo erano le nostre differenze di età.

Ma poi si cresce, chi prima o chi dopo si cresce.  Solo che io non ne avevo voglia.

E così dopo tre anni di vita passata fianco a fianco arrivò la prima delusione, la prima rottura, il primo tradimento. Arrivò per lettera. Una lettera che ci travolse come uno tzunami.

Cristina aveva ormai diciannove anni e di uscire la notte di nascosto o perder tempo ad oziare in casa nei pomeriggi di pioggia non ne aveva voglia. Era stato bello ma lei doveva voltare pagina, crescere.

E io rimasi lì, a vederla andare via senza capire perché se ci voleva bene non voleva più stare con noi.

E lentamente senza nemmeno accorgercene il gruppo prese a disgregarsi e di loro oggi non rimane che un bel ricordo e un affetto che persiste oltre il tempo.

Nella mia vita è sempre stato così. Un’altalenarsi di solitudine e condivisione totale che poi, prima o poi si disgrega.

E io ammetto che ancora oggi non riesco a farmene una ragione.

E sono qui che raccolgo i cocci ogni volta, verso lacrime e vedo le persone che amo andare via inerme.

Maria Musitano
Maria Musitano
Ritrovai il mio cuore nascosto sotto un cespuglio.

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19 Commenti

    • già legàmi così profondi da essere ferite a volte...

  1. Quanti ricordi... quella volta di Cristina ricordo che pensai....' sì ma in fondo quello che c'è stato tra tutti noi vivrà per sempre...' e sai una cosa? la penso ancora così 🙂

    • io amica non so. Ci sono nei miei ricordi (ed è evidente perché a distanza di anni ne scrivo), ma sono ricordi coperti dalla tristezza. Che fine ha fatto quel legame? Di loro cosa resta oltre all'affetto e al ricordo? E qualche foto scolorita dal tempo? E come loro altri amici si sono perduti crescendo... 🙁

    • vivrà come un fermo immagine sospeso nel tempo... ma la parte nostalgica di me avrebbe voluto crederci ancora... e di fatto io ancora ci credo

  2. Mariella è un fresco ritratto di una vita,con le sofferenze che solo ibambini riescono a raccontare,immagino quindi che parte del tuo cuore stia ancora giocando in quelle vallate con i tuoi amici di sempre perchè i ricordi restano...per sempre!Un abbraccio

    • già Alex, i ricordi restano per sempre... e ci nutriamo di ricordi sperando che possano andare a colmare il vuoto lasciato dagli amici che perdiamo lungo il cammino!

  3. secondo me sono l'energie che ruotano periodicamente, portandoci in posti che forse non vorremmo abitare, ad incontrare persone che ameremo, o forse odieremo, ma che inevitabilmente prima o poi (periodicamente) lasceremo andare, perdendole. Ruotando arriviamo in altri posti, incontriamo altre persone che hanno bisogno del nostro amore.
    La perdita di persone care, nel piacere che proviamo stando in gruppo, mi rattrista certo e questa è "la ragione che per adesso me ne voglio fare..

    Eh sai,
    è possibile che ci si riincotri
    prima o poi, (periodicamente)
    ..............................

    • certo, può succedere che prima o poi ci si rincontri... a furia di ruotare... 🙂 ma quante volte il rincontrarsi ci riporta a rivivere quello che è stato?

    • certo, può suc­ce­dere che prima o poi ci si rin­con­tri… a furia di ruo­tare… 🙂 ma quante volte il rin­con­trarsi ci riporta a rivi­vere quello che è stato?

  4. Nella vita incontriamo sempre qualcuno che decide di accompagnarci per un po e poi, all'improvviso, decide di cambiare strada, andare da un'altra parte...purtroppo è così, da sempre,,,mi chiedo solo chissa`quante volte, senza rendermene conto, sia stato io la Cristina di turno...

    • tutti prima o poi nella nostra vita ci ritroviamo consapevolmente e non nei panni di Cristina... a volte pur amando le persone che lasciamo, altre volte perché in fondo non siamo mai stati così intimi con loro.

  5. Una frequentazione può finire, ma l'amicizia molto spesso rimane, oppure , è vero, si dimentica anche per anni, ma basta una vecchia fotografia impolverata, una canzone trasmessa per radio, per rendersi conto che dentro di noi un' amicizia non muore mai..
    Ciao Mariella.. mi hai intenerito con questa storia.. Un abbraccio..
    Jan

    • Grazie a te Jan per la condivisione di pensieri... ah... l'amicizia... nonostante tutto l'affetto rimane... a distanza di anni e forse fino alla morte...

  6. L'amicizia vera rimane, chi ha amato profondamente e condiviso pezzi di strada e di vita con la maturità di lasciarsi liberi di vivere individualmente non smette di amare. non rinnega nulla, l'amicizia rimane nei ricordi pregni d'affetto e le domande mai fatte e le risposte mai avute. Non ci si sente per mesi e poi è come se fosse passato un giorno, si danno mille possibilità e 100000 attenuanti!

    • sì Michela l'amicizia vera, quella con la A maiuscola rimane, rimane nel cuore e nei ricordi, eppure io ancora oggi piango per tutti gli amici lasciati lungo la strada forse ingenuamente li vorrei ancora vicino a me anche se ormai le direzioni prese e gli obiettivi che si cerca di raggiungere sono diversi e le affinità pur volendo non ci sono più.

      • esattamente, ma tu hai amato e questo non potrà mai cambiare... è questo il bello: ogni lacrima è lacrima d'amore e malinconia

  7. Quando l'amicizia non è poi così vera o matura, ma è stata pur sempre amicizia...
    A 14 anni la mia migliore amica mi disse che io ero parte della causa dei suoi problemi fisici, proprio nel momento in cui avevo più bisogno di lei. Ho pianto amare lacrime, senza capire e non ci siamo più viste e ho creduto di odiarla, di non poterla perdonare. Poi l'acqua è passata sotto i ponti e ogni tanto ripensavo a lei e a quanto siamo state bene. Ora ci siamo ritrovate mamme e compagne di squadra. Non sarà mai come prima, ma è stato bello capire tutte quelle risposte mai avute nel vedere come siamo diventate.

    • le mie migliori amiche di oggi sono state anche le mie migliori amiche dell'adolescenza... ci si perde di vista per un po' magari, ma come gli amori "fanno dei giri immensi e poi ritornano!"


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