Le aprì una donna sulla sessantina, con un abito chiaro:
“Mara!” Le prese la mano sorridendole: “Vieni, Mara.”
Mara la seguì per il lungo corridoio pieno di quadri,
poi si afflosciò su una delle belle poltrone,
nel salone luminoso dove troneggiava il pianoforte.

Le portò un bicchiere di te freddo, e poggiò il vassoio con la caraffa
sul tavolino di cristallo.
“Come stai, Mara?”

Lei abbassò gli occhi quasi a cercare la risposta in quel liquido ambrato.
La sua vecchia insegnante di canto aspettò, senza metterle fretta.
La conosceva da tanto, una libellula Mara,
una di quelle rare, che se prendono danno sempre di più
senza neanche rendersene conto.
Era stata una gioia occuparsi di educare la sua voce, fin dall’inizio.
Aveva insistito mentre lei non credeva ed aveva avuto ragione.

Mara alzò finalmente lo sguardo: “Non lo so…non mi trovo più…”
“Non canti più Mara, ne soffri se non lo fai, ti conosco…
non l’hai mai fatto, neppure nei momenti più difficili…perché? Che ti è successo?”
“ Non potrei…” un sorriso amaro le disegnò le belle labbra…
" Esce stridula…come un animaletto ferito…quasi ingombrante…sono goffa e stanca…”

“Mi hanno detto che hai lasciato molte cose, non solo il canto...
Che succede? Di cosa ti stai punendo, Mara?”

Un lampo parve attraversarle lo sguardo,
poi la sua voce uscì diversa, roca e profonda,
quasi estranea a Mara, come se arrivasse chissà da dove:
“Non sono stata capace...di comunicare...
d'essere me, solo me... di aiutarmi...
Mi hanno cucito addosso un abito che non sono più stata capace di levarmi,
neanche mordendomi pur di restare viva, pur di poterne uscire.
Sono sembrata quello che non sono, per tanto, troppo tempo.”

La guardò dritta negli occhi, e aggiunse:
"Quando mi straziavano con le loro parole o gridavano...
io sapevo solo che quella a cui stavano parlando non ero io...
oppure mi chiudevano nel silenzio...ed anche quella non ero io...
Ci sono morta dentro quell’abito non mio…mi hanno cucito addosso una tomba. “

La sua insegnante sospirò, Mara non parlava mai così,
era stata sempre una persona diretta, sì,
ma trovava sempre un motivo per sorridere,
per riempirsi e riempire di gioia chiunque la circondava.

Capì che per arrivare a dirlo era vero, dannatamente vero,
ed aveva sofferto chissà quanto.

Mara posò il bicchiere sul tavolino, poi disse: “Devo andare ora.”
“Sì. Vieni quando vuoi Mara, lo sai che ti voglio bene.
Vedrai, ti ritroverai e sarai più armoniosa di prima.
È solo un momentaccio. “

“No. Sono rimasta indietro, in quell’angolo felice della mia casa,
e loro sono andati avanti, mentre io ero prigioniera dell’abito distorto...
E il tempo non condiviso diventa il tempo che divide.
Ho cercato aiuto ma continuavano ad affondarmi, e non so perché…
non so cosa ho pagato né perché…”

“La crisalide è il cristallo della realtà taciuta...
Forse sei più vicina a te di quanto pensi, Mara…datti tempo…
datti solo un po’ di tempo…”

L’abbracciò dopo averla accompagnata fino alla porta,
e stette lì, a vederla allontanare,
la figura sottile e le parole di lei che le risuonavano dentro.

Elena Condemi

Elena Condemi
Elena Condemi
So solo che mi emozionai incontrando per caso un'Olivetti a casa di mia nonna, e non riuscii a lasciarla più. Pareva conoscermi meglio di chiunque altro. E la conservo tutt'ora, proprio come si fa con la propria vecchia e fedele bambola, con la stessa tenerezza... "Lo sviluppo dell'anima è come una poesia perfetta: ha un'idea infinita che una volta realizzata rende ogni movimento pieno di significato e di gioia." Tagore "Sono una piccola ape furibonda. Mi piace cambiare di colore. Mi piace cambiare di misura." Alda Merini "Non ho scritto secondo ragione, Né per fuggire un destino oscuro, Ma per sedurre le stagioni E piacere all’ineffabile azzurro, E per possedere ogni giorno, Senza smarrimento, senza rimorso, E sino al momento della mia morte, Dei diritti infiniti sull’amore..." Anna De Noailles

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3 Commenti

    • Anch'io:))

  1. e direi che non sei la sola Michela ad attendere di ritrovare Mara.
    Crisalide...


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