Mi hai preso il viso tra le mani e hai stretto forte.

Mi hai immobilizzata in questa morsa di ferro, in un gioco di sguardi che come spilli pungono l'Anima. Mentre aspetto una spiegazione a questo tuo gesto, questo tuo bloccarmi, questo tuo costringermi a fissarti, t'osservo. Sei bello, mi piaci, ma non provo niente. Sono vuota e il terribile è che la colpa non è tua. La colpa è solo mia.

"Sei in grado di fare solo questo? Sei in grado solo di scappare?" sibili avvicinando il tuo viso al mio, provocatorio.

"No..." ti rispondo "Sono anche capace di odiare." le mie parole ti offendono, lo leggo in ogni cellula di te. Nei tuoi occhi limpidi che impercettibilmente si dilatano, nella presa sul mio viso che si fa lievemente meno forte di prima, nel leggero scostarti da me, quasi avessi paura che ad avvicinarti troppo potrei morderti alla gola e farti morire del mio veleno. E hai ragione, hai ragione ad avere paura.

Dopo averti osservato allontanarti, con la testa bassa, le spalle curve e gli occhi di un cane in autostrada, mi sono guardata allo specchio. Tutto di me era uguale a sempre, la stessa espressione controllata, gli stessi capelli neri, la stessa postura del corpo, la stessa bocca inflessibile, ma gli occhi... mi sono soffermata sugli occhi. Erano più chiari del solito, più grandi del solito. Stavano gridando. Erano furenti.

I miei occhi mi stavano odiando.

Krontera
Krontera
Io non so se dal Profumo lontano di Notti Irreali arrivasti a spingermi con mancata eleganza, ostinandoti in una Danza taciturna eppur loquace. Mi cingesti i fianchi in un fatal unico Respito, corteggiasti le mie insane movenze rendendomi Immortale agli occhi della Luna. Senza saper null'altro di Te se non il tuo Odore mi regalai leggiadre Illusioni di una presunta Follia e invitandoti al martirio ti Amai. Non so se il fatal Destino decise per me o se fui Io stessa a ribellarmi al Vento, eppur da quel dì smisi di camminare sollevandomi pel Cielo con Ali di Rugiada. E il tuo Volto vidi reincarnarsi in ogni Notte stellata...

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2 Commenti

  1. Tutto di me era uguale a sem­pre, la stessa espres­sione con­trol­lata, gli stessi capelli neri, la stessa postura del corpo, la stessa bocca infles­si­bile, ma gli occhi… mi sono sof­fer­mata sugli occhi. Erano più chiari del solito, più grandi del solito. Sta­vano gri­dando. Erano furenti.


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