Nessuno ti dice di leggere attentamente le avvertenze

Senza categoria Maria Musitano

Mi perdo nel ricordo. Non conosco più il presente e il futuro figuriamoci non lo contemplo nemmeno.

Colpa della felicità. Allora non lo sapevo che mi avrebbe dato dipendenza. Se lo avessi saputo, forse, mi sarei tirato indietro. E invece no. Giù a capofitto nel paiolo della felicità. A quel punto, come ogni droga che si rispetti avrei dovuto aumentarne giorno dopo giorno la dose.

Ma la felicità non è come con le droghe:  esco, faccio il mio giro e mi ritrovo dal mio pusher di fiducia. Gli allungo i soldi e lui mi dà la dose.
La felicità non è in vendita, posso iniettarmi la migliore eroina sul mercato, ma in quell'ago infilato nel braccio posso pure scordarmi di ritrovarla.

L'avevo incontrata per sbaglio un pomeriggio in cui il cielo era blu e il mio pusher mi aveva dato buca. Al suo posto sulla panchina Lei, in tutto il suo splendore. Quel giorno la felicità era vestita con occhi color cielo e capelli lunghi e dorati come spighe di grano. La sua bocca era una ciliegia che iniziava a colorarsi e il suo sorriso mostrava denti candidi come un campo coperto di neve.
Quel giorno mi sono seduto accanto alla felicità e l'ho invitata ad entrare. Perché ancora non sapevo che un essere così meraviglioso potesse farmi male. Lei ha accettato.

Non ci sono ragguagli e nessuno ti dice di leggere attentamente le avvertenze. Effetti collaterali anche gravi. Ad averlo saputo quel giorno avrei tirato dritto.

Il telefono squilla, gli amici mi invitano ad uscire, per distrarmi un pochino e non pensare mi dicono. Già.
Solo che  io voglio pensare. Viene chiamato autolesionismo, e i segni sul mio braccio ne sono la riprova.
Qualcuno mi disse che dovevo ringraziare tutti i santi del paradiso per aver avuto l’occasione di toccare il cielo con un dito. Una  mia amica lo chiama l’attimo perfetto o il momento… insomma una cosa che non può comunque durare per sempre.

E infatti non è durata. Dopo aver conosciuto il paradiso, sono ricaduto nell’inferno.
Tocco ogni giorno il baratro e mi dico che quando i piedi arrivano a sfiorare il fondo poi riuscirò ad alzarmi. Io ho l’impressione di sguazzarci nella melma del fondo da tempo. Forse c’è un fondo dopo il fondo.

Mi perdo nel ricordo. Non conosco più il presente e il futuro figuriamoci non lo contemplo nemmeno.

Maria Musitano
Maria Musitano
Ritrovai il mio cuore nascosto sotto un cespuglio.

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6 Commenti

  1. ho avuto molte esperienze di depressione, le più brutte legati ai farmaci usati per la mia malattia (che invece ho accettato e non mi fa sentire affranta)... amare qualcuno aiuta... anche gli animali. Il mio micetto nero è stato spesso il mio terapeuta. Un giorno ha appoggiato le sue zampine sul mio petto e mi ha fatto stare meglio. Riacquistare una visione gioiosa del mondo è però un processo lungo.
    Leggere aiuta, ma anche quui dovrebbero esserci delle avvertenze. L'estate scorsa mi sono buttata a capofitto lella lettura di Anna Karenina...mi sono immedesimata in un personaggio, l'alter ego dell'autore, che, ad un certo punto, sviluppa dei pensieri e delle rifflesioni sul mondo, di natura depressiva....mi ha sconvolto scoprire quanto fossero simili ai pensieri che mi frullavano in testa nelle mie fasi di depressione...

    • scusate gli innumerevoli refusi....

  2. Amare è la cura, ma se non si gua­ri­sce non si è in grado di amare.

    hai detto tutto

  3. Prima di amare gli altri si dovrebbe imparare ad amare se stessi.. perlomeno a non volersi male..
    Una parte di noi che vuole morire..un'altra che vorrebbe rinascere..non è facile trovare un equilibrio..
    Non si trova certo da un pusher..
    Dubito anche che uno strizzacervelli sia di aiuto..
    E' nel prossimo che ci si deve specchiare..ed è a chi si vuole bene che si deve chiedere aiuto..senza vergognarsi..
    L' affetto..l'amore..sono l'unica cura..


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