Racconti di (stra)ordinarie crisi esistenziali

Racconti Leri Bruck

“Sai, quando andavo a scuola la matematica non mi piaceva molto. Ho sempre pensato che non mi sarebbe servita più di tanto. Invece a quanto pare è tutta una questione matematica. Se una cosa ti va bene una cosa ti deve andare male. È come un grafico a torta diviso in percentuali. Probabilmente abbiam bisogno di questo per esser davvero felici. Avere il 50% di felicità e il 50% di pensieri che ci distruggono completamente.

Insomma, siamo esseri umani. Siamo dei contenitori di emozioni oltre che di sangue e tessuti. Dobbiamo avere un minimo di strati. Saper dare il giusto spazio ad ogni cosa. Ma per quanto si possano differenziare tra di loro questi strati, come in un contenitore di vetro se lo agiti troppo gli strati si mischiano e rischi di creare una reazione gassosa che fa fuoriuscire tutto il liquido. Così facendo subentra la consapevolezza, anche se momentanea, di non saper gestire al meglio le emozioni e gli avvenimenti.”

“Sono d'accordo con te.” disse.
“Come diceva Eraclito: Il problema è che non esisterebbe il bene senza il male
Ovvero senza un termine di paragone. Di conseguenza la felicità per essere tale
ha bisogno di egual dosi di dolore.
È una catena.”

Le tazze fumanti davanti a loro davano una nota di colore al tavolo di legno marrone.

“Ho passato una serata fantastica.Ho conosciuto gente che mai e poi mai avrei pensato di incontrare.
In uno dei momenti più bui della mia vita. Quando tutto mi sembrava perduto o almeno accantonato.
E poi. Poi avviene l'imprevisto.”

“Io ho passato l'estate più bella della mia vita qualche anno fa per poi crollare nel periodo più buio che abbia mai vissuto. Quindi ti capisco... forse” Rispose lei sorseggiando la tisana calda dalla sua tazza rosa.

“Sai cosa? È stato tutto così magico e surreale. Pochi pensieri, tante risate. Belle persone. e poi la notte...” Lui abbassò lo sguardo mentre pronunciava quelle parole. Quasi come se non volesse far vedere il dispiacere in volto.

“E poi la notte… come ti capisco” Ribattè lei.

“Sai” riprese lui “Passi una delle nottate più belle della tua vita. Con una persona che hai conosciuto poche ore prima. Ma che comunque ti ha dato più di molte altre persone che conosci da più tempo. Leggi la sua fragilità negli occhi, fragilità di una delusione appena passata che rimane dentro come uno squarcio sanguinante nel petto e non cicatrizzato. La paura di una nuova delusione. Quante cose può nascondere uno sguardo eh? Forse è per questo che molte persone tendono a guardare in basso o da altre parti quando si parla e si dialoga. Son elementi troppo profondi e arcani.”

“Già, quelli come noi vivono le cose nel profondo e poi cadono e si fanno un male cane…”

“Il fatto è che cadiamo sempre male e mai in piedi...al massimo su una gamba sola...ma la paura di scivolare è sempre tanta. Ora io di lei cosa sò? Abbiamo passato una notte insieme...a parlare, ridere, far battute...scambiarci alcuni baci...io cercavo la sua mano nonostante sia terribilmente orgoglioso. volevo abbracciarla, dirle cosa mi stava succedendo, ciò che mi esplodeva dentro come un licantropo alla prima luna piena! poi il passato riaffiora, ti riprometti di non commettere nuovamente gli stessi errori e cadi nel sonno. Un sonno instabile, perché sai che Lei è vicino a te. E di tanto in tanto, tra sogno e realtà la abbracci. La baci. Ma il giorno dopo ti senti comunque in colpa. Hai paura di aver violato qualcosa di inviolabile.”

“Ma lei...che fine ha fatto?”

“Lei mi ha salutato come un amico. Mi son messo a rincorrerla giù dalle scale. Chiederle una spiegazione. Mi ha baciato. Ci siamo abbracciati. Le sue parole son state: "Perdo il treno, ti lascio il mio numero." Poi ho incrociato nuovamente quegli occhi. Però stavolta celavano qualcosa. Non sono riuscito a capire cosa. Uno sguardo stupendo. Lucido. Un ultimo bacio mandato con un soffio, come si fa nei film d'amore. Poi è arrivato il mio male.”

“Scrivile...”

“Fatto... a parte il buongiorno... dirmi che è stata bene e l’aver fatto due chiacchiere mi ha detto che ha bisogno di tempo per riflettere. È la riflessione che mi fa paura…

Tu come la vedi?”

Eh, come la vedo, come tutte quelle persone giuste che troviamo al momento sbagliato cazzo! Secondo me il destino è beffardo e ci fa incrociare le persone nei momenti meno opportuni.
Le riflessioni non sono mai cose belle però nella vita tutto è possibile e se davvero è una cosa importante ripasserà per la tua strada.”

, ma la conosco così poco… Come posso stare in questo stato?”

“Certe cose si sentono,certe anime si parlano; Non serve conoscere le persone da una vita, anzi, magari le conosciamo da chissà quante vite...
Non sei strano tesoro mio è la vita che è na merda

“E poi? Sopravvivo?”

“E poi sopravvivi. Sì.”

Karen Lojelo e Leri Bruck

Leri Bruck

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5 Commenti

  1. bello questo pezzo a due mani...
    bravi davvero...
    a sopravvivere si sopravvivere, ma è bello anche sapere che per pochi attimi si sia riusciti a vivere...

  2. mi associo a mariella, bel pezzo e compliemnti a tutti e due....sperando che ci sia un seguito 😉


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