Parole sante!
Parole non richieste, consigli dispensati che cadono pesanti
e
aprono spiragli inquietanti, disarmanti.

Dal diario di Marta

(Bla, bla, bla)

Silenzio! Per favore silenzio!

Solo per formulare questo pensiero ci sono volute quattro parole

Ma quante parole pronunciamo,  pensiamo, sentiamo, leggiamo, scriviamo o sogniamo ogni giorno?

La tv rimasta accesa, per lenire il vuoto dell’amore lontano, continua a confondere, trasmettendo il consueto processo mediatico, tipicamente noir, dove, sgozzare bambini, diventa l’intrattenimento morboso di guelfi e ghibellini in questo squallido e piatto martedì sera. Parlano, parlano, ma quanto parlano?

“Le parole sono importanti” gridava Nanni Moretti alla mal capitata giornalista che lo stava intervistando, come dargli torto?

Già. Le parole sono importantissime e potenti. Condizionano, convincono, persuadono, fanno dubitare, fantasticare, immaginare e vanno dosate e calcolate, perché il loro potenziale è enorme.

Ci sono parole che non andrebbero mai dette: pesanti come macigni possono ferire, sentenziare; alcune portano con sé odio e non trasmettono alcuna speranza.

Tante altre, invece, sono lievi, amorose, piene, positive, illuminanti; curiose e buffe, antiche e moderne, compagne di tutta una vita.

Ho sempre scritto molto.

Ora che ci penso ho scritto persino, quando non sapevo scrivere: prendevo carta e penna e riempivo fogli su fogli di sigle incomprensibili. Poi, conservavo con cura questi documenti preziosi e segreti dei giochi d’infanzia ormai andati.

Quanto ho scritto? Pensieri, lettere (la maggior parte non spedite), cartoline, biglietti d’auguri, piccoli messaggi, e-mail, sms, liste della spesa, frasi inventate, citazioni o aforismi che ho amato particolarmente e che ho voluto “fermare” per sempre su carta.

Frasi che: “Non ho parole” “Permetti una parola?” “Mi lasci così? Senza una parola?” “Parola al servito!” “Parole, parole, parole, parole tra noi”.

Non conosciamo molti altri modi di comunicare; sì, ci sono gli sguardi, ci sono i gesti, ma pochi di noi comunicano realmente così.  E allora nel divagare infinito di questi pensieri, prima di alzarmi e spegnere questa maledetta tv, penso ad un giorno futuro, quando la parola scomparirà definitivamente e gli esseri umani cominceranno a parlare un linguaggio diverso, fatto solo d’intenti.

Sshh...

Sara Marucci

sarasolosara
sarasolosara
Sara M. nasce a Roma il diciotto aprile millenovecentosettantasei. Sin dai primissimi anni di età, pur non sapendo leggere e scrivere, trascorreva il proprio tempo riempiendo pagine e pagine di caratteri incomprensibili e non appena seppe farlo veramente iniziò senza fermarsi più, cimentandosi in letture anche complicate per la sua giovane età. In realtà ritiene molto difficile scrivere una biografia di se stessa, soprattutto quando alla fin fine non si è combinato poi molto, ma ha all’attivo un racconto “Strade” che presto sarà pubblicato all’interno di un’antologia dal titolo: “Vivere o sopravvivere” di cui è la curatrice insieme alle sue amiche scrittrici Karen Lojelo e Mariella Musitano, e tante idee ancora da concretizzare. Per il suo essere puntigliosa e scrupolosa nello scovare errori grammaticali e sintattici, viene spesso invitata a rileggere e correggere scritti prima della loro pubblicazione. Scrive sotto lo pseudonimo di SaraSoloSara. [...]La vita più intensa è raccontata in sintesi dal suono più rudimentale, quello dell’onda del mare, che, dacché si forma, muta ad ogni istante finché non muore! [...] -Dalla Coscienza di Zeno, Italo Svevo-

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9 Commenti

    • Grazie 🙂

  1. non sempre le parole sono il mezzo per comunicare all'altro... e allora forse con il silenzio... dietro al silenzio, davvero si celano parole che arrivano dritte al bersaglio!

    Parole parole parole.... quante dette tanto per riempire un silenzio intenso di significato?
    parole parole parole vuote come quelle che trasmette la televisione e che lasciamo accesa per non pensare, per non sentire quelle più reali e vere celate appunto nel silenzio!
    Benvenuta...

    • Sono d'accordo. L'importanza delle parole e quella del silenzio spesso vanno di pari passo...

  2. Parole vuote, parole inutili...poi, d'improvviso, qualcuno pronuncia parole importanti, significative, che ci colpiscono, ci segnano, che ricordiamo, magari tutta la vita...le parole che aspettavamo, quelle che ci faranno ancora sperare, sognare, andare avanti...in attesa del
    silenzio, forse assordante, ma atteso, agognato...

  3. Ho scoperto l'importanza delle parole a 50 anni.. e mi son reso conto che il miglior oratore è colui che sà ascoltare..

  4. Caro Jan, sono assolutamente d'accordo con te... il dono dell'ascolto è sempre molto raro, specialmente di questi tempi dove ognuno parla (bla, bla, bla) prettamente a senso unico!! 🙂


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