Sofia era un po’ stanca. Stanca di pensare, di domandare e trovare risposte che erano sempre sbagliate o approssimative. Insomma che non erano mai verità inconfutabili, semplicemente perché non ne esistono di tali.
Era stanca, di ingoiare, trattenere, reprimere, controllarsi, fare la cosa giusta, quella più opportuna, seguire i consigli e perfino di ascoltarne.

Era stanca delle persone che non riusciva a capire ma soprattutto di se stessa che non riusciva ad imparare. Che non riusciva a rimandare, ad aspettare, ad andare oltre, a scrollare le spalle, a prendere atto dei cambiamenti, dei fallimenti, dei progetti infranti.

Era stanca di chiedere per favore, scusa, posso.
Era stanca di giustificarsi, di spiegarsi senza essere capita, stanca di non essere ascoltata, stanca di cercare sempre un motivo a tutto, di non darsi mai per vinta. Avrebbe voluto essere un’altra persona ma proprio non le riusciva.

Allora andò in camera e tirò fuori la valigia, iniziò a metterci dentro tutte le cose a cui non avrebbe voluto rinunciare e di cui avrebbe potuto avere bisogno.
Si sa… non serve a niente fuggire, partire, scappare. Si sa, i problemi ti vengono dietro, non servono nuovi posti da guardare ma nuovi occhi per vedere, era sicura che qualcuno aveva detto una cosa del genere una volta ed era anche sicura avesse ragione ma a volte andare via serve per ritrovare la voglia di tornare, a volte vedere le cose da un’altra prospettiva è l’unica soluzione possibile.

Non le sarebbe bastata una passeggiata nel parco o sulla spiaggia questa volta.
Doveva andare molto lontano. In un qualche posto che fosse privo di qualsiasi ricordo per poter davvero cambiare il suo punto di vista.

Passerà si ripeteva, da mesi ormai, come una nenia che non la convinceva, come una ninna nanna che non la addormentava mai. Si ritrovò a pensare a quanto siano necessarie le persone che ci amano non come vorremmo ma come sanno, come possono. Servono per non impazzire del tutto, per appoggiarsi un attimo, il tempo di fare un respiro, di riposare le gambe.  Ma non le bastava più nemmeno questo. Erano passate troppe cose sulla sua strada che non aveva digerito, metabolizzato né tanto meno accettato. E come può passare qualcosa senza lasciare segni? Infatti ne aveva lasciati. E non era passato niente in realtà, era rimasto tutto dentro di lei; era questo il problema. Si chiedeva quando tutto sarebbe andato via davvero  e si odiava perché invece tutto rimaneva immobile lì proprio alla bocca dello stomaco.

Era morta un giorno di luglio e nessuno se ne era accorto. Vedevano che continuava a sorridere, apparentemente a ridere, perfino a vivere e preoccuparsi del futuro suo e di chi la circondava. Ma lei era morta. Quel giorno la sabbia le aveva mangiato tutte le lacrime, il cuore e l’anima. E lei aveva stretto i pugni in silenzio con la testa piantata nella sabbia perché nessuno doveva vedere quanto facesse male quel dolore, stringeva i denti e respirava a forza per sopravvivere perfino a se stessa.

Era morta quel giorno, l’avevano uccisa quattro parole. Avevano ucciso quello in cui credeva, le sue speranze, le sue certezze, quella che sapeva essere e che era diventata. Era come se avesse giocato alla roulette, aveva puntato tutto, tutto, su un solo numero, uno soltanto. E non era quel numero che era uscito naturalmente. Ma lei aveva messo tutto lì e adesso non aveva più niente da giocare. Metaforicamente a volte poteva giocare con delle fiches, ma non valevano niente e nessuno gliele avrebbe mai cambiate. Era come ridere perché si è bevuto… non ci si sta realmente divertendo.
Questo era diventata la sua vita, una farsa, un surrogato di quello che gli altri si aspettavano da lei.

Ma che importanza poteva avere, lei era una come tanti, tanti avevano perfino problemi più gravi,e poi sono tutti così bravi a dare consigli che non sarebbero mai in grado di seguire, pensava ancora lei. Ma il dolore è qualcosa di soggettivo. E la soglia del dolore lo è anche di più.
Chiuse la valigia e andò all’aeroporto. Senza lasciare nemmeno un biglietto. Se non si erano accorti che fosse morta, si sarebbero accorti ancor meno della sua assenza, pensò.

Ma le persone forse davvero ci amano come sanno e non come vorremmo. E questo non significa che non ci amino abbastanza...?

Punti di vista.
La vita non altro che un punto di vista.

Karen Lojelo

Karen Lojelo
Karen Lojelo
Karen Lojelo, nasce a Roma il 25 giugno del 1976. Ha pubblicato 'L’amore che non c'è' romanzo 2008), la raccolta di poesie 'Binario 8' e 'l'ebbrezza del disincanto' (romanzo 2012). Nel 2013 è andato in scena uno spettacolo teatrale scritto da lei: Riflessi con la regia di Virginia Pavoncello. Nel 2018 è uscito il romanzo 'Non ti scordar di te' edito da Viola editricee vincitore del premio speciale della giuria al concorso internazionale Montefiore, subito dopo 'Margherita' una raccolta sui generis di racconti e monologhi su questo personaggio immaginario e dedicata alla sensibilità femminile. A novembre 2018 viene pubblicata una nuova edizione indipendente rivisitata e corretta di 'Binario 8', poesie strettamente collegate con i racconti di 'Margherita'. A breve è prevista anche l'uscita di un'antologia di racconti da lei curata con la partecipazione di altri scrittori tra cui nuovi autori e nomi noti. Gestisce un sito multi autore che promuove la scrittura e l’arte in tutte le sue forme //www.wordshelter.it/ Il suo sito personale //www.karenlojelo.it/

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31 Commenti

  1. quante riflessioni suggerisce questo brano!... personalmente sono stanca di rimanere spesso ingabbiata dal mio carattere e dalla mia sensibilità, apprezzati da tanti ma incompresi da chi vorrei...spesso ho fatto la valigia e sono partita per mettere distanza alle cose ed alle persone. E' vero. I problemi restano ma il viaggio, qualunque esso sia, nella mia esperienza aiuta sempre. Un giorno un mio amico mi ha incoraggiato con bellissime parole a non modificare la mia personalità per mancanza di complementarietà di carattere con le persone che mi circondano, la nostra felicità deve venire prima di tutti perchè solo così possiamo trasmetterla all'esterno. Ed è vero. Certo, la felicità a volte sembra dipendere dagli altri ( un circolo vizioso ) ma in realtà solo assecondando la nostra natura e rispettando noi stessi siamo veramente felici. Certi compromessi possono essere difese nei confronti del mondo esterno ma non una manifestazione del nostro autosminuirci. E quanto è bello fare ciò che davvero ci piace, essere fino in fondo noi stessi! Le persone a volte ci amano come sanno...ma non può bastare...no....se il prezzo da pagare è la nostra felicità ( e sanità mentale ).

    • grazie davvero Maria del tuo intervento, fa riflettere anche me su delel riflessioni che già avevo cercato di fare da sola. Vedo che sono sentimenti comuni quelli che ho cercato di descrivere, il "viaggio" in quanto tale già fa molto, e probabilmente avendo la possibilità di viaggiare parecchio cresceremmo ed impareremmo molto più in fretta, come dico sempre ogni viaggio è prima di tutto un viaggio dentro noi stessi che inevitabilmente ci riporta a "casa", la casa intesa come luogo dell'anima in cui ci sentiamo più a nostro agio. lA FELICITà che dipende dagli altri è un altro circolo vizioso come dici tu che spesso non ha vie d'uscita per quanto sia insana, e hai ragione anche quando dici che non basta... giungere a compromessi con sé stessi...

    • oh viaggiare e' sempre una buona idea. da che mondo e' mondo.
      io una volta stavo a londra. venne a trovarmi la mia cuginetta. e mi sembro' di avere in casa mio nonno che mi diceva STAI ATTENTO AD A....
      tutti quei chilometri.... le montagne, la manica e la morte di mezzo... e avevo il nonno in casa.
      partire e' una buona idea.
      ma tanto le cose te le porti dentro.

  2. anche io sono scappata... sconvolta da una storia di violenze psicologiche matrimoniali e ribelle per la mia condizione di salute che mi porta a far fatica a muovermi e soffrire talvolta di depressione... mi sono chiusa nella torre d'avorio della casa di mia madre con le mie figlie... da un mese non esco di casa...penso, volo con la fantasia, scrivo, ho conosciuto voi !!! attendo il ritorno delle mie figlie, i loro racconti... la più grande sta vivendo la sua prima storia d'amore ... ora mi sento pronta a riaffrontare il mondo...questa sospensione mi ha ricaricato e donato voglia di amare.... anche se forse non troverò mai l'uomo che mi ama come vorrei

    • forse Noria nessuno di noi troverà mai nessuno che ci amerà come vorremmo. O comunque non per un tempo abbastanza lungo, ma a volte cerchiamo tanto per accorgerci che certi momenti basta davvero poco a ritrovare il sorriso, o la voglia di fare, certi giorni basta una parola, un nuovo amico, un'amica, cambiare appunto per un attimo il punto di vista...:)

      • oh Karen... forse si pero'.
        l'umanita' e' arrivata fino a questo punto. non e' certo grazie al signor perugina... :)) e non e' neanche a colpi di clava.

  3. Mettersi in viaggio..chiudersi dietro delle porte..ripartire da zero.. può essere una soluzione..
    E ' un percorso che prima di arrivare in stazione o in aereoporto andrebbe fatto dentro di noi..ma non sempre si riesce..
    Il desiderio di fuggire..di lasciare un presente ingombrante..faticoso..ci rende molte volte impulsivi..
    Se viene a mancare l'amore..l'amore degli altri..l'amore per noi stessi..se i momenti di felicità sono rari come i quadrifogli in un prato..
    la vita diventa invivibile..arida..inutile..
    Hai ragione Karen..chi ci ama.. ci ama come sa e non come vorremmo..
    Sta a noi prendere o lasciare...

    • prendere o lasciare? prima o poi siamo costretti a prendere qualcosa... volenti o nolenti, certi giorni ci va bene altri ci va stretto...

      • prima o poi afferriamo ciò che sembra offrirci un po' di felicità...credo sia naturale e comprensibile...è triste una vita senza amore...ma prima o poi ci rendiamo conto che non sempre sia la scelta più giusta. Porto ad esempio una mia recente esperienza personale. Ho interrotto una relazione che andava avanti da tempo dopo aver raggiunto la consapevolezza ( saturazione ) che il mio compagno non avrebbe mai saputo amarmi come avrei voluto. Non era una colpa. Semplicemente le nostre sensibilità ( ed interessi ) erano così diversi che il piacere di stare insieme ha ceduto il passo, giorno dopo giorno, alla insoddisfazione ( mia, anzitutto ). Cosa ho imparato? devo rispettare di più Maria, aiutarla a tirare fuori tutta l'energia che ha di dentro. Il risultato non è male!
        Chiudo e non vi tedio più. Mi ricollego ad altri tuoi racconti.
        Nonostante tutti i nostri sforzi non è detto che riusciamo ad essere felici. Ci vuole anche l'intervento di quel Dio distratto che spesso sembra prendersi gioco di noi portandoci a fare tanti passi falsi, perchè lui solo, deus ex machina, può in fondo cambiare le nostre sorti.
        Nel frattempo sta a noi mettercela tutta.

        • già quel Dio distratto... forse una scusa che ci creiamo per poter addossare a qualcun altro le nostre colpe? Io ancora devo capirlo...

          • ...a volte il nostro essere un po' troppo ingenui e fiduciosi si tramuta in una colpa...ahimè.
            Ma come dicono i miei cari Depeche... "try walking in my shoes"!

          • già... anche io ci provo... 😉
            non sempre con successo

          • sapete quando si dice "alla frutta"?
            beh quando si arriva ad invocare dio, ragazze, e' il momento del conto. :))

  4. Aveve un punto di vista è una scelta...

    è una scelta...con le sue relative conseguenze.

    Si può anche decidere di non fidarsi di nessuno, di non rispettare nessuno, di non voler bene nessuno...e forse allora non ci sarebbero di questi problemi.

    Perchè ascoltare gli altri, a che vantaggio pratico/emozionale stiamo mirando?

    Non è una scelta consigliabile da parte mia...ma come dice il racconto..."punti di vista"...

    N.A.

    • si può davvero decidere di non voler bene? di non fidarsi?di non rispettare?
      secondo me non è sempre possibile scegliere...
      bisogna esserci portati, questione di indole... e poi soprattutto per quanto riguarda il "voler bene" non credo proprio sia possibile decidere. Purtroppo o per fortuna?

      • Sono d'accordo con te. Non so se ammirare chi fa sempre le scelte giuste anche nelle questioni di cuore. Io purtroppo non ci riesco, io che mi reputo molto istintiva e baso forse le mie scelte su criteri emozionali ben poco razionali. Per fortuna, perchè assecondando me stessa sono felice; purtroppo, perchè spesso si soffre. Ma se penso a chi ho voluto o voglio bene davvero, non credo di aver potuto scegliere. E' stato ed è così. Figurati poi quando un grande amore ( che ti aveva lasciato ) torna da te...così...quasi un miracolo...ti assicuro che è difficile scegliere. Capisci perchè era stato un amore per te. E vuoi ancora "bene", pur avendo la consapevolezza che soffrirai di nuovo.

        • Già... guardando negli occhi qualcuno che hai amato molto e che probabilmente ami ancora pur sapendo che si tratta di un "errore" o di qualcosa che ti farà ancora male non si può che pensare... 'non ho scelta e non ne ho mai avuta'. Almeno per me è così.

    • ahahahahahah
      a che vantaggio???
      diobono caro.. la varieta' e' sopravvivenza. sai: l'emozione e' anche un meccanismo per propagare la specie.
      il tuo punto di vista, mon cher, e' un punto di vista da estinzione...
      ma non si deve contare su tutti i soggetti per salvaguardare la specie, in fondo...

  5. il viaggio può essere una via di fuga, un modo come tu dici di fermarsi a guardare la prorpia vita da lontano, da un altra prospettiva.ma a volte il viaggio non serve, se siamo ancora vincolati ai nostri problemi e ai nostri limiti
    (sono scappato in Argentina da solo per 3 settimane,,,ho pensato, studiato e quando sono tornato ho fatto gli stessi sbagli di prima...)
    forse il viaggio deve essere inteso diversamente, un viagio per estrapolare noi dagli altri, fare quello che ci fa stare bene fregandosene del giudizio altrui...saper far girare bene l'altalena dei prorpi umori e delle proprie sensazioni
    gli altri ci amano come possono, gli altri spesso ci escludono quando siamo giù
    e allora perchè pernsare agli altri e non a se stessi?

    • ogni mio viaggio/fuga è sempre stato anzitutto un piacere personale, un regalo che facevo a me stessa, una forma di sano egoismo per prendermi cura di Maria...il viaggio ti mette in contatto con realtà diverse da quella in cui si vive e questo allarga il proprio orizzonte, aiutando a valutare le situazioni.
      Per il resto, credo che ognuno debba fare anzitutto ciò che lo fa stare bene ( rispettando chi ci sta accanto )...soprattutto quando si passano momenti pesanti. Anche qui torna quel sano egoismo come reazione all'indifferenza ed alla freddezza che ci circonda. Ognuno di noi, poi, trova la formula che meglio calza al caso personale...io, per esempio, cerco di realizzare ciò che mi ha sempre affascinato, ultimamente...imparare a guidare la moto! 😉

    • Manuel mi permetto di suggerire un metodo... quando si fa un viaggio, ossia, quando ci si muove con il sedere, poi, se si torna, uno deve chiedersi cosa c'e' di diverso per lui intorno e dentro. se la risposta e' "niente" allora non ha viaggiato.
      ps dalla lunga esperienza di uno che e' nato... in macchina... e non per modo di dire... :)))

      weh l'anno prossimo vado anche io in argentina a trovare amici. staremo 3 mesi....

  6. anche questo è un ottimo punto di vista... vedi Manuel sono tutti validi, appunto per questo, dipende dallo stato d'animo e da quello di cui crediamo di avere bisogno volta per volta... forse

    • basta non essere ottusi Marie'... e puoi cambiarlo sempre. e' una fortuna, altrimenti il mondo sembrerebbe un bidimensionale immobile.

  7. :))))
    si ama come si sa, e i passeri dormono sugli alberi (Anna)

    • Questa è la chiusura perfetta Kap... non potevi trovare citazione migliore (tua) :))))

  8. I punti di vista variano infiniti e trovare qualcuno che ha il nostro stesso punto di vista è proprio come giocare alla roulette ...


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