Mangio gomme da masticare ai frutti di bosco durante le lezioni di grammatica e indosso scarpe tristi come il cielo di questo martedì mattina. Dimmi che conosci qualche posto dove comprare il coraggio, qualche pusher che me lo venderebbe ad un buon prezzo. Mi servirebbe per andare avanti per qualche mese ancora, per chiederti di vederci per un caffè e per un abbraccio, per rimanere in piedi senza cadere. Sto zitta, muta, ferma. Son troppo piccola e mi porto il mondo e le mie paure nello zaino. E intanto I muri vomitano tristezza da giorni ormai.
E io giro indossando collant nere e magliette di gruppi punk che ascoltavo alle medie. Giro per le camere con gli sguardi che si riempiono di smog. Prova a dare un senso a tutto questo perché giuro che io non lo trovo. Scrivimelo dietro al foglietto illustrativo di qualche medicinale scaduto oppure non dirmi niente e lascia che il silenzio mi inizi a mangiare dalle punte dei miei capelli neri fino ad arrivare alle punte dei miei piedi che sono sempre freddi. Io ci sono abituata ai silenzi, mi tagliano la pelle ma ci sono abituata. E poi in questa storia non c’entra solo questo amore che mi uccide e mi fa vivere allo stesso tempo.
C’entro io con questo stomaco pieno di taccuini vuoti e libri letti a metà, con questi polsi, con questi occhi che si nascondono da tutto e si perdono dentro ad una stanza. Io e le mie ossa fragili, la mia rabbia, i miei vuoti neri e profondi,la tristezza che mi scorre nelle vene, l’autostima che non ho, le mie delusioni. Ho bisogno di qualcosa ma non capisco cosa. Odio aver bisogno di qualcosa perché tanto quel qualcosa non c’è mai.
Una poesia.
Riflessioni tormentate, splendide, specchio di una età.
Parole che come acqua scorrono dal rubinetto della cucina e riempiono bicchieri da bere avidamente.
Molto bella.
sono d'accordo con Stefano...e poi io ho un debole per te...
molto intenso e condivisibile