Sei quasi nuda

Racconti matteo

Ti sbottoni la camicia nuova e piangi le lacrime che non hai potuto capire. Il lavoro che ti manca, che hai, che non ti rende felice.
Squilla il tuo cellulare e forse è lui, che spera di sapere dove sei, chiedendotelo magari. La stessa freccia che lanci ti perfora, sei sola, quasi nuda.
Avresti voglia di farmi vedere le tue mani? Troppo intimo scoprirti le cosce e leccare tagli già seccati. È più facile per te fuggire dal sussurro di una finestra chiusa male.
Arriva Susanna, è partita due mesi fa ed è di nuovo qui. A Miami ha bevuto on the rocks, ha parlato con un cubano che viveva nelle piazze vuote e diceva di esser felice aspettando l'uragano.
Susanna ti aiuta a sistemare l'orlo di una gonna blu cobalto che non metterai ma che sembra fatta apposta per mostrare i fili scoperti delle ore che sai di sprecare.
Parlate anche di me, che so produrre cenere in abbondanza senza bruciare niente.
Susanna ha provato l'ebbrezza di dire: parto, lascio tutto, ma tu non vuoi e non sai perché.
Se non è quel che lasci, è quel che trovi.
Prendi un po' di birra dal frigo, aspetti un'eclissi per fissare in una foto com'è davvero quando è tutto buio, per un attimo che non saprà di essere il centro del tuo giorno.
C'è pur sempre il mare che scintilla di silenzio, che fa rumore tacendo.
Fai un piccolo sogno, poter contare all'indietro partendo da ieri, senza fermarsi mai e senza sbagliare.
Ma si incagliano i numeri tra le rughe che ti nasceranno sulla fronte, passeggi nervosamente per la stanza e Susy sta parlando a sé stessa, mentre sale una leggera nebbia che sa di bruciato.
Riaffiora a tutte e due, nello stesso istante, quel giorno in cui camminavate per mano, sotto lo sguardo severo e disattento della maestra e vi siete allontanate dal gruppo per andare a prendere tra le braccia quel cagnolino appena nato. Ed era infinitamente più indifeso di voi mentre tremava di curiosità e felicità. E non capivate perchè era impossibile portarlo via, così come oggi, quando sembra tanto assurdo restare qui, tremanti e curiose e senza più nemmeno alzare le braccia per provare a parare i colpi.
La schiuma densa della birra, rimasta sul fondo del bicchiere, gli occhi un po' assonnati, luci e ombre disegnate dietro la croce della finestra, le lancette della sveglia che accampano scuse un po' consumate.

matteo
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La speranza è nell'opera. Io sono un cinico a cui rimane per la sua fede questo al di là. Io sono un cinico che ha fede in quel che fa. (Vincenzo Cardarelli)----- //badradio.splinder.com/

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2 Commenti

  1. Matteo... lo sai quello che penso... 🙂
    'Fai un pic­colo sogno, poter con­tare all’indietro par­tendo da ieri, senza fer­marsi mai e senza sba­gliare.'


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