Il dis-​senso della vita sulle scale

Mossi per le scale, fosse manco scacchiera, perlustrando ogni singolo o ammogliato gradino, piano per piano, in cerca della mia perifrasi scomparsa, indispensabile quella sera per i doverosi commiati.

Ogni soglia da livello faceva scalo alla mia inquieta indagine, come se l’anima si nascondesse dietro i bordi o fra la polvere, ogni ragno, che di ragnatela viveva, divenne mio sogno angoscioso; non mostravano molto… fortunosamente… tra gli spigoli e le soglie… una nota demenziale alla mia notte.

Avete presente minimi recessi, fuori mano, che ogni scala padroneggia?
Lo scoprii solo in quel tempo e per poco, o almeno mi illudevo.

Ma nulla… e il passo divenne ancora più lento, attento, e cosi per il mio sguardo, la mia attenzione e la mia prostata rivolsero pensiero al mondo che inseguivo e desideravo.
Oddio forse ero convinto che la mia reale necessità fosse una diuresi, che mi impedisse le aferesi, tenendomi in vita con la glicemia normalizzata in accumulazione: non era possibile non pensare, non ricordare, non rivivere.

Le donne, che mistero!
Eppure m'ero fatto condurre e avevo scorto con piacere e piaceri sottane di ogni conformazione anche prive di gonnella, con sbuffi e pizzi; erano vita e oblio allo stesso tempo.

Ma su quelle scale?
Meglio fermarsi un attimo, sedendo sulla pietra delle scale vecchie, non le ricordavo neanche cosi chiare, pur scrutandole con impegno dai tempi della mia nascita; cosi come per le donne v'è da dire per semplice amor di verità.
Alle volte erano gli occhi, altre volte la coda dei capelli e il collo, come in quel semi oscuro corridoio, ma quasi sempre innamoramento e non amore.
Altre volte la voce o le gambe, molte altre il seno o il culo.

Oppure, una volta, in un letto, in quel letto dopo alcune iperboli, una frase: “È il tuo modo di esprimerti, tu parli solo cosi. Sto imparando ad ascoltarti, solo con i tuoi disegni, solo lì... parli.”.
Ti spostai il ciuffo, altrimenti non sarei andato oltre lo sguardo nascosto, per evitare l’anacoluto, e arrivate al tuo pensare, ma dopo evitai costantemente il tuo passo; non potevo farmi leggere intimamente da te.

Ma nulla, niente, neanche un minimo avvicinarsi alla comprensione, al compatimento nei casi del patema, alla concordanza, era solo allitterazione amorosa; serie di anagrammi visivi, puntati e puntuali, stessa cosa in algebra semplice.

Le scarpe, dove sono le scarpe?
In casa… come posso riannodare il rapporto con la vita senza lacci?
Improvvisante notai che indossavo dei pantaloni di velluto a creste, calzini anonimi grigi, camicia e un maglione color caghetta... dubitando delle mutande forse pulite... ero senza cintura.
Se mi fossi vestito per uscire avrei dovuto calzare le scarpe, e quando stavo solo in casa non vestivo così. Ero uscito solo per ritrovare la mia perifrasi. In casa non c'era, né sulla scrivania, né in giro, neanche nel ripostiglio; non c'era semplicemente, era magari fuggita, oppure tornado ieri, caduta sule scale o rubata e in questo caso da chi?

Chi potrebbe volere rubare una perifrasi?

In quel mentre senza mentre qualcuno, lo sento anche ora a distanza di anni, sale per le scale, e lo odio con forza, no in realtà no, ma…
Sale le scale, pochi lo fanno, perché dovrebbero con questo ascensore multifunzionale e multimediale… dove trovare un posto che fa su e giù e giù e su con la possibilità di vedere brandelli di tg? L'ascensore è stato impiantato quasi chirurgicamente, non per alleviare la salita, ma per evitare la tentazione della discesa vorticosa; in troppi avevano deciso cosi su due piedi, anzi in piedi sulla balaustra di buttarsi sotto... non terror vacui ma amor vacui. L'attrazione improvvisa per il vuoto silenzioso... non balaustra ma balausta in quei momenti, non vuoto ma pieno...

E se anche la mia perifrasi....
Potevi essere solo tu, che non ami, che detesti la televisione o la visione… che non guardi senza occhiali per timore dell’anadiplosi.
Che passo lento, sanamente sana-amante e marcato un tacco che pesta senza rancore… spillo senza spillo, meno di un quindici più di un cinque, senza alcuna catacresi…

Ma pensavo solo al mio infreddolito posteriore, ora formicolante… mai portato il portafogli nella tasca del pantalone.
Come fanno, non dovrebbe bloccare la circolazione?
Specie guidando…

Era anche freddo, leggermente sporco e pensando ai calzoni un inevitabile avrei bisogno di uno straccio, per pulire…  forse sarebbe più facile ridusse il tutto al solito quotidiano.
Sembri un gigante, una maestosa amazzone vestita, hai le scarpe coi lacci, perfettamente pulite; non mi piaci in tailleur, non mi piaci vestita.
Vestita non sei ansiolitica...ma ansiogena...

ciao… non ti aspettavo a quest’ora.
cosa fai seduto sulle scale, entriamo?
non lo so
entriamo...

E con un sorriso separato, entrammo…
hai preso tu la mia perifrasi?

Luther boing
Luther boing
Più dei cartoni animati (anche inanimati) e ani-manti nulla vale... neanche a Pinerolo

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4 Commenti

  1. A volte cerco le parole perse dentro i cassetti... ma non le trovo quasi mai...
    🙂

  2. Lo trovo geniale! 🙂
    Spero comunque che la perifrasi stia da qualche parte..... 😉

    • grazie
      ... no, ancora no
      🙂


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