Temi il folle:
egli non farà, ciò che si conviene, né ciò che conviene.

Temilo perché è folle.

E non gli estorcerai niente, di ciò su cui far leva è ragionevole,
e vigliaccamente, secondo ragione, ricattare.

Solo sarai capace, di avvicinarlo nello stigma e nel timore.

Egli non si redime né può,
né ha da servirgli d’esser redento:
e questo lo rende un dio, al tuo confronto.

Dove tu indugi, sarà tiranno,
farà strame e macello.

Dove tu tiri dritto, indugerà con gusto e letizia,
e gentilezze squisite che non puoi
né devi conoscere –
inusitate e imprevedibili.

Deliberatamente carezzerà il nemico,
fuori d’ogni ragione utile,
e trafiggerà chi gli sorride tendendogli la mano;

ma potrebbe anche arrivare
a torturare il suo torturatore,
e il nemico far soccombere, fra sangue e guano,
e senza una ragione, ancora,
che tu comprenda o possa al modo suo.

Temilo perché senza essere a modo tuo,
egli è in sè, e più che te od altro.

Temilo perché non fa ciò che serve,
perché è un mostro e un Dio,
in salute della sua malattia, che veleni morali non sa:
tutti gli elementi in lui coesistono e sono,
senza prevalere l’un sull’altro, secondo ragione,
che non sia natura alla natura sparsa,
come lava nella lava.

Temilo perché non potrai piegarlo avvicinandolo a te,
perché non potrai ricattarlo –
benedizioni o maledizioni non conoscendo,
che inflitte siano, o da chicchessia ammannite.

Egli è sempre distante oceani e stelle,
egli è dove tu paventi e non comprendi:
nel suo male e nel suo bene,
ontico e ontologico assieme.

Per questo né si salva né salvezza concepisce,
e la sua colpa sempre, è originaria,
i suoi fini terrifici e netti –
che son l’una cosa e l’altra senza giustificazioni.

Temilo perché lo torturasti proprio come un folle,
quando violento non fu né esser voleva,
e lo blandisti spremendo altra violenza,
per paura della sua violenza,
dalle nutrite tette della sua anima superiore.

Temilo perché inventasti tu, la colpa e la cura,
e mai spaesti andare oltre il delitto dell’una nell’altra.

Temilo perché Napoleone e Hitler furono e sono
colpevoli, e non folli abbastanza,
e della stessa tua colpa che abbisogna d’un concetto
in soccorso all’inerzia del suo macchinico sfacelo,
ma mai fuori da essa, se non per pruderia morale
dell’inconcepibile.

Temilo perché ottimizzare il delitto a scopi ritenuti superiori,
è cosa tua e non sua.

Temilo, perché, al fine, la libertà non potrà essere né merce
né privilegio desunto – nel bene e nel male.
Temilo in entrambe, dunque.

Massimo Triolo

 

Massimo Triolo
"Meglio regnare all'Inferno,che servire in Paradiso"

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4 Commenti

  1. Hai un modo di scrivere che mi affascina,riesco a "vedere" quello che scrivi,forse sei un essere soprannaturale o un folle conclamato non lo so ma credimi,non è da tutti.... "egli è in sè, e più che te od altro." PS:Continua così leggerti è uno spettacolo,i miei sensi ringraziano...

    • Grazie dell'encomio,e,non temere,proseguo su questa strada...tu prova a leggere altro di mio!

    • Grazie dell'encomio,e,non preoccuparti,proseguo su questa strada...tu prova a leggere altro di mio!

  2. non mancherò messere!


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