Tornano (racconto gotico) (Seconda parte)

Racconti poeta solitario

Tornano:

Giacevo all'angolo della strada ormai perso,
rassegnato a questa vita eterna giunta come maledizione,
quando finalmente sentii un respiro freddo sopra di me,
mi bisbigliava all'orecchio dicendomi che era tornata solo per poco,
ancora una volta il Grande Vecchio aveva permesso d'incontrarci.

Non Come quella volta al Cafè Noiret, ma in circostanze diverse,
non più due gioielli che brillavano nella notte ma come due anime perdute
in cerca di qualcosa smarrita da tempo, due poveri esseri non-morti che girovagavano
per Parigi senza una meta precisa.

Afferra le mie mani e tirati su, mi disse lei vestita con una tutina nera attillata
che metteva in risalto le sue forme; i capelli nero corvino erano raccolti in una lunga coda,
il suo sorriso fu per me la migliore spinta ad alzarmi.
Le strade erano deserte, nemmeno un topo con cui fare colazione e rimettermi in forze quando,
ad un tratto, il lento stridere di una catena di bicicletta svegliò i miei sensi.

Mi nascosi all'angolo e con un balzo felino
ero sopra al malcapitato metronotte con i canini e gli incisivi conficcati come due lame nella sua giugulare.
Bevvi a sazietà, sentivo la vita scorrere nuovamente dentro di me mentre lei compiaciuta si gustava la scena,
scrutando una goccia cremisi scendere dalle mie labbra.

Non ero felice, stavo vivendo un incubo, tra poco non l'avrei più vista, sono intrappolato in questo mondo
da solo e sfuggente, condannato e col cuore spezzato aspettando il suo arrivo.
Siamo bloccati su questa terra che non è destinata a noi, siamo solo fantasmi.

Lei mi abbracciò e pianse lacrime di sangue, non riusciva a sopportare di vedermi così,
sapeva che avevo ragione, quei piccoli attimi di felicità erano morsi veloci nei polsi e nulla più, nessun futuro insieme.
Il sesso è tutto quello che ci rimane, forziamo la porta di un piccolo bistrot e facciamo l'amore, con rabbia e disperazione,
mentre poco distanti le sirene della polizia si avvicinano minacciose.

Michelle si rivestì ed io intanto nudo speravo ed odiavo senza una cura al male che affliggeva il mio cuore.
Armand, devo andare, non posso più restare lo sai, spero di rivederti ancora disse lei tirandosi su la zip della tuta.
Le dissi se avesse mai pensato a quanto sarebbe stato bello camminare fino a perderci nella nostra vita.

Avevo ucciso migliaia di volte e dormito a lungo senza di lei, arrivati a questo punto continuerò a scontare il mio esilio,
in fondo quante albe ancora passeranno prima di incontrarla di nuovo? Per sempre? Solo la morte mi è testimone.
Addio Michelle, abbi cura di te.
E senza che potessi dire altro era già svanita nel nulla, ed io in braccio alla torre Eiffel abbandonai il mio corpo
all'ultima Aurora.

poeta solitario
poeta solitario
Sono passato,un pensiero ricorrente,quel senso di vita nuova che mi pervade vedendo il disfacimento del mondo che fu, in un tempo non mio. E' proprio quando tutto sembra perduto che bisogna affrontare la fine col sorriso,perché ogni fine è semplicemente l'anticamera di un nuovo inizio. Nato nel 1977 l'8 di Febbraio dopo varie passate continuo la ricerca del mio amore perduto e del mio vero Io.Ho appena pubblicato la mia prima raccolta intitolata "Sensazioni d'Autore",un viaggio interiore nel tempo e nello spazio scandito da note poetiche e narrative.

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4 Commenti

  1. meraviglioso. Gotico al punto giusto... un vampiro stanco di esserlo... solo un fantasma che si muove in un mondo crato non per lui... metafora della nostra esistenza.

  2. Hai colto nel segno.Infatti il primo racconto sempre pubblicato su WS descriveva la situazione in maniera quasi allegra ed ironica,adesso invece la solitudine e la mancanza della parola "fine" e della sua amata prendono il sopravvento.

  3. Io non ho mai capito cosa vuol dire gotico...

    • è sempre colpa dei francesi..


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