"Vendetta - The Story of One Forgotten"

"Vendetta!": alla conquista del classico perduto!

Recensioni Vito Tripi

Ci sono vecchi capolavori che in nome di un’editoria distratta, faccendiera e anche benpensante, sono rimasti per lungo, lunghissimo tempo, dimenticati o addirittura sconosciuti. E non si parla solo di scritti nostrani, cosa di per sé già molto grave, quanto di lavori di scrittori esteri che in patria, come fuori, hanno ottenuto un grande successo. Una sorta di damnatio memoriae immotivata e offensiva.

Un caso è il testo di Marie Corelli “Vendetta!”, capolavoro vittoriano edito in patria nel 1886, pubblicato dai tipi della Gargoyle Books. Ma prima del libro due parole sull’autrice, la cui vita è degna di un romanzo rosa del 19° secolo. Nata con il nome di battesimo di Mary Mackay, la Corelli era la figlia illegittima di Charles Mackay, famoso giornalista, poeta ed autore di canzoni scozzese, e di Mary Elizabeth Mills, probabilmente la sua governante. Nel 1866 venne inviata in un collegio a Parigi per la sua educazione e fece ritorno in patria quattro anni dopo. Quando raggiunse l'età di trent'anni mutò il suo nome in Corelli che divenne il suo nome d'arte quando esordì nel mondo dell'arte come musicista, sostenendo di essere figlia di un conte italiano e di avere vent'anni. Dopo aver abbandonato la musica, iniziò a scrivere pubblicando il suo primo libro nel 1886. Nonostante l'enorme popolarità delle sue opere, esse vennero accolte molto aspramente dalla critica letteraria del tempo anche se tra i suoi lettori e ammiratori vi furono la regina Vittoria, Gladstone e Lord Churchill.

Il successo rese la Corelli una vera e propria cittadina del mondo, e nei suoi scritti – spesso punteggiati di una verve, quasi satirica, sul bel mondo vittoriano – non mancano i rimproveri all’ipocrisia dell’aristocrazia e delle classi agiate, al loro egoismo e meschinità. Le stesse allusioni allo stereotipo dell’inglese sono notevoli.

Ora veniamo alla sua opera. “Vendetta!”, uscita nel 1886 con il titolo in italiano e col sottotitolo “The Story of One Forgotten (La storia di un Dimenticato)”, è ispirato, come scrive l’autrice nella sua prefazione, a un fatto di cronaca avvenuto a Napoli nel 1884 durante una terribile epidemia di colera.

Ci troviamo però di fronte a una rarità letteraria che può essere riduttivo e fuorviante definire un romanzo gotico o tardo gotico. È una storia che va a fondo nei sentimenti più profondi di un uomo, l’amore, l’amicizia, il dolore, il rancore, l’onore e quel vuoto esistenziale che alla fine accompagna un po’ tutti. È un viaggio nel lato oscuro della mente, una lenta discesa verso la follia e la solitudine.
Il conte Fabio Romani è l’ultimo rampollo di una delle famiglie più in vista della nobiltà partenopea. Uomo gaudente, ma oculato, fondamentalmente misogino, ha sempre preferito la compagnia degli amici, in special modo del pittore Guido Ferrari, a quella del gentile sesso. Ciò fino al suo incontro con la giovane Nina. Amore travolgente e un matrimonio felice con la nascita della piccola Stella. Tutto perfetto fino al diffondersi del colera. Per soccorrere un giovane fruttivendolo, il Conte entra in contatto con il morbo. Aiutato provvidenzialmente da un monaco, che gli somministra un infuso particolare, sopravvive alla morte anche se cade in uno stato di coma. Seppellito in fretta e furia nella cripta di famiglia, egli si risveglia terrorizzato ma riesce a fuggire – dopo una tremenda notte – tramite un passaggio nascosto creato nel mausoleo da alcuni banditi che avevano scelto la cappella dei Romani come luogo per nascondere il loro ricco bottino. Sino a qui troviamo la tematica della sepoltura prematura tanto cara al grande E.A. Poe e il tesoro nascosto di Dumas nel suo Conte di Montecristo.
Uscito di nuovo all’aria aperta, Guido si accorge che il suo aspetto è cambiato per via della malattia: il crine è divenuto canuto, e il suo viso è più smagrito. Vestiti i panni di un pescatore di coralli, il conte torna nottetempo alla sua villa e fa l’amara scoperta di un duplice tradimento! Così decide di vendicarsi e, impadronitosi del bottino trovato nella cripta di famiglia, si imbarca per la Sicilia.
Si farà crescere barba e capelli, coprirà i suoi occhi con un paio di occhialetti scuri, e tornerà a Napoli con l’identità di un anziano, burbero nababbo, il conte Cesare Oliva. Da qui partirà la sua scalata nel gota partenopeo che lo porterà ad avvicinarsi alla moglie e a Guido mentre intanto prepara la sua rivincita.
Il conte Oliva è una sorta di oscuro Montecristo, soggetto di alcune vicissitudini che ritroveremo anni dopo, nel 1904, in uno dei capolavori di Pirandello "Il fu Mattia Pascal":una finta morte, un alias più che mai attivo. Soltanto che Cesare Oliva sarà in parte più fortunato, nelle sue rivalse, di Adriano Meis. C’è anche un richiamo all’Odissea, alla scena del cane Argo, quando esso stanco e malato riconosce il padrone Ulisse, solo che qui il cane è un giovane collie scozzese di nome Wyvis.
Un libro, come dicevamo, che per tutte le sue sfaccettature  sarebbe riduttivo definire unicamente come gotico. È vero alcune ambientazioni del romanzo – specie la parte del risveglio e la scena finale – hanno quel loro senso macabro ma ci sono punti anche di forte impatto emotivo. Uno per tutti il commovente dialogo padre e figlia al capezzale della piccola Stella che non lascerà impassibile neanche i cuori più coriacei. Forse c’è una sola parte di grande fantasia e romantica ossia la venuta a Napoli nei quartieri popolani di Umberto I di Savoia. Soprattutto il suo atteggiamento paterno nei confronti di un giovane del volgo partenopeo. Poco adatto per un re che, storicamente, fece sparare col cannone su una folla inerme che chiedeva “pane e farina”…
La parte finale del racconto lascerà molto su cui riflettere.

Editore: Gargoyle Books
Autore: Marie Corelli
Titolo: “Vendetta”
Prezzo: 15,00 euro
Pagg.: 345

Vito Tripi
Vito Tripi
Vito Tripi collabora con l’Agenzia Stampa Deigma Comunicazioni specializzata in uffici stampa culturali, religiosi, sociali e tecnico-scentifici, con le Riviste “Charta Minuta” e “Storia del ‘900” “L’idea il giornale di pensiero” Dal settembre 2007 è opinionista cinematografico per l’emittente TeleVita nel programma “Lungometraggio” Ha curato la Rubrica Cinema e Libri per il periodico on-line www.nannimagazine.it Cura la Rubrica d’arte “Gallerie Romane” per la radio Vaticana nel programma “Attualità della Chiesa di Roma” Cura la Rubrica Arte&Libri per il mensile “Il Giornale del Lazio” Curatore della manifestazione letteraria “Genius Loci” presso la Facoltà di Lettere dell’Università di Tor Verga

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