Mette una mano in tasca e cerca le sigarette, ne tira fuori una senza nemmeno estrarre completamente il pacchetto. Camminate in fretta senza parlare, passi lunghi e svelti. All’improvviso si ferma, appoggia la schiena ad una saracinesca chiusa, le mani in tasca e la sigaretta che pende dal lato destro della bocca esalando un filo ondulato di fumo.
«Che succede?»
Lei alza un poco le spalle con un’espressione imbronciata e nemmeno ti guarda.
«Penso a noi. A quello che eravamo. A quello che siamo.»
Le passi una mano tra i capelli come un padre alla propria figlia il primo giorno di scuola, una carezza di rito.
«Non pensarci dai. Che ti frega?»
«No. Prova a farlo anche tu, solo un attimo. Guarda. Guarda come siamo cambiati.»
«Siamo cambiati e allora? È la vita che ci cambia. Che hai?»
«Che ho? Faccio un confronto. Faccio un bilancio.»
«I bilanci non servono. Non puoi confrontare quello che eravamo in passato. Nemmeno quello che eravamo ieri, perché purtroppo quei due non ci sono più. Sfortunatamente.»
«Provaci, dai. Pensaci.»
«A cosa?»
«Pensa a noi.»
«Non ci riesco. Non mi viene.»
«Allora prova a pensare a quello che saremo o che potremmo essere. Pensa a cosa succederà tra un anno, tra dieci.»
«Non so. Nessuno può dirlo.»
«Dove saremo? Saremo ancora felici? Più o meno di ieri, più o meno di adesso? Io a volte ci penso e non vedo una vecchiaia serena per noi due.»
«Beata te. Io per me non vedo neanche una vecchiaia.»
Stenta un sorriso di ghiaccio.
«Faccio ogni cosa possibile per rimanere a galla e riuscire a salvarci il culo.»
«Lo so, ci provo in tutti i modi anch’io.»
«Sì. Questo non posso negarlo. Ci stai provando anche tu. A modo tuo.»
«A modo mio? Certo, come dovrei provarci?»
Lei ti osserva di sbieco attraverso gli occhiali da sole, indossa due lenti a specchio, uno scudo impenetrabile per difendersi meglio dal mondo. Sembra stanca e arresa, un guerriero sfiancato da troppe battaglie.
La guardi e pensi a quando tutto era più semplice, più immediato, ogni cosa nasceva spontaneamente  dalla conclusione dell’altra. Allora era tutto diverso, anche il litigio o l’opinione discordante sui massimi sistemi. Era dolce la paura di smarrirsi, la tensione lieve che attraversava il bisogno forte di appartenersi e il tentativo di essere una doppia unicità, gli occhi negli occhi, le gambe intrecciate, il sudore dei corpi accaldati e stremati.
Voi come compagni fedeli oltre la morte, riflesso uno dell’altro. Voi metà perfettamente combacianti. Tutto era differente e un abisso separava il prima dall’oggi, il passato dal presente. Con l’indice della mano sinistra sistema gli occhiali scivolati sul naso mentre un pensiero ti attraversa il cervello, luccicante come un bisturi.  "Abbi cura di te, abbi cura di noi."

Guido Mazzolini
Guido Mazzolini
Nato a Cremona, da allora respiro nebbie fitte, afa padana e pianeggianti sensazioni. Mi esprimo come posso e come so, nello stesso modo che mi è stato concesso da un cinico fato. Scrivo parole convinto che l’espressione sia la magia donata agli esseri umani per potersi elevare e somigliare agli Dei. Non esistono punti fermi nel mio esistere, solo zattere di comprensione in balia di un oceano agitato e onde altissime che conducono, malgrado noi, verso lidi sconosciuti. Per questo credo nella parola espressa come valore supremo; ci credo perché la voglio fortemente mia, la sento scorrere nelle vene più del sangue, possiede un proprio odore inafferrabile ed evoca consapevolezze diverse, la posso toccare con mano, ingoiare e respirare ogni istante. Credo nel “linguaggio dell’inesprimibile”, nelle sensazioni e intuizioni che solo parole non convenzionalmente espresse riescono a palesare realmente. "Sono l’oscuro lato che nasconde la genesi più vera di me stesso." Ho scritto, mio malgrado: "L'Attimo e l'Essenza", "Diario di bordo", "Il passo del gambero", "Suoni", "La ragione degli alberi", "Un celeste divenire". "Destinati a direzioni diverse" è il mio ultimo figlio di carta.

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4 Commenti

  1. è proprio un piacere leggerti Guido e questo velo di malinconia nelle tue storie mi piace molto e lo trovo 'poeticamente realista'

  2. beh beh beh....grazie davvero. Il piacere è mio.

  3. bel racconto...e bello l'attimo che hai descritto...quell'attimo quando ti rendi conto che non è tutto magico, che le cose cambiano, e le relazioni anche ....

  4. il mondo cambia, le situazioni si evolvono o involvono... noi non siamo quelli che eravamo. Nel bene come nel male. E la magia dell'inizio, di ogni inizio lascia il posto a qualcosa che di magico ha ben poco. Molto realista. Già.


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