Un animale.

Implume ed apparentemente invertebrato,
come tu mi conosci,
pendo dalla tua nudità,
dai tuoi capezzoli di rosso miele,
dalle coppe dei tuoi seni.

Le mie pupille si dilatano
e accolgono come dischi di fuoco,
le briciole dei tuoi gesti –
le tue minuscole briciole di considerazione,
per questo miscredente piegato a giubilo
sulle muliebri forme che elargisci.

Magro, ha da essere ogni compenso,
che vien gettato a un’anima inquieta,
di vetro e girandole di trapezi
è il suo gioco colossale.

E il nome di tutti suoi inganni sai,
e ripassi a memoria,
componendo e ricomponendo,
le Sacre Scritture del suo sesso,
il limine convesso che un bacio insiste,
su di ogni sua arsa sponda.

Massimo Triolo
"Meglio regnare all'Inferno,che servire in Paradiso"

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3 Commenti

  1. trovo i tuoi versi...oscuri e belli

  2. mamma mia quanta passione arde fra le righe nascosta dietro ogni lettera...


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