Un animale.
Implume ed apparentemente invertebrato,
come tu mi conosci,
pendo dalla tua nudità,
dai tuoi capezzoli di rosso miele,
dalle coppe dei tuoi seni.
Le mie pupille si dilatano
e accolgono come dischi di fuoco,
le briciole dei tuoi gesti –
le tue minuscole briciole di considerazione,
per questo miscredente piegato a giubilo
sulle muliebri forme che elargisci.
Magro, ha da essere ogni compenso,
che vien gettato a un’anima inquieta,
di vetro e girandole di trapezi
è il suo gioco colossale.
E il nome di tutti suoi inganni sai,
e ripassi a memoria,
componendo e ricomponendo,
le Sacre Scritture del suo sesso,
il limine convesso che un bacio insiste,
su di ogni sua arsa sponda.
benvenuto Massimo!
trovo i tuoi versi...oscuri e belli
mamma mia quanta passione arde fra le righe nascosta dietro ogni lettera...