Voglio avere un tempo consumato.
Consumato, sì. Come le suole di chi ha osato camminare ma s'è permesso in realtà
di perdersi a volte solo dentro se stesso.
Non perché ha creduto migliore solo se stesso, no.
Ma anche perdersi in un altro è perdersi in sè, in realtà. Altrimenti non è autentico.
Voglio un tempo consumato di vita sana...vera.
Voglio stancarmi magnificamente di cose fatte per la gioia non solo mia, ma per la gioia del dare.
Pare stupido, lo so...ma quanta gioia mi da un sorriso sincero e spontaneo...
un condividere vero che nulla pretende e nulla toglie...ma si arricchisce nel darsi, nell'essere.
E chi se ne frega se non è di moda, se non è "in".
Sono una farfalla che brucia le sue ali per dire al mio fiore preferito "sei bello", magari.
Troppo veloce la vita per dedicarsi a cose finte.
Non ne ho nè il tempo nè la voglia.
Soprattutto quando penso a quante cose vere ci sono da realizzare.
Non "convenienti ma finte"...e quindi poi infelici...no.
Intendo cose vere, imperfette, squisitamente umane.
Le uniche davvero utili, secondo me. Utili nel senso di "preziose".
Voglio poter dire al mio giorno: "Te ne sei andato con un senso".
Il che a volte è solo un sorriso sbucato chissà da cosa, o un odore vero, un'altra pennellata mia...
perché la mia vita non è un quadro finto, una stampa, un falso d'autore.
Casomai una raccolta di istantanee.
Elena Condemi
(da "Appunti sparsi", una sera)
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