Faccio il conto delle aspirine che si possono ingerire in 48 ore ed il risultato è un numero intero a doppia cifra.
Stamattina me ne vorrei restare a letto, assediato da un raffreddore dalle caratteristiche aliene, ma so che questo non è possibile.
Tante, troppe le cose da fare.
Credo che l’abilità di una persona si misuri nella sua capacità di trasformare in felicità ogni quotidiana schiavitù.
Siamo tutti involontariamente schiavi delle centinaia di cose da definire ogni giorno.
Appuntamenti e decisioni che non puoi nè rimandare, nè delegare, ma solo affrontare con la giusta filosofia ed un paio di aspirine in tasca.
Dubbioso...
Ho il controllo, non ho il controllo, sono controllato? Forse tutto si riduce ad un mero problema di significato.
Stamattina sono talmente saturo di acido acetilsalicitico che faccio fatica anche a gestire pensieri semplici e banali, così mi limito a sottovalutarne ingenuamente la semplicità.
Credo d’illudermi che la mancanza di un controllo mi dia paradossalmente il completo controllo.
Pensare di poter capire senza pensare è una rara forma di intelligenza o su tratta di banale superbia?
E se stamattina mi ritrovo a peccare di superbia, allora perché fermarmi ad un unico peccato capitale.
Ma si...
Esageriamo...
Credo mi abbandonerò ironicamente anche alla gola ed all’avarizia, mangiando un bombolone caldo, inondandomi di crema pasticcera e rifiutandomi di dividerlo con chiunque.
La gola, l’avarizia e la superbia oggi sono faccende che riguardano solo me. Magari riesco a guadagnarmi l’inferno in tre mosse.
Scacco matto blasfemo.
Confesso che ci sono cose in cui non ho mai creduto e cose in cui non credo più e non posso che perorare la loro inesistenza.
Nelle religioni tutto appare talmente in contraddizione da confondersi e scomparire, cosa che invece questo raffreddore infernale sembra proprio non aver intenzione di fare.
Vuol dire che un giorno andrò a visionare la scatola nera della mia vita per rendermi conto di “cosa”, e "perchè" è successo “cosa”, nel momento stesso in cui tutto succedeva.
Oggi mi sento cinico e baro e se potessi apporrei una etichetta su ogni mio singolo pensiero, in modo da poterlo riconoscere tra tanti dubbi e frasi buttate lì come sputi, come tanti piccole emicranie di idee ossidate da ripulire e grattare.
Un pensiero lucido dove finalmente specchiarmi.
Il sole oggi continua a non lasciare una decente traccia di sè e, mentre un campanile imburrato si nutre ancora della mia pazienza, lascio che un'altra aspirina si sciolga zigzagando nell'acqua.
Tutte capriole di pregiudizi impazziti, immagini ossigenate e chiodi sbilenchi da strappare via dalla testa al primo sorso.
Bevo.
Trasudo dimenticanze.
Forse non ho ancora imparato la lezione.
Forse...
anche io voglio visionare la mia scatola nera...
Sai cosa mi piace del tuo modo di scrivere..di comunicare?
Che ogni frase vive di vita sua..la puoi estrapolare e farne un aforisma..un pensiero..un concetto..
oppure lasciare nel suo contesto a formare il tessuto..la trama del racconto..
Cin Cin..
Pensa che è una delle cose che mi hanno più criticato. Invece a me piace tantissimo, è come se ogni pensiero fosse riciclabile e legato all'altro da una pausa di riflessione.
Gian