Dialogo con il destino /2

Racconti Gianluca Marcucci

La morte è l'unica cosa che riesce a spaventarmi. La detesto perché oggi si può sopravvivere a tutto tranne che a lei. La morte e la volgarità sono le uniche due realtà che il diciannovesimo secolo non è riuscito a spiegare. (Oscar Wilde)

Un pensiero buio illumina le torri di un un castello costruito in aria.
Un improbabile sogno ancora in fase di lavorazione.
Una idea non edificabile difficile da condonare.
Chiudo gli occhi e mi accorgo che qualcuno è venuto a farmi visita.

G: "Chi sei? Ci conosciamo vero? Ti ho già incontrato altrove e non è passato troppo tempo da quel giorno."
D: "Non sbagli. Sono il destino nella sue veste peggiore. Sono l'eterno presente. Sono la morte."

Rido.
Poi sorrido.
O forse è solo l'incosciente effetto di una contrazione facciale.
L'espressione contraffatta di un neonato che regala ai genitori la speranza che si tratti davvero di un sorriso.
Fisso con gli occhi una figura e la vedo confondersi con la sua ombra.
Mi prendo per mano.
Rimango incautamente tranquillo anzi, sogno semplicemente di esserlo.

G: "Sei nel mio sogno!
Com'è da queste parti?
Hai perduto la strada o è semplice curiosità?
Ti inviterei a conoscere meglio il mio dubbioso universo, ma nella mia testa oggi è troppo freddo per le passeggiate.
Ti stancheresti nel giro di pochi passi.
Non ti ho mai visto fare sport se non una improbabile partita a scacchi in un meraviglioso film di Bergman.
Gradisci un caffellatte? Un bombolone? Quì fa troppo freddo anche per la solita colazione al bar.
E poi adesso avrei difficoltà a farti sedere senza l'aiuto di altre possenti braccia oltre le mie.
Sai, il peso della morte è difficile da sopportare."

Il paesaggio intorno ora sembra mutare.
Niente castelli, ma una spiaggia.
Un tramonto pastello che si diverte a nascondere le minuziose sfumature di grigio di un volto pallido.
Una sagoma nera che si pone tra me ed un indisciplinato orizzonte.
Mi rendo conto di avere incontrato il destino proprio percorrendo la strada per evitarlo, ma ho già vissuto questa scena.

D:"Sono qui per te ed allo stesso tempo non lo sono. Ricordi il nostro primo incontro?
Ti avevo detto che sarebbe arrivato il momento in cui mi avresti reso il favore.
Ebbene, sono venuto a riscuotere quello che mi spetta."

Il destino fa qualche passo verso la riva calpestando la sua malinconia latente.
Senza inciampare percorre quelli che per me sarebbero due o tre isolati, ma che in realtà per lui rappresentano solo pochi metri.
Approfitto di un rumoroso silenzio.
Raccolgo sensazioni.
Assorbo tutte le informazioni possibili che i miei sensi sono in grado di fornire.
Continuo ad ascoltare.

D: "Comprendo perfettamente come possa essere difficile per te il processo di assimilazione della realtà che ti circonda ora.
Come potrei biasimarti. Non esiste uomo, animale, pianta o cosa che sia giunto a contatto con me e possa raccontarne la storia.
In qualche angolo di questo sottile labirinto che è la vita c'è sempre un destino che non ti aspetti ed un nessuno che può indicarti la via d'uscita.
Accadde ieri.
Accadrà domani.
Di cosa vuoi che ti parli?
Della morte?
Si comincia a morire quando si nasce, e la morte in fondo guarisce tutti i mali.
Comunque tranquillizzati. Non sono qui per fare di te un ricordo, ti sto solo chiedendo un favore.
Vuoi metterti in gioco?
Per quanto detesti giocare, in questo momento non sto facendo altro che mettermi io stesso in gioco lasciando che tu possa raccontarlo.
Gioca con me.
Scrivi e descrivi tutto.
Non ti chiedo di dipingere, ma di scegliere la cornice.
Scrivi perché il nostro presente non rimanga orfano di un passato ed un futuro.
Scrivi perché tutto questo niente abbia comunque un senso da dare.
Scrivi perché questa storia abbia comunque una possibilità."

Scoppio in una fragorosa risata e vedo il destino mutare la sua inespressione.

G: "Tu che chiedi un favore a me?
Tu che puoi variare il punto di vista dell'esistenza?
Tu che puoi afferrare il sapere anche partendo da una fragile illusione?
Tu che fai del sapere stesso, la tua essenza reale.
Tu?
Chiedi a me un favore?
Non posso fare a meno di ridere.
Vuoi sapere quello che penso?
Penso che in fondo in quel labirinto ci sia sempre una via d'uscita, anche per te."

Continuo a guardare il mio sogno seduto in una fila di comode poltrone. La morte è alla fila più avanti.
Mentre nell'altra realtà il ricamo del cuscino sta lasciando segni delebili sul dorso del mio collo, in questa virtualità il destino parla ed io continuo a prestargli attenzione.

D: "Caro uomo. Il mio è un mero problema letterario.
Dipingo il destino delle persone, ma non mi è concesso scrivere, leggere o descrivere.
Ti è chiaro ora?
Puoi aiutarmi?
Sei la mia formula magica imperfetta.
La mia unica speranza che questo mio goffo tentativo si trasformi finalmente in magia.
Ricomincia a scrivere.
Fallo ora."

Mentre all'orizzonte la luce si divide tra alba e tramonto, io mi fermo a guardare uno scarafaggio che, nel supremo tentativo di scavalcare una pietruzza sulla sabbia, sembra volermi dire: "Dai, è solo questione di concentrazione!".
Provo ad essere sicuro di me, ma sono di nuovo solo.
Penso a che cosa è fantasia e cosa non lo è.
Accendo il mio iphone. Inizio a palpeggiare lo schermo saltellando tra un dito e l'altro. Nervosamente.
Accadde ieri.
Accadrà domani.
Se ora mi prestate i pensieri magari ci gioco un po' e lo farò sperando di non dimenticare mai le cose che ho scritto in questi ultimi 12 mesi.

Gianluca Marcucci
Gianluca Marcucci
L'anno di nascita è un enigma: Il numero degli sbarcati con Garibaldi, moltiplicato i figli della Lojelo, sottratti gli apostoli, moltiplicato il modello della fiat più venduto nella storia, sottratta la maggiore età, per il numero dei moschettieri, diviso i punti cardinali. Romano di nascita, piemontese di adozione, imprenditore per passione, giornalista per definizione e scrittore per gioco. Dicono che sia un professionista del poker, ma la mia vittoria piu' grande è alta circa un metro, fa qualche capriccio e quando sorride mi trasforma in Peter Pan... //poker.sportmediaset.it/wpmu/

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