Era notte quando mi dissero di scendere.

Nonostante le distanza, potevo intravedere i bagliori della città e, in qualche modo, assaporarne il timido calore:  strade, semafori, locali notturni, balconi sfiorati dalla tenue luce di lampadari e candelabri gelosamente custoditi in piccoli appartamenti sparsi lungo le vie di quel grande organismo vivente
che era la metropoli.
Un organismo che la luce del giorno rendeva ottuso ma che la notte riportava ad una silente realtà fatta di sbadigli e oniriche illusioni.
Poche ore di sospensione e tutto si sarebbe rimesso in moto.

Lungo il percorso mi resi conto di non avere scelta, di non poter pensare o agire in maniera diversa da quella che era stata programmata e mi si era imposta.
Mi muovevo, sentivo il vento, il gelo delle nuvole: insomma, vivevo e non sapevo il perchè.

La legge di causalità mi faceva pensare all'esistenza di un principio ordinatore, primigenio... ma al tempo stesso mi rendevo conto che l'assenza di un protocollo di comunicazione condiviso non era un atto logico, un atto sensato.
Se voglio comunicare le mie intenzioni o aneliti ad un altro essere, devo necessariamente ricercare un idioma comune, un qualche ponte che mi consenta il dialogo: quali pretese possono quindi avere gli dèi?
Come possiamo noi deluderli o compiacerli se non sappiamo nulla delle loro intenzioni?
Chi ha i mezzi non dovrebbe forse sforzarsi di venire incontro ai più deboli o a chi si ritrova in condizione di inferiorità?

Queste ed altre riflessioni mi tennero compagnia per buona parte del viaggio così che quasi non mi accorsi essere arrivata a destinazione.
L'asfalto pose una brusca fine al mio soliloquio.

Era notte quando mi dissero di scendere, assieme alle mie compagne.
Ero una semplice goccia di pioggia, una come tante.

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Si prende un lasso di tempo congruo, lo si spezza fino a ridurlo alle dimensioni dell'istante. Lo si rivive a freddo. Poi si va oltre.

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11 Commenti

  1. ... chi non è metereopatico alzi la mano! Io ormai lo sono diventato... honoris causa!:))) Grazie Mariella, un abbraccio 🙂

  2. "Chi ha i mezzi non dovrebbe forse sfor­zarsi di venire incon­tro ai più deboli o a chi si ritrova in con­di­zione di inferiorità?" disse la goccia prima di schiantarsi sull'asfalto sterile....

  3. ... esatto Alpexex 😉 A differenza dei prati (l'acqua piovana è portatrice di nutrimento per flora e fauna), l'asfalto
    è decisamente più refrattario: ci manca solo l'acqua planning... e a danno si aggiunge danno (>_<)

    Un saluto 🙂

  4. ..e l'ultima goccia disse.."Aspettatemi.. stronze !!"
    ;-))
    Quante volte ci mettiamo in movimento senza sapere perchè.. almeno le gocce di pioggia scendendo hanno una loro spiegazione fisica.. una loro utilità..
    noi invece.. perchè viviamo..?
    Ciao Signal..piacere di averti conosciuto.. Alla prossima !!

  5. Ciao. Non capisco la vostra lingua. tradurre con google. Spero che
    capire qualcosa.
    Era notte. Quella storia, l'ispirazione, va bene. Mi piace. Se sei
    Ho scritto questo?

    Hola. no entiendo tu idioma. traduzco con google. Espero que
    entienda, algo.
    Era de noche. Ese relato, esa inspiracion, esta bien. Me gusta.
    ¿Es de usted la que lo escribio?


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