Migrano le rondini, vanno
e nessuno discute o le ferma.
Sobbalzi di nero velluto, volano,
varcano impotenti frontiere,
abbandonano i tetti quando
sarebbe tempo, altrimenti,
di morire.
Partono, attraversano
mari e montagne, curvano,
affrontano improvvise tempeste
come angeli contro dragoni,
ritrovano valli di sole quando
è la vita a chiamarle
al riparo.
Migrano gli uomini, in gruppo,
viaggiano donne, germogli,
vite nascenti, affrontano chiuse,
con i sogni cuciti nel fodero
con gli occhi affacciati sul bordo
ché meglio la morte di quello
a cui sfuggono.
Monadi amareggiate sfidano
le aurore con nei fianchi
gli alfabeti, flussi di memorie,
maree di caduche braccia
agitate nella danza
per la sopravvivenza.
Mentre rondini sorvolano umani,
mentre si allungano le ombre
come organi tra terra e cielo,
c’è chi alza i muri e impone
sgomberi in quest’ultima,
arroccata, stagione.
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