di Vito Tripi

Una volta Ambrogio Fogar, in una delle sue ultime interviste, disse “I ricordi possono essere trampolini o trappole. L’importante è uscire dalla trappola e spiccare il volo dal trampolino”. Ed è proprio sull’onda dei ricordi è sull’importanza della memoria, che spesso ahinoi è duttile come la cera, che si sviluppa l’ultimo è interessantissimo romanzo di Riccardo D’Anna dal titolo Falso Movimento edito dalla Memori.

Un libro che colpisce già dal titolo, che ricorda il film di Wenders, come dalla copertina in cui si vede la camicia insanguinata di JFK, usata come prova dall’FBI, che egli indossava il giorno del suo assassinio a Dallas il 22 novembre del ’63.

Tutto inizia con Anthony John Scotti, detto Scottie, italoamericano di seconda generazione uomo dell’esercito e dei servizi segreti che dopo tanti anni passati ad ingoiare male, male necessario per il bene della Nazione, si ritrova solo nella sua bella casa in Florida. Ed è qui che attende il suo ospite Michele, un affermato dentista che è in America per seguire un congresso. Quest’ultimo rimasto bloccato in aeroporto dopo l’attentato delle Twin Towers prima di fare un salto a Disneyworld decide di passare a trovare questo lontano parente della moglie che aveva incontrato molti anni prima in Sardegna.

L’uomo lo accoglie con garbo e vuole raccontargli una storie, che poi sono tante storie, ed è quella della sua vita. Una vita nell’ombra e piena di ombre. Non sarà un dialogo idilliaco visto che Scottie tiene sotto tiro Michele con una pistola. Così il nostro racconto si trasforma diventa una storia raccontata tra una prima e terza persona che alla fine si sovrappongono. E’ un affresco di quasi quarant’anni di vita. Si parte dalla morte di Kennedy, di Martin Luther King sino all’11 settembre ma in mezzo a questo avvenimenti epocali vediamo lo svolgersi della vita di un giovane che ha vissuto quei fatidici Anni di Piombo. Di giovani che affollavano le piazze che volevano cambiare il mondo e che alla fine sono stati cambiati dal mondo. Di tutti quelli che sono rimasti delusi dal grande bluff del ’68 e che hanno visto con gli anni snaturalizzare e svendere i propri ideali. Di quei ragazzi che potevano essere rossi o neri ma che almeno credevano in qualcosa.

D’Anna come sempre ci accompagna per mano in percorsi letterari intimisti con una delicatezza stilistica che tanto serve alla nostra letteratura. Dipinge grandi pagine di intimismo specie nella descrizione del rapporto di Michele col padre e della sua passione calcistica per il Cagliari. Soprattutto non fa un distinguo tra destri o sinistri, nessuno era migliore di un altro, i morti di quegli anni non volevano meno o di più se da una parte o dall’altra. Un messaggio importante specie adesso quando in una città come Roma si vogliono impedire manifestazione per ricordare chi è caduto in quegli anni o si iniziano querelle inutili su a chi intitolare una Via o meno. Probabilmente il girotondino Nanni Moretti non amerà questo libro poiché nel suo Ecce Bombo alla frase “Rossi e Neri sono uguali” disse “Che siamo in un film di Alberto Sordi?! Ve lo meritate Alberto Sordi!” D’Anna, che è uomo di grande cultura e grande umanità, ci fa capire che non è importante la bandiera, la tessera di partito o le ideologie ma le persone. L’amicizia del protagonista con Marco ragazzo del Fronte, personaggio che avrei potuto essere io qualora fossi vissuto in quegli anni, dimostra la grandezza delle persone al di fuori degli schieramenti. L’autore ci parla anche di televisione con i serial televisivi come Happy Days, o di ciclismo con Pantani ci parla di come era la vita dell’uomo comune in quegli anni convulsi. Ma soprattutto è un ricordo per tutte quelle persone che in quel periodo persero la vita chi per un motivo chi per un altro. Commissari, carabinieri, operai, sindacalisti, giornalisti, magistrati ma prima di ogni altra cosa padri, fratelli, figli, mariti, persone con una loro vita e con degli affetti a cui sono stati tolti troppo violentemente e troppo in fretta. Persone che se potessero parlare e si chiedesse loro “Perché siete morti?” loro risponderebbero “Non lo so” o peggio “Per niente”.

Il libro, che ha un finale un po’ alla Sesto Senso, è indubbiamente molto sentito e molto vissuto, lo stesso autore nei suoi Titoli di Coda, afferma che esso è nato dopo un lutto. Falso movimento, è un tour nella nostra memoria un viaggio in tram in una Roma che forse ormai non esiste più se non nei ricordi di chi l’ha vissuta. Ma soprattutto un monito memento mementote “ricordati di ricordare”.

 

 

 

EDITORE: Memori

PREZZO: € 12,00

PAG: 117

Vito Tripi
Vito Tripi
Vito Tripi collabora con l’Agenzia Stampa Deigma Comunicazioni specializzata in uffici stampa culturali, religiosi, sociali e tecnico-scentifici, con le Riviste “Charta Minuta” e “Storia del ‘900” “L’idea il giornale di pensiero” Dal settembre 2007 è opinionista cinematografico per l’emittente TeleVita nel programma “Lungometraggio” Ha curato la Rubrica Cinema e Libri per il periodico on-line www.nannimagazine.it Cura la Rubrica d’arte “Gallerie Romane” per la radio Vaticana nel programma “Attualità della Chiesa di Roma” Cura la Rubrica Arte&Libri per il mensile “Il Giornale del Lazio” Curatore della manifestazione letteraria “Genius Loci” presso la Facoltà di Lettere dell’Università di Tor Verga

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2 Commenti

  1. Come oghni volta che leggo le tue recensioni penso che quando passo in libreria devo prendere il libro... e così anche questo va nella lista degli acquisti... magari per il mio compleanno. Grazie Vito

    • Non conoscevo il libro ma la tua recensione mi ha colpita positivamente. Andrò ad acquistarlo e vedremo se, dopo averlo letto, ho fatto la scelta giusta!.


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